Venerdì, 21 Luglio 2017 00:00

The Chosen: cinema e propaganda, tra Trockij e Mercader

Scritto da
Vota questo articolo
(1 Vota)

La comunicazione è propaganda.

Certo, scritta in questo modo, risulta evidente che sia un pensiero forse un po’ troppo avventato. Nondimeno, in vari aspetti della vita pubblica, quando comunichiamo con chicchessia, stiamo cercando di convincere gli altri che il nostro pensiero, non il loro, sia quello giusto. Se dovessimo avere delle ottime idee, non si vedrebbe nessun motivo valido per non puntare su un discorso a tesi, partigiano, selettivo di cose da dire e da nascondere.

L’onestà intellettuale è l’alibi dei deboli, di chi non ha il coraggio di combattere per le proprie idee. La propaganda è comunicazione, anche per un altro motivo: cela la spiegazione reale di un’ideologia, un sistema politico, e per questa viene spesso usata nell’industria della cultura. La possiamo trovare in film riusciti o meno, in pellicole d’autore e di puro intrattenimento. Sempre presente, attiva, anche quando par che non ve ne sia traccia. Questa è una cosa negativa o positiva? Entrambe. Non è una questione di appartenenza ideologica (ho visto film lontani dalle mie idee che trovo meravigliosi) ma del come essa viene inserita e dal messaggio che veicola.

Prendiamo questa pellicola: The Chosen. Una produzione anglo-spagnola, la potete trovare su Netflix. Un buon prodotto medio del cinema europeo: spettacolare, godibile, dura quasi due ore ma passano veloci. Sicché potremmo concludere con un voto positivo, dire: “ che bel film!” Potremmo se fossimo trozkisti dalla bocca buona, o liberali - sia conservatori che democratici- oppure potremmo veder questo film, per quello che è l’unico vero motivo di visione: assistere a una perfetta opera di propaganda del nostro “nemico”.

Il regista Antonio Chavarrìas, mette in scena una delle pagine più controverse della storia comunista; l’esecuzione di Trockij da parte del compagno rivoluzionario Ramon Mercader. Epilogo di una lotta interna al comunismo che parte venti anni prima, e di cui sarebbe meglio parlarne in altra sede, non in questo articolo, proprio per la complessità di argomenti e la delicatezza della situazione. Possiamo dire che i trozkisti non sono proprio quelle vittime innocenti, che il loro leader tanto aveva una mente brillante, quanto era del tutto inadatto a portare a termine qualsiasi tipo di rivoluzione. Che la Quarta Internazionale è rimasta su carta, realizzata male, per tanti motivi. Di fatto un certo anti-stalinismo a cuor leggero, tipico della nostra cultura politica, ripreso dal revisionismo del 1956, non giova a una serena analisi di quei fatti e quei tempi. Per cui si sarebbe richiesto un atteggiamento documentaristico e documentato, mentre il film decide di buttare tutto sullo spettacolo e su quella piaga di ogni tipo di comunicazione, che è: la semplificazione.

Qui entra in gioco la propaganda liberale. Nei film occidentali e dei loro alleati si prende sempre come esempio la figura romantica e utopistica del dissidente. Non si analizza mai troppo il suo pensiero, ma lo si mostra possibilmente a tavola, circondato da persone amabili, che tra un bicchiere di vino e l’altro, si lanciano in slogan: tanto forti e rivoluzionari, quanto fragili e inconsistenti nella pratica. La figura di Trockji in questo film è quella di un vecchio nonno circondato da giovani che pendono dalle sue labbra, ma raramente sentiremo costoro parlare di politica. Perché agli autori del film non interessa dar voce alla Quarta Internazionale, piuttosto sono interessati ad usare dei “comunisti buoni” contro il comunismo stesso. Quello che in quei tempi, pur con errori e tragedie che io sento parte integrante della mia storia e per cui non chiederò venia a nessun mentecatto democratico o destroso, formava una nuova realtà, un mondo rivoluzionario e che per questo si difendeva con rigore assoluto. Certo con pagine anche vergognose, ma legate alla risposta che si doveva dar a molteplici nemici: esterni ed interni. Non giustifica gli errori, ma ci aiuta a portare avanti una vera riflessione.

Quindi, la lezione è questa: il comunismo è una lodevole utopia, comprensibile, ma non realizzabile. Tanto che si mostra la totale inadeguatezza della struttura trozkista. Partendo dal fatto che la segretaria del capo, confessa subito al suo spasimante per chi lavora e dove si trova Leon Davidovic.

Involontariamente la pellicola mostra le falle del trockjismo, proprio per mettere in evidenza, non una riflessione politica, ma un avvertimento a tutti gli spettatori: a voi non serve il comunismo. Siete fortunati a vivere in un sistema democratico e liberale, colle nostre libertà di espressione, stampa, parola. Col comunismo o diventate come Ramon, un manipolatore assassino, o siete vittime dei vostri stessi compagni

I fatti in Siria, Venezuela, in tutte le parti del mondo che decidiamo essere nostri nemici, sono sottoposti allo stesso trattamento. La costruzione di nuove forme della lettura dei fatti, parlo di complottisti e debunker, porta a uno spostamento delle riflessioni sull’uso dell’informazione, eliminando del tutto il meccanismo complesso che porta alle masse le notizie.

Nella pellicola, questa propaganda anti comunista, viene mostrata attraverso l’ottusità assassina degli stalinisti, con immagini fatte apposta per indignare - l’uccisione del cane - la vacuità assoluta dei trockjisti. Però il tono, sopratutto per i secondi, è amichevole, paternalistico, e questo è ancora più pericoloso, per due motivi: da una parte pone il trozkismo come movimento anti comunista di sinistra, cosa anche vera ma che non viene espressa decentemente e la si confonde col spontaneismo anarchico, dall’altra impedisce una reazione ostile di fronte alla visione e a quello che lascia passare Si dirà: ”vabbè è anti comunista, ma è meglio di..” Altri film della stessa natura. In realtà se altre pellicole giocano a volto scoperto, qui si fa di peggio: si vuol convincere che il comunismo sia disumano e popolato da assassini, irrimediabilmente votato alla sconfitta, perché legato a idee e non prassi di lotta concrete. Il regime liberale sceglie non solo il governo, ma - da sempre- anche il terreno di lotta delle sue opposizioni. La storia del comunismo europeo, sopratutto dopo il 1989, colla sua presunta scomparsa, è legata a lotte estemporanee di opinione, testimonianza. Si sono svuotati i partiti e le ideologie, le risposte scientifiche e sociali, il marxismo e la nostra storia comune Per lotte legate ai soli diritti civii, perché piacciono ai liberali e danno a loro il patentino di politici e governi democratici, per quanto anche essi siano duri da applicare, ma mai quanto i diritti sociali legati al lavoro, alla salute, all’istruzione, alla casa.

Che di fatto vengono smantellati da quelle forze sociali e politiche che crederanno a una pellicola come The Chosen. Cioè che non si può cambiare il sistema attuale, le rivoluzioni sono cose orribili e i rivoluzionari o matti visionari o assassini Noi dobbiamo rifiutare questa propaganda e tornare a lottare per la conquista del cielo. Tanti sono i disperati, molte cose non funzionano, serve più che mai organizzazione, partito, e idee forti.

Serve il comunismo, non l’ipocrisia degli ambienti democratici, esposta chiaramente in codesta pellicola.

Ultima modifica il Venerdì, 21 Luglio 2017 10:56
Davide Viganò

Davide Viganò nasce a Monza il 24/07/1976: appassionato di cinema, letteratura, musica, collabora con alcune riviste on line, come per esempio: La Brigata Lolli. Ha all’attivo qualche collaborazione con scrittori indipendenti, e dei racconti pubblicati in raccolte di giovani e agguerriti narratori.

Rosso in una terra natia segnata da assolute tragedie come la Lega, comunista convinto. Senza nostalgie, ma ancor meno svendita di ideali e simboli. Sposato con Valentina, vive a Firenze da due anni

Devi effettuare il login per inviare commenti

Free Joomla! template by L.THEME

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti.