A lezione conclusa, Max si dirige nella toilette e un evento straordinario cambierà la sua vita, per sempre: scopre di poter riavvolgere il tempo. Quanto appena scritto potrebbe essere l’inizio di un qualunque film e, negli ultimi anni, l’inizio di una delle vostre serie televisive preferite. In realtà è la storia di un videogioco uscito in questa settimana su varie piattaforme, Life is Strange. Prodotto da una casa francese, Dontnod, e distribuito da Square Enix (per intenderci, la casa che sta creando il nuovo capitolo di Final Fantasy).
Ma questo prodotto, però, non è un normale videogioco, che viene venduto completo (e in un periodo storico in cui ci sommergono di contenuti aggiuntivi, sarebbe già una rivoluzione, ndr). Quello uscito in questa settimana, infatti, è solamente il primo episodio di sei, che verranno pubblicati nel giro di sei mesi. La longevità di ogni episodio, mediamente, sarà di due ore. Ricapitolando: Esce a puntate e ogni puntata dura circa due ore… Forse avete capito dove andremo a parare: la serialità tv entra con forza nel mondo videoludico. Andando in ordine, però, non è la prima volta ed Life is Strange è solamente l’ultimo, forse quello più avanzato (almeno da quello finora intravisto), lavoro di questo genere. E’ arrivato il momento, dunque, di andare con ordine.
Life is Strange è innanzitutto una avventura grafica. La storia delle avventure grafiche è vecchia quanto la storia videoludica, ma il primo a suscitare interesse particolare e con un ampio discreto (tanto da lasciare ai posteri termini tuttora in uso nella community dei videogiocatori come la bevanda Grog) fu Monkey Island, della casa di produzione Lucas Arts. Monkey Island nacque dal grande bisogno del suo creatore, Ron Gilbert, di raccontare storie. Bisogno che si collegò con la potenza del videogioco di poter interagire nella storia stessa. Fino al 2005, però, nessun’altra avventura grafica seppe bissare quel successo, fino quasi a scomparire come genere. In quell’anno un gruppo di ex dipendenti Lucas Arts riprenderà in mano il marchio di Monkey Island e, poco dopo, porterà a compimento altri progetti legati al mondo dei fumetti e poi delle serie televisive, che a partire dal 2004 incominciano a suscitare moltissimo interesse grazie anche al successo di Lost. Il piccolo studio di ex fuoriusciti Lucas Arts si chiama Telltale Games e creerà i videogiochi di serie televisive come The Game of Thrones o The Walking Dead. La genialità di questo gruppo è stata quella di non fare un unico videogioco, ma di trasportare la serialità nei loro lavori grafici. Quindi nel giro di pochi mesi la casa di produzione pubblica gli episodi, nel quale il giocatore o deve eseguire una azione determinata schiacciando un determinato tasto o fare delle scelte. Quest’ultime sono determinanti, perché a seconda della scelta non solo cambia il finale dell’episodio, ma queste scelte si ricollegano all’episodio successivo. In pratica, il gamer entra nella sceneggiatura della storia.
La politica di Telltale è, dunque, quella di ricreare le stesse atmosfere di una serie televisiva all’interno del suo prodotto. Ma Life is strange è diverso. Esso ha la grandissima particolarità di voler ricreare la stessa atmosfera con una storia originale, una storia di sua produzione e che non sfrutti il successo di prodotti noti al grande pubblco. Non è un caso che la casa francese sia la stessa che ha prodotto Remember me. Come Telltale produce la sua storia ad episodi e aggiunge citazione sia popolari che dotte, come in Monkey Island. Possiamo trovare sicuramente l’influenza di molte serie tv come Dawson’s Creek, ma possiamo anche trovare nei dialoghi una citazione di John Lennon o scoprire che il primo selfie fu fatto da un pittore francese con il suo pennello guardandosi alla specchio. Ad amalgamare il tutto troviamo una storia ben strutturata, commuovente. Il giocatore può fare ben poco, ma ogni azione comporta una reazione nel proseguo della storia. Un ulteriore particolarità è proprio il potere di Max: se si pensa di aver sbagliato la scelta, premendo un tasto dorsale, è possibile tornare indietro nell’istante precedente per poter cambiare il corso degli eventi. Ci sono scelte principali, ma anche scelte secondarie che come le prime possono far cambiare i rapporti fra i personaggi su schermo. A suggellare il tutto, come nelle migliori fiction d’oltremanica, le musiche: particolari, accattivanti e che si baciano perfettamente con la storia a schermo, alimentando ulteriori momenti di empatia.
Di Life is strange possiamo trovare davvero pochissime cose a sfavore: la mancata localizzazione italiana che costringe l’utente a conoscere molto bene non solo l’inglese ma anche vari slang giovanili e la mancata sincronizzazione tra audio e movimento delle labbra. Ma entrambe possono benissimo essere perdonate in quanto tutto il lavoro è stato prodotto a bassissimo costo (e venduto a prezzi altrettanto bassi) e, come nelle storie televisive, il doppiaggio viene fatto a lavoro concluso o, come sta succedendo nel momento in cui uscirà questo articolo, una fan base sta già traducendo i dialoghi con i sottotitoli. E questo elemento fa pensare, e non poco: si parla spesso di commistioni fra vari generi e vari medium. Monkey Island, come detto precedentemente, voleva raccontare una storia, come se fosse un film. All’epoca erano soprattutto o forse solamente i film ad avere il ruolo di offrire emozioni a chi comprava un biglietto del cinema. Oggi invece il pubblico tende ad ottenere sensazioni emotive non solo dal cinema, ma anche da altri medium come il fumetto, le serie tv e, infine, anche i videogiochi. Quella che stiamo vivendo oggi è proprio una simbiosi che riguarda non solo le storie, ma è una simbiosi che riguarda anche il modo di proporre questa storia al pubblico. La serialità entra gioco forza nelle avventure grafiche ed ha innovato un genere che stava per diventare desueto; nello stesso tempo i videogiochi sono fonte di ispirazione per il cinema, sempre più a corto di idee innovative e sarebbe possibile fare ulteriori esempi di scambi reciproci che evitiamo. Quello che non possiamo evitare di fare è dare un giudizio più che positivo a questo lavoro, proprio perché rappresenta un ottimo passo in avanti per il genere.
In conclusione, è pienamente soddisfacente il lavoro grafico di “Life is strange” che insieme alle musiche riesce perfettamente a coinvolgerci nella storia. In attesa del prossimo episodio…
Life is Strange Versione provata Xbox One voto 9