Mercoledì, 18 Aprile 2018 00:00

Alcuni spunti per una discussione a sinistra

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Alcuni spunti per una discussione a sinistra

Dopo tante analisi, dopo tante discussioni, dopo tante accuse alla ricerca di colpevoli senza alcuna autocritica, ci ritroviamo di nuovo a commentare una sconfitta elettorale che sconvolge l'assetto del paese: la sinistra in Italia non esiste nelle testa e nel cuore degli italiani. Se anni fa il problema riguardava la cosiddetta sinistra radicale, oggi coinvolge anche il Partito Democratico.

Uscendo dai nostri confini, troviamo una polveriera di opinioni e analisi forse più complesse e degne di nota, ma che nella sostanza certifica una atomizzazione del nostro mondo di riferimento. In Europa stiamo arrivando ad una esplosione delle famiglie europee, quelle che cui noi stessi misuriamo la sicura o la mancata adesione ad un progetto per le elezioni europee. A certificarlo, qualche giorno fa, L'eurodeputato Sergio Cofferati in un'intervista a Il Manifesto. Nella famiglia socialista troviamo un gruppo che verrà nettamente ridimensionato sia per un consenso sempre più marginale nei paesi d'origine sia per la fuoriuscita del gruppo laburista inglese come conseguenza del Brexit. Nella Sinistra Europea troviamo Alexis Tsipras e Syriza, il movimento transnazionale dell'ex ministro greco Varoufakis e infine il progetto di Podemos con il movimento di Mélenchon e il Blocco di sinistra portoghese. In America latina, quella dove negli anni 2000 cresceva quello che poi si chiamerà "socialismo del XXI secolo", assistiamo ad una feroce controffensiva dei gruppi liberali. In questo momento è sotto la lente della nostra osservazione il Brasile, dove assistiamo prima ad omicidi politici e in seguito l'uso della giustizia per impedire a Lula di presentarsi alle elezioni presidenziali.

Spiegato brevemente il contesto internazionale e riprendendo invece quello nazionale, nessuna forza a sinistra del PD ottiene voti di dissenso di massa dal partito di Matteo Renzi. Come se PD, LeU e PaP fossero pronti a giocare una partita senza accorgersi che il campo di gioco è sbagliato. Nel campo corretto, la parte del paese maggiormente imbarbarito ha votato Lega mentre la parte che vuole un netto cambiamento vota Movimento 5 Stelle. La sinistra perde nettamente man mano che esce dal centro geografico: buoni risultati nei centri di Milano, Torino, Roma; pessimi nelle periferie e nelle province. La sinistra perde anche nel voto giovanile, perde il voto del suo zoccolo duro, quello delle "regioni rosse". In questo breve articolo non voglio certamente entrare nel merito delle questioni delle singole liste di Potere al Popolo e Liberi e Uguali, ma occorre chiarire che in entrambi i casi si è perso il senso del limite e della decenza. Io non vedo problemi di leaders, problemi di tradimenti, problemi di incomprensione con il proprio popolo.

Per motivi personali sono stato al di fuori della vita politica per quasi due anni, salvo poi riprenderla dopo vari dubbi e vari tentennamenti. Quest'ultimi dovuti senza ombra di dubbio ad un unico motivo: le persone comuni non ci capiscono. Non capiscono cosa proponiamo, non capiscono come le proponiamo, non capiscono chi siamo e cosa vogliamo per il futuro del nostro paese. Spesso nei nostri dibattiti parliamo di Caio che nel 1998 ha fatto quello e questo, senza sapere che oggi i nati del 1998 votano. Di fronte ad un mercato del lavoro da una parte sempre più precario e dall'altra sempre più burocratizzato, la Sinistra non riesce a proporre idee forti. Durante questa campagna elettorale (pessima, non c'è alcun dubbio) solo un tema è riuscito ad entrare nella agenda dei media e delle persone: la gratuità dell'istruzione universitaria. Da molti tacciata come ennesima promessa elettorale, da altri subito corretta, giornali come il Sole 24 Ore o trasmissioni di approfondimento ne hanno discusso e infine salendo sui mezzi pubblici, dalla signora con i figli al figlio stesso. E questo mi ha fatto pensare che la Sinistra in Italia dovrebbe parlare meno di alleanze, meno di generici problemi ed entrare nello specifico delle questioni.

Non è facile, lo sappiamo. Posta come la pongo io, tra l'altro, odora di già detto. Ma tra il dire e il fare, c'è di mezzo il nostro risultato complessivo. Occorre dunque ripensare al nostro campo, capire dove migliorare e come farlo. Giulio Marcon nella prefazione del libro La sinistra che verrà pone l'accento sul lessico che noi utilizziamo. "Perché le parole contano. In questi anni l’ideologia neoliberista ha contaminato non solo percezioni e culture, ma anche le parole e il modo di esprimersi. Non ci sono più i cittadini, ma i consumatori; non più i diritti, ma i bisogni; non più il welfare, ma i mercati sociali; non più le prestazioni ospedaliere, ma i consumi sanitari; non più la proposta ma l’offerta politica; non più il mercato del lavoro, ma il mercato dei lavoratori. Abbiamo bisogno di decolonizzare l’immaginario e riconquistarci le parole che l’ideologia del mercato ci ha sottratto"1.

Altri, come il libro a cura di Samuele Mazzolini I giovani salveranno l'Italia, pongono l'accento anche sulla questione generazionale, seppur all'interno di un manifesto politico molto chiaro e su cui si può discutere "questo soggetto non può che partire dai giovani: sono loro a possedere la creatività più adatta a disegnarlo. Sono loro ad avvertire più gravemente gli effetti nefasti delle politiche liberiste e a essere meno protetti da un welfare che è stato progressivamente smantellato. Sono loro a non portare i germi di culture politiche ormai infeconde e piene di nostalgia".2

E da qui, nasce la mia proposta di discussione, per il futuro. La sinistra in Italia deve analizzare con calma questioni come Lavoro e sostegno al Reddito, Europa, Ecosostenibilità del sistema economico, Partecipazione democratica nel paese e nelle nostre strutture, Pace. Su questi temi abbiamo da sempre opinioni diverse, ma sempre su vecchie basi. Esempio lampante è la questione Decrescita: Serge Latouche, l'ideatore di questa corrente di pensiero, non usa più il suo termine. Decrescita è un termine fuorviante ed ora l'autore si focalizza sul termine a-crescita, ovvero togliere dal sistema economico l'utilizzo classico di crescita economica. Solo così possiamo rispondere in maniera efficace a chi continua a credere e prospera nella società dei consumi.

Un ripensamento di questo genere non lo può fare chi lo ha subito. 10 anni fa non era necessario, 5 anni fa era necessario, oggi è più che mai urgente. Una nuova cultura deve venire da nuove persone. Non necessariamente giovani iscritti di varie organizzazioni, bensì chi riesce a fare rete e comprendere punti di vista diversi e prova contatti empatici più che pietistici rispetto a ciò che accade al di fuori di noi. E infine agire, utilizzando metodi nuovi e più focalizzati, utilizzando anche metodi dei nostri avversari o nemici. Targetizziamo la nostra proposta, in poche parole. Nella speranza di aver acceso una discussione interessante, penso infine che non manca la sinistra nel Paese. Manca la sinistra utile e capace di risolvere i problemi o perlomeno di dare risposte adeguate ai suoi valori e alle sue capacità.

 


1 AA.VV.. La sinistra che verrà: Le parole chiave per cambiare, Minimum fax, 2018.

2 Mazzolini, Samuele. I giovani salveranno l'Italia, Imprimatur, 2018.

 

Immagine ripresa liberamente da pxhere.com

Ultima modifica il Martedì, 17 Aprile 2018 11:42
Giuliano Sdanghi

Nato a Roma, ma vivo a Bracciano dall'infanzia. Diplomato ragioniere, sono responsabile di varie realtà associative. Grazie allo studio del francese, i miei interessi si sono ampliati alla Francia, in ogni suo aspetto.

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