Per questo i comunisti hanno accettato l’importante e ponderata decisione di continuare il lavoro in Parlamento. Fare tutto, in modo da ridurre la miseria delle persone comuni. Il modo più facile sarebbe sbattere la porta e uscire dalla Berchovna Rada [il parlamento ucraino, lett. “Consiglio supremo” N.d.T.]. Siamo rimasti, e non abbiamo dubbi sul fatto che i comunisti abbiano agito correttamente.
2) Il Paese non ha visto tale attività del Parlamento per, probabilmente, dieci anni. Si approvano leggi su leggi, nessuno blocca la tribuna, il sistema della “Rada” funziona. Ma insieme a ciò si sollevano dei dubbi nella legittimità di tutte le leggi e i decreti. Lei è d’accordo?
Molti degli atti votati sono o politici, o, se mi è ammesso dirlo, politico-legali. Ma quando il sangue cominciò a zampillare, la cosa principale da decidere in quel momento era di impedire un’estrema escalation di violenza, e di evitare nuove vittime. Per questo in quelle circostanze era giusto ristabilire l’Atto di Costituzione del 2004, e per i deputati assumersi la responsabilità dell’accaduto. Ma noi non votammo i progetti di legge e i decreti, con i quali sostanzialmente non eravamo d’accordo, né votammo per assunzioni ad personam.
3) Pjotr Nikolaevich, L’Ucraina sta vivendo il momento forse più drammatico della sua storia recente. Volevo sentire i suoi giudizi sull’accaduto. E quante chance ci sono che la situazione si stabilizzi? In particolare, passerà il picco del caos?
“Drammatico” è un eufemismo. Questo è un periodo tragicissimo! Dai primissimi anni dell’indipendenza le battaglie politiche si sono evolute in odierne azioni di guerra, si è sparso del sangue, sono state uccise delle persone. Sotto una minaccia è venuta fuori l’integrità territoriale dell’Ucraina, la sua stessa esistenza come Nazione unica, indipendente, e sovrana. E questo ha comportato anche la minaccia alla prosperità, alla salute e alla vita di milioni di persone.
E non parlo dello sfacello economico e dell’assenza di coloro che non furono certo garanti sociali.
Gli eventi trascorsi hanno un carattere ambiguo. Il fatto che nelle proteste abbiano partecipato centinaia di migliaia di persone, la dice lunga sul profondissimo scontento del regime di Janukovich, che, incapace di governare il Paese, ha ingannato il popolo e non ha mantenuto nessuna delle promesse delle elezioni. Ogni atto del vecchio potere era mirato all’arricchimento di un ristretto gruppo di persone, detto la Famiglia.
Oltre a ciò, accadde, in maniera dimostrativa e provocatoria, che il figlio del presidente in un anno divenne miliardario. E tutto sullo sfondo di un totale impoverimento del popolo. La corruzione, il sopruso della casta, l’impossibilità di trovare equità nei giudici. Tutti questi fenomeni hanno portato ad una situazione semplicemente catastrofica.
Il potere è andato totalmente in bancarotta, e nel momento decisivo non ha potuto appoggiarsi a niente. I funzionari degli organi esecutivi nel giro di pochi mesi difendevano il quartiere ministeriale ed emanavano rigorosamente decreti che assegnavano loro la leadership. E poi li hanno traditi e lasciati. Tutti: il presidente, i ministri, i deputati “regionali”. Tuttavia bisogna dire che le proteste di massa non sono divenute un’opposizione di classe. Infatti questa schermaglia tra due piccoli gruppi della stessa classe sociale di sfruttatori sono della borghesia oligarchica.
Supponiamo che gli oligarchi dell’opposizione siano meglio degli oligarchi del Parlamento. Coloro che sfruttano meno i lavoratori, sfruttano di meno l’impoverimento della massa? In poche parole i clan dell’oligarchia “d’opposizione” e i loro partner esteri, che bramano i propri fini geopolitici, sono riusciti a canalizzare la protesta, a dirigerla in un canale necessario e in questa ondata compiere (chiameremo le cose con il loro nome) una rivolta nazionale. In realtà da entrambe le parti le persone muoiono non per i propri interessi, ma per gli interessi di quello o quell’altro oligarca.
Siamo forse arrivati al picco di destabilizzazione e di assenza di leggi? No. Finora sono stati solo fiorellini.
Non ci sarà né Lenin, né la metropolitana
4) Nei giorni scorsi in Ucraina sono state distrutte decine di monumenti di Lenin. Quando a dicembre dello scorso anno venne distrutto il monumento a Kiev, si scatenò una condanna addirittura da entrambe le opposizioni contrapposte. Ora questa ‘caduta dei Lenin’ è un evento comune. Cosa significa questa ondata di vandalismo?
In primis, la distruzione in massa di statue di Vladimir Il’ich Lenin caratterizza un’ideologia alla quale aderiscono quelle forze, che prima stavano in piazza [il termine usato, majdan, è ucraino N.d.T.], e ora hanno assunto il potere in Ucraina. Dalla lotta ai monumenti di Lenin sono già passati alla lotta ai monumenti dei soldati liberatori, che ripulirono l’Ucraina dalla peste marrone [si riferisce ai collaborazionisti durante l'occupazione nazista N.d.T.], mentre a Brody [città dell’Ucraina occidentale N.d.T.] hanno demolito il monumento del federmaresciallo Kutuzov.
Gli oltraggi si manifestano anche verso simboli altrui.
Poi il 23 febbraio a Fastov [città dell’Ucraina centrale N.d.T.] un gruppo di giovani nella piazza centrale della città ha tolto la Bandiera della Vittoria, e ha cominciato a pestarla. Purtroppo questi atti barbarici non sono sufficientemente valutati né dalla parte dei rappresentanti del nuovo governo, né dalla parte dei rappresentanti ufficiali dell’UE e degli USA, che hanno animato e sostenuto l’Evromajdan [il nome della rivolta in ucraino N.d.T.] in Ucraina.
I fascisti abbatterono le statue di Lenin quando entrarono nel territorio occupato, allo stesso modo fanno i loro seguaci ideologici. Questa davanti a noi è una palese dimostrazione dei metodi con i quali sono pronti a installare il proprio ordine (praticamente nazista) nel Paese.
È evidente che tali azioni non hanno nulla in comune né con i valori europei, né con la democrazia, né con i fondamenti elementari della morale umana. Nessuno si consulta con la massa di persone del luogo riguardo a quale statua lasciare in piedi, e quale no. Accade tutto in maniera orgiastica, per non dire terrorista. È un sopruso. È chiaro che provano a dimostrare chi è che comanda in casa, giustificando tutto ciò con la necessità di preservare l’integrità del Paese. Ma realmente queste azioni contribuiscono all’unità nazionale, quando, scusate le parole, sputano in faccia a milioni di cittadini ucraini, peraltro con aria di sfida?
Lei l’avrà sicuramente notato: ciò che già poco tempo fa causava la protesta anche fra i sostenitori della piazza (la distruzione della statua di Lenin a Kiev), che sembrava inconcepibile su scala nazionale, in poco tempo si è trasformata in routine. Ecco qualcosa di pericoloso, per non dire terribile! Voglio sottolineare una cosa: liberare l’Ucraina dalle statue di Lenin non servirà a nessuno. Perché i monumenti a Lenin sono lo DneproGES [una diga N.d.T.] e lo Juzhmash [azienda costruttrice di shuttle N.d.T.], i cantieri navali e le fabbriche di aerei, le imprese di metallurgia e di ingegneria, in altre parole: tutto ciò che è stato creato da operai, contadini e lavoratori dell’intellighenzia dello Stato Sovietico di Lenin, e per il quale oggigiorno l’Ucraina esiste.
Ma nonostante tutto, e qui sta la fedeltà e la speranza, il nostro popolo non perde il senso dello humour. Per esempio, avendo saputo che alla stazione della metro “Teatral’naja” smantellavano un rilievo raffigurante Il’ich, gli abitanti di Kiev posero questa domanda: “Perché allora non liquidare anche la metropolitana come ‘eredità di un’epoca totalitaria?’”. Per la distruzione della statua di Lenin la vita non diventerà migliore, gli stipendi e le pensioni non aumenteranno, la corruzione non scomparirà, non si instaurerà una giustizia sociale. Sorgerà un reciproco disgusto fra le varie regioni e fra i cittadini. La distruzione in massa dei monumenti verrà fuori lateralmente, e chi fa ciò distruggerà anche il nuovo governo e l’Ucraina intera.
Quel che riguarda Vladimir Il’ich, è il fatto che è una figura di fama mondiale. Citando Pushkin, il monumento è sorto da solo senza essere fabbricato. Per questo si sforzano invano. Cancellare il monumento di Lenin, e ancor di più eliminare la sua idea, è semplicemente impossibile.
5) Non si può dire che il Paese taccia. La distruzione dei monumenti scatena una protesta, ma poiché le persone sono del tutto inermi e aspettano il peggio, lesinano il cibo e hanno paura a uscire di casa la sera.
È amaro parlarne, ma Lei ha ragione. I nostri concittadini cominciano ad abituarsi a cose di cui uomo normale sentirebbe sempre disgusto e avversione. L’Ucraina si è rassegnata al fatto che delle persone non chiare (dal punto di vista delle loro autorità) possano facilmente fermare qualcuno, picchiarlo, e portar via qualcosa. Il Paese si sta abituando al fatto che da noi è possibile irrompere negli appartamenti, saccheggiarli o bruciarli. Se non si fermerà l’attuale baccanale, penseranno di fare qualcosa di terribile, e in che abisso potremo scivolare!
6) Anche Lei ha subito dei raid.
Sì, ma il discorso non verte sulle abitazioni, ma sul fenomeno. Oggi bruciano le case dei comunisti, domani potranno andare a casa di chiunque altro e fare la stessa cosa. Nello scenario della piazza venivano proclamati slogan sulla democrazia e sui valori europei, ed invece regnavano illegalità, saccheggio e banditismo!
Lei sa cos’ha distrutto il Partito Comunista Ucraino. I pogrom ebbero luogo la domenica e il lunedì. Adesso nella nostra sede i computer sono rotti, i documenti sono rovinati. E solo grazie agli abitanti di Podol [un quartiere di Kiev N.d.T.], simpatizzanti PCU, a cui siamo molto grati, l’impresa non è terminata con un incendio. Come dice un mio compagno di partito, in questo momento la democrazia ucraina ha la maschera e la mano armata di manganello; sebbene i saccheggiatori e i fuorilegge siano fuori dalla dipendenza dei partiti e dalle organizzazioni sociali a cui appartengono, siano essi pro piazza o anti piazza. E la loro relazione deve essere corrispondente.
I vincitori non invitano ospiti
7) Dal Partito delle Regioni, al momento della nostra conversazione, sono usciti 72 deputati (!), dal Partito Comunista nemmeno uno! Questo fa certamente onore al partito. Siete anche rimasti in Parlamento. Siete intenzionati a assumere una qualche parte nel lavoro del nuovo governo?
Il nostro partito ha già dichiarato che ci troviamo in opposizione al governo. Non siamo disposti a votare assegnamenti ad personam nella composizione della Camera. Allo stesso tempo io dico: se presenteranno disegni di legge che corrispondono al programma del PCU, sicuramente lo supporteremo con i nostri voti.
Per esempio, venne portata a votazione una legge sulla restituzione della proprietà pubblica della residenza di Mezhgor’e [la residenza di Janukovich N.d.T.], e i comunisti votarono unanimemente a favore. Ed ecco come noi comunisti abbiamo proposto ripetutamente di restituire anche tutto il restante di ciò che gli oligarchi hanno rubato al popolo.
8) Pjotr Nikolaevich, Lei parla con grande convinzione, ma Le è più noto rispetto al altri, che riecheggiano delle richieste di vietare il PCU. Nel Parlamente già esiste un progetto di legge corrispondente. Quanto è probabile che simili iniziative divengano realtà?
Nella situazione presente non si può escludere nulla, tra cui anche l’adozione di simili decisioni anticostituzionali. Ma allora parlare della democrazia, del pluralismo politico, del trionfo dei princìpi europei sarà una cosa insensata. Questo divieto non sarà null’altro che un tentativo violento di instaurare nel paese un’unica ideologia. Com’è noto, avevano già proibito il Partito Comunista. In seguito furono costretti a riconoscere che avevano agito fuori da ogni contesto di legalità.
Dichiaro in maniera chiara ed esplicita: possono proibire il Partito Comunista. Ma l’idea comunista no! Non siamo soli. La notizia dei progetti di vietare il PCU ha provocato una bufera di indignazione in tutti, e sottolineo tutti, i partiti di sinistra europei. Questa notizia è stata accolta con ira in Cina e in Vietnam. Anche i fraterni Partiti Comunisti delle ex Repubbliche Sovietiche hanno risposto per primi.
9) Si preparano anche disegni di legge sul lustrismo… [“termine con cui ci si riferisce all'ostracismo politico adottato nei Paesi post-comunisti a partire dagli anni Novanta contro coloro che avevano collaborato coi precedenti regimi.” (Wikipedia)]
Sosterremo l’adozione di tale legge, così come siamo sicuri che il risultato di tale “pulizia anticorruzione” nel Parlamento lascerà solamente solo una frangia: la frangia del Partito Comunista.
10) Lei non si aspetta un miglioramento (sia pure simbolico) della posizione dei lavoratori, dei passi avanti verso la restaurazione della giustizia sociale dopo la vittoria della “rivoluzione”?
Sinceramente no. I leader della piazza hanno speculato e continuano a speculare sugli slogan sociali, e dopo aver vittoriosamente occupato i “palazzi” [in ucraino nel testo N.d.T.] dei loro avversari, hanno iniziato a organizzare delle escursioni, mostrando il lusso provocatorio e, a mio avviso, privo di qualsivoglia gusto di queste abitazioni.
Ma allora perché non hanno invitato le persone a casa loro, cosicché potessero con i loro occhi convincersi che erano identici agli altri? Nessuno è uscito fuori con questa iniziativa, e maggiormente nessuno ha proposto di mettersi direttamente nei panni degli oligarchi, per rendere noto a tutti il perché. Poiché il discorso, mi ripeterò, non verte sul fallimento del complicatissimo sistema di rapina del Paese, ma del cambiamento dei suoi “beneficiari”.
Hanno lanciato l’osso al popolo, camuffato da possibilità di contemplare le proprietà dei recenti padroni, in modo da sviare l’attenzione dalle reali cause della crisi e dalle vere vie di uscita da essa. Presti attenzione: stigmatizzando gli oligarchi, nessuno dei leader della “rivoluzione” offre il sentiero più chiaro e legale per uscire dall’impasse economico – la nazionalizzazione dei possedimenti, che agli oligarchi davano attivi profitti, non deve andare ai lussuriosi palazzi, ma a salari dignitosi, al pagamento di pensioni e borse di studio, allo sviluppo delle infrastrutture in pieno declino.
Il nuovo governo si è riunito per risolvere i problemi dietro conto di credito del Fondo Monetario Internazionale, alle cui condizioni creano riforme regolari degli interessi dei capitali internazionali, e ha raggirato la gente comune che ha più volte stretto la cinghia: con la crescita dei prezzi e delle tariffe, con il congelamento dei pagamenti, delle pensioni e degli stipendi.
E questi sono i risultati diretti della “rivoluzione”, poiché in queste condizione difficili si smetterà di aspettare gli aiuti dal niente e, maggiormente, un aiuto finanziario della Russia. Ancora una cosa: dov’è la cancellazione dell’impopolare riforma sanitaria, perché non hanno abolito la barbara età pensionabile? E per questo la vecchia opposizione malediva i deputati “delle regioni”: per queste leggi!
Nessuna sorpresa
11) Non posso non chiedere cosa il partito vuole fare nel prossimo futuro. Quali sono gli obiettivi e la tattica del PCU?
Continuare il nostro lavoro. Non abbandoniamo i nostri cittadini, e questo lo sanno tutti. Noi abbiamo parlato della distruzione del Comitato Centrale e del partito di separazione delle regioni. I vandali si sono orgogliosamente nominati “autodifesa”, come le “centurie”. Queste persone sono realmente venute dalla piazza? Perché lì non ci sono stati slogan anticomunisti. No, ha mandato i devastatori colui che vuole piegare l’intera vita politica del Paese.
Nel Partito delle Regioni la cosa è finita facilmente: si è smembrato da solo. E i comunisti, come Lei ha giustamente detto, hanno mantenuto l’unità, non hanno abbandonato. Per questo è iniziata una selvaggia campagna contro di noi. Osservi, tutto è successo quasi sincronicamente: la caduta al Comitato Centrale, i comitati regionali, i raid nelle nostre case. E qui i mass media hanno levato grida. Per esempio, mi hanno “visto” [credo intenda “spiato” N.d.T.] in uno degli alberghi di Mosca. Rispondo a chi ha provato a screditarmi: io ero qui, in Ucraina, che incontravo attivisti politici in loco. Comunque per me una simile diffamazione non è né una novità, né una sorpresa. Capisco perfettamente che durante una campagna elettorale le tematiche sociali saranno, sulla scia della vecchia opposizione, rubate dagli slogan del PCU. E poiché i comunisti, genuini difensori dei diritti del popolo, non andranno affatto via dalla politica, i partiti organizzano la caccia. Come risultato i villani e gli oligarchi dietro di loro raccolgono bande che occupando la piazza seminano il terrore.
12) Pjotr Nikolaevich, cosa vorrebbe dire ai suoi compagni e sostenitori?
Prima di tutto vorrei ringraziare quelli che sono rimasti fedeli ai propri ideali, non sono fuggiti e non hanno tradito né il partito né gli elettori. In questa difficilissima atmosfera l’obiettivo più importante è conservare la struttura, l’inquadratura del partito, mostrarsi all’erta e non soccombere alle provocazioni.
È importante utilizzare ogni possibilità per spiegare ai lavoratori il punto della situazione, i pericoli delle conseguenze per i comuni cittadini e, soprattutto, il brusco peggioramento della situazione economica, l’aumento dei disoccupati, l’onere su stipendi e pensioni, l’innalzamento dei prezzi e delle tariffe, e il baccanale della delinquenza. Per quel che riguarda i leader dei partiti e delle fazioni nel Parlamento, faremo tutto il possibile per proteggere in queste difficilissime condizioni gli interessi dei lavoratori, di salvaguardare il partito, di mantenere l’Ucraina e di non cadere nella guerra civile.
13) Anche molti sostenitori della piazza leggono il nostro giornale. Forse Lei troverà qualche parola da dire loro.
Prima di tutto vorrei chiedere ai sostenitori della piazza di ricordare per quale fine sono usciti per le strade e sotto quali slogan hanno protestato. Contro il sopruso. Contro l’illegalità. Contro la violenza. Per la democrazia. Per un Stato retto. Per una stretta e rigida osservanza delle norme della Costituzione. Per i diritti politici. Per i diritti dei cittadini. Peri diritti dell’uomo. Orsù, con questi sforzi comuni iniziate a indirizzare i processi nel Paese proprio in questo canale, senza scivolare di nuovo nell’illegalità e nella violenza.