Martedì, 16 Settembre 2014 00:00

11 Settembre tredici anni dopo: si parla di Medio Oriente con Bonino e Quirico

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Anche stavolta l’istituto Stensen propone a Firenze un incontro di grande interesse e attualità. L’idea è quella di parlare di medio oriente e di mondo islamico al di là dei luoghi comuni e delle facili semplificazioni. Per adempiere a questo difficile compito sono stati invitati due esperti sul tema: Emma Bonino, leader storico del movimento radicale e Domenico Quirico, giornalista de La Stampa e autore di “Primavera Araba”.

Ciò che emerge dall’incontro è una sostanziale somiglianza nelle posizioni politiche e ideologiche dei due relatori. Entrambi vedono nella drammatica situazione mediorientale, dall’instabilità in Libia e Tunisia, fino ovviamente al conflitto siriano e all’avanzata dell’ISIS in Iraq i fallimenti disastrosi dell’amministrazione americana e dei suoi alleati occidentali colpevoli di essersi resi protagonisti di un  interventismo militare che non ha fatto altro che rendere ancora più instabile una situazione geopolitica estremamente complessa. Come afferma la Bonino, la grande colpa degli Stati Uniti è stata quella di non  pensare al dopo. Prendiamo la situazione irachena: dopo la caduta di Saddam e l’entrata delle truppe americane a Bagdad, si è deciso per l’azzeramento totale della struttura amministrativa e militare statale, mandando a casa milioni di impiegati e militari e gettando così il paese in una situazione di instabilità caotica e conflittuale che ha sicuramente favorito l’emergere di gruppi estremisti come lo Stato Islamico.
Nonostante questo riconoscimento, sia la Bonino che Quirico non leggono la situazione mediorientale attuale come il fallimento liberale e neocolonialista occidentale di ergersi a esportatore della democrazia e dei diritti umani.
Vengono cioè criticate le modalità operative con cui sono stati intrapresi gli interventi in medio orientale ma resta la convinzione paternalistica che l’occidente abbia la responsabilità di difendere la democrazia ed estendere il rispetto dei diritti umani in ogni parte del mondo.

Più che agli errori statunitensi, Bonino punta il dito infatti proprio contro l’immobilismo dell’Unione Europea, rea di non prendere mai l’iniziativa e subordinandosi agli Stati Uniti. Ridicola, secondo l’ex ministro, la posizione comunitaria secondo cui sono gli altri a dover intervenire ma alle condizioni dettate ds Bruxelles. Insomma, se l’Europa ha un strategia di azione diversa, che sia lei in prima persona ad accettare il compito e sobbarcarsi la responsabilità di intervenire qualora lo ritenga giusto o necessario.
Anche Quirico denuncia il non interventismo europeo. Da grande conoscitore della situazione siriana, paese in cui ha vissuto e ha subito un periodo di prigionia, il giornalista della Stampa afferma che si sarebbe dovuti intervenire (anche se non specifica in quali termini) per abbattere il corrotto regime di Assad prima che il movimento di protesta, inizialmente guidato da una elite moderata e colta, composta per lo più da giovani progressisti e studenti venisse strumentalizzato dai gruppi islamici fondamentalisti.

Quirico sollecitato sul tema dell’Isis, si lancia poi a teorizzare la nascita di un nuovo fondamentalismo che come quello staliniano e hitleriano, nell’ottica del giornalista, si caratterizzerebbe per distinguere fra coloro che sono puri e coloro che sono impuri e come tali da mondare, a qualunque costo e con qualunque mezzo in quando non rispondono dell’idea di purezza delle idee del movimento. L’ISIS si caratterizzare dunque per un odio cieco nei confronti di tutti coloro che non sono come loro. Si tratta di un argomentazione che può forse aiutare in parte a comprendere certi aspetti di relativi forza dello Stato Islamico ma che risulta forse un po’ schematica dato che - anche come afferma il Professor Bozzo, moderatore della discussione -richiama  un concetto già usato e caduto abbastanza in disuso di “fascio-islam”che difficilmente può rappresentare cosa sia L’ISIS in tutta la sua complessità.

Più interessante allora il suo ragionamento sulle strategie politiche e comunicative dell’ISIS.  Al contrario di quanto sostiene Obama, che ha affermato con forza che l’ISIS non appartiene al ventunesimo secolo, Quirico nota quanto in realtà l’organizzazione terroristica sia dotata non solo di mezzi militari  estremamente moderni, ma anche di strumenti e tecniche comunicative sofisticate, mostrandosi in grado di utilizzare i mezzi di comunicazione  di massa in maniera ben più efficace di quanto ne sia capace un occidentale. L’Isis - continua il giornalista – ha inoltre una concezione moderna dello Stato. Nelle zone assoggettate infatti ha mantenuto se non implementato il sistema burocratico,  fiscale ed amministrativo già presente, smentendo il preconcetto secondo cui l’ISIS avrebbe una concezione feudale e darcaica della struttura sociale.

Anche Bonino ha da dire cose interessanti riguardo L’ISIS. La sua teoria è che la nascita dell’Isis vada vista come conseguenza delle lotte interne alle varie fazioni islamiche. Sarebbero ricchi mecenati e gruppi di potere  economico e politico coloro  che hanno creato o quantomeno dato vigore a frange estremiste fino a farle diventare mostri fuori dal loro controllo. Il contesto non è però quello di uno scontro di civiltà, ma bensì di un guerra intestina ai vari gruppi islamici. Sunniti, Sciiti, Yazidi e altri gruppi sono tutti in lotta fra loro per quello che appare come una vera e propria resa dei conti fra le varie frange religiose che compongono l’Islam. Anche i terrificanti  video delle esecuzioni di prigionieri occidentali vanno visti secondo questa prospettiva: non tanto un monito all’occidente quanto  più che altro un messaggio al mondo islamico, un messaggio di forza e di intimidazione nei confronti di quella parte dell’Islam moderato avverso alla Jihad e alla logica dello scontro di civiltà.

In questo contesto notano entrambi i relatori, pesa come un macigno proprio il silenzio assordante dell’islam moderato, di quella silenziosa maggioranza incapace di opporsi a una minoranza determinata e pronta a tutto. Nei silenzi della lega araba, sta la conferma che sia necessario da parte dell’occidente chiamare il mondo islamico alle sue responsabilità, perché siano loro i primi a provare a risolvere le situazioni di instabilità creatisi all’intero della regione.
Si è trattato di un incontro stimolante, pieno di interessanti suggestioni, nonostante resti difficile condividere molte delle cose espresse. L’elemento negativo è stato l’assenza di un vero e proprio dibattito, sia per la mancanza di tempo sia per le posizioni piuttosto vocine espresse dai due relatori. Entrambi hanno comunque espresso argomentazioni interessanti, Quirico ha apportato la sua preziosa e dettagliata esperienza da reporter sul posto, mentre la Bonino si è distinta per le sue doti di analisi e sintesi della complessa situazione mediorientale.

Immagine tratta da: www.arabpress.eu

Ultima modifica il Lunedì, 15 Settembre 2014 11:54
Alessandro Zabban

Nato nel 1988 a Firenze, laureato in sociologia. Interessi legati in particolare alla filosofia sociale, alla politica e all'arte in tutte le sue forme.

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