Domenica, 07 Dicembre 2014 00:00

Perché gli Stati Uniti sono usciti dalla crisi

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Perché gli Stati Uniti sono usciti dalla crisi (e perché l’Unione Europea non ci riesce)

Negli Stati Uniti l’azione di politica economica contro la recessione innescata dai loro grandi crack finanziari ha funzionato grosso modo così. La FED (la loro banca centrale), obbedendo al governo cioè all’amministrazione Obama e al proprio stesso statuto, che la pone al servizio della crescita economica e dell’occupazione, ha prodotto in circa sei anni (dal giugno 2008 al 2013) qualcosa come 4.500 miliardi di dollari, con i quali ha acquistato titoli del Tesoro, cioè dello stato federale, a bassissimi tassi di interesse. Il Tesoro, a sua volta, su disposizione dell’amministrazione, ha usato circa 1.000 miliardi per la riduzione di bolle speculative pericolose e per

salvataggi bancari (inoltre ha impegnato per oltre 300 miliardi l’analogo statunitense di Cassa Depositi e Prestiti nell’acquisizione del controllo, cioè nella sostanziale nazionalizzazione, delle banche, semifallite, impegnate sul terreno dei mutui immobiliari). Il rimanente (circa 3.500 miliardi) l’amministrazione lo ha usato nella realizzazione di infrastrutture e nel sostegno al sistema produttivo, cioè nel finanziamento di politiche industriali e in quello di attività di ricerca pubblica e privata (3.500 miliardi di dollari: non 21 miliardi di euro, come si appresta a fare la Commissione Europea).

A sua volta il leverage di questa straordinaria immissione di liquidità nel sistema produttivo USA, cioè il suo effetto di trascinamento di investimenti privati, poniamo, molto prudentemente, che sia stato a livello 3: poniamo quindi che quest’effetto sia stato di circa 10.500 miliardi (il piano Juncker parla di un irrealistico leverage europeo pari a 5, ciò che mobiliterebbe 252 miliardi di investimenti privati). § grazie a uno sforzo di tali dimensioni che gli Stati Uniti hanno portato a ripresa la loro economia, hanno quindi potuto fermare un anno fa la sovrapproduzione di dollari, e ora corrono e creano posti di lavoro. Tra gli effetti di questa loro operazione c’è infine che il dollaro si è deprezzato rispetto all’euro, perciò che gli Stati Uniti sono diventati ancora più competitivi di quanto già non fossero sui mercati mondiali, inoltre che hanno ricominciato ad attrarre capitali da investimento da tutto il mondo, e segnatamente dall’Europa.

La quale, data una crisi che si è trasformata in deflazione, cioè in una situazione dalla quale è difficilissimo uscire, e dato il rischio di un nuovo assalto della recessione, avrebbe bisogno di uno sforzo assai superiore rispetto a quello degli Stati Uniti.

Ultima modifica il Sabato, 06 Dicembre 2014 21:11
Luigi Vinci

Protagonista della sinistra italiana, vivendo attivamente le esperienze della Federazione Giovanile Comunista, del PCI e poi di Avanguardia Operaia, Democrazia Proletaria, Rifondazione Comunista. Eletto deputato in parlamento e nel parlamento europeo, in passato presidente e membro di varie commissioni legate a questioni economiche e di politica internazionale.

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