Sabato, 06 Dicembre 2014 00:00

Bandito senza tempo.

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Esiste un mondo ancorato alla realtà, a volte fredda a volte cruda, un mondo in cui i nostri ipotetici sogni o i nostri spazi di vita quotidiana vengono “oppressi” da ritmi spesso infernali. In questo mondo, universo che ormai non ragiona come insieme come pensiero collettivo, fatto solo di singoli e di individui “soli”, c’è chi ha ancora la forza di sognare e portare avanti in maniera convinta e quasi irrazionale le proprie idee. Turi Vaccaro appartiene a questa particolarissima tipologia di essere umano; una vita spesa per la lotta e il benessere collettivo, senza troppi fronzoli in maniera radicale e costruttiva, Turi oggi ha molto da insegnare alla sua terra; la Sicilia.

La storia di questo piccolo, grande siciliano è quasi da romanzo. Turi Vaccaro, nato in Sicilia 61 anni emigrò a Torino, il suo amore verso la filosofia e la poesia deriva dai suoi studi universitari. Iniziò quasi subito poi a lavorare per la Fiat come operaio specializzato in motoristica. Turi è stato anche uno dei primi obiettori alla produzione bellica: accortosi che il suo lavoro doveva servire ad assemblare componenti di un sistema di trasporto militare, ha preferito il licenziamento alla complicità nella predisposizione di strumenti di morte. I pacifisti italiani e europei lo conoscono bene: barba lunga, sguardo da filosofo, sandali (preferibilmente piedi scalzi, quando si può), canzoni e poesie, e l'abitudine di dormire all'aperto anche d'inverno.

Nel 1981, si reca a Comiso incontrando l’amicizia dei tanti pacifisti arrivati nella cittadina siciliana per opporsi alla costruzione della base dei missili nucleari.
Proprio la lotta territoriale e pacifista sulla base di Comiso (diventata oggi aeroporto civile), creò nel tenace siciliano la convinzione sempre più forte che la disobbedienza pacifista e ampiamente dimostrativa sia una delle vie, o semplicemente la via.
Nel 2005 si introdusse di soppiatto in un hangar della base militare NATO di Woensdrecht, in Olanda, disarmò due F-16 prendendoli a bastonate con una mazza comprata ad Assisi.

Turi torna prepotentemente alla ribalta per la questione valsusina e per la resistenza ultra ventennale di quelle lande. Simbolo della protesta No Tav, salì simbolicamente sul traliccio tristemente noto per la caduta rovinosa dell’attivista Luca Abbà nel 2012. Già nel 2011 si era reso protagonista a Chiomonte di un tentativo di blocco di un bulldozer nell’atto di distruggere le barriere create dagli attivisti No Tav.

Turi non dimentica però la sua Sicilia: da anni è in prima linea nella difesa della sughereta di Niscemi e di tutta la Sicilia. Fermare quelle antenne portatrici di morte, guerra è la nuova missione.

Non si contano ormai più le azioni del “partigiano di Sicilia” e di tutto il movimento No Muos per impedire il pieno funzionamento del “mostro con le antenne”. L’ultima grande dimostrazione d’amore verso la sua terra Turi l’ha data qualche giorno fa; lo scorso 2 Dicembre. È riuscito ad entrare all’interno della sterminata base USA, riuscendo a spegnere l’antenna LF, all’interno della base NTRF. L’antenna più alta (150 metri) la più fastidiosa, quella che tutti gli attivisti chiamano allegoricamente “Sauron”, piantando poi delle piante in segno di pace. Arrestato dai militari americani, è stato consegnato alle autorità italiane e sottoposto a fermo presso il Commissariato di PS in Niscemi. Turi ha rifiutato gli arresti domiciliari ed è stato tratto in arresto presso il carcere di Gela, scarcerato due giorni dopo con udienza fissata per Febbraio.

La Sicilia nella sua storia ha avuto tanti eroi, le loro gesta cantate e ascoltate. Mio padre mi racconta che anni fa per le strade e per i vicoli del suo paese natio passava il cuntastorie. Parlava, cantava delle gesta di Rinallo (Rolando) e della corte paladina di Carlo Magno più altre vicende legate alla storia di Sicilia, storie di eroi appunto. Quei racconti quelle storie oggi calzano a pennello con Turi. La narrazione di un cuntastorie; gli aratri al posto delle spade, alberi invece che antenne.

Turi eroe di Sicilia con la sua onnipresente “naca” (amaca) mi piace pensarlo così: raccontato in mezzo ad una piazza da un “aedo” di Sicilia sul classico pannello dipinto a penzoloni sull’antenna del Muos, su una naca resistente, una naca di resistenza!

Ultima modifica il Venerdì, 05 Dicembre 2014 13:14
Andrea Incorvaia

Nato a Locri (RC), il 28 Febbraio 1988, attualmente vivo per studio a Pisa. Sono un allievo specializzando presso la scuola di specializzazione in beni archeologici dell’Università di Pisa, dopo essermi laureato in Archeologia nel 2012. I miei interessi spaziano dall’ambito culturale (beni storico-archeologici soprattutto), alla tutela e alla salvaguardia del paesaggio. Svolgo attività politica nella città che mi ospita e faccio parte di un sindacato studentesco universitario.

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