Rischiando di perdere la supremazia regionale ed essere costretto a scendere a trattative, è disposto a tutto. Avvitatosi in una gestione ultrareazionaria dello stato, lasciando spazio alle componenti più retrive sia politiche, i coloni estremisti e la destra radicale, sia religiose integraliste è ostaggio della forza militare e delle aziende che la supportano. Annienta i palestinesi di gaza, sperimentando armi non convenzionali. Pratica una sorta di segregazione razziale (muro attorno ai territori palestinesi) deporta i beduini, reprime i cittadini arabi e drusi, si scontra con i cittadini ebrei falasha dall'Etiopia discriminati e con le forze sociali e sindacali, i giovani e i laici per le politiche economiche e i diritti civili. Sembra l'Iran dei tempi di Khomeini!
Sostenitore dell'attacco armato "preventivo", come in Iraq (reattore di Osirak 1981) e Siria (impianto di Al Kibar 2007) entrambi fatti senza avallo statunitense, preoccupati dalle reazioni nell'intera area, ha usato tutto il peso lobbystico per impedire ad Obama di portare in fondo la trattativa. Conta su esponenti repubblicani, stile Jhon Bolton, per avere l'appoggio militare USA, essendo l'azione autonoma caldamente sconsigliata anche dai propri vertici militari, soprattutto perché poco efficace e molto costosa in termini di perdite.
Senza la copertura USA resta solo la compagnia dell'Arabia Saudita e degli altri paesi sunniti, acerrimi nemici del movimento sciita.
E Israele ed Arabia Saudita da tempo realizzano buoni accordi e ottimi affari. Alla faccia della Palestina.