Dunque in marzo commemoriamo l’inizio di diversi bombardamenti della storia recente. Fatti ingoiare all’opinione pubblica mondiale come “giusti e umanitari” grazie alle spudorate menzogne di un corto circuito (chiamiamolo “poligono di tiro del bene”?) fra media mainstream, “opposizioni” locali nei paesi interessati, “rappresentanti delle vittime”, organizzazioni non governative, governi aggressori. E, negli ultimi tempi (dalla Libia in poi), anche i social network e internet.
Il 24 marzo 1999 la Nato – Italia compresa, come sempre - scatena la guerra cosiddetta “del Kosovo” contro quel che rimane della Repubblica federale di Jugoslavia dopo lo squartamento degli anni 1990, favorito dallo stesso Occidente. Nome dell’impresa: “Determined Force”: Forza determinata: ma tutti la chiamavano ironicamente o sul serio “guerra umanitaria”. Se il suo obiettivo vero era farla finita con la Jugoslavia e ottenere un controllo strategico sui Balcani, ufficialmente la guerra doveva “fermare il genocidio del popolo kosovaro”, attestato urbi et orbi dall’”eccidio di Razak”, dai “campi di pulizia etnica serbi” e dalle “fosse comuni”. Il primo orrore, il casus belli, l’eccidio di 45 civili albanesi, fu una messinscena come affermarono poco dopo invano anche diversi giornalisti accusando di frode l’Uck, i guerriglieri kosovari indipendentisti. Quanto ai “campi di pulizia etnica serbi”, furono un montaggio della agenzia Ruder&Finn che riuscì a far equiparare Milosevic a Hitler. In realtà se i paramilitari serbi si scatenarono, fu dopo l’inizio degli attacchi aerei Nato sulla Serbia. Infine, le fosse comuni: qualche mese dopo
la fine dell'intervento "umanitario", subirono anch’esse un drastico ridimensionamento e le famose foto satellitari di presunte sepolture di massa risultarono altrettante montature. Come scrive Jûrgen Elsässer in Menzogne di guerra (edizioni Città del Sole), l'invenzione di una nuova Auschwitz è stata la trovata geniale dell'agenzia americana Ruder&Finn, ingaggiata sin dal 1993 per far coincidere nell'opinione pubblica serbi e nazisti e giustificare così l'aggressione della Nato, con molte vittime e con, fra l’altro, la «pulizia etnica» di circa 300.000 tra serbi, rom, appartenenti ad altre etnie non-albanesi ed anche albanesi antisecessionisti su cui è calato il silenzio mortale di governi occidentali e mass media.
Il 20 marzo 2003 la “Coalizione dei volonterosi” capitanata dallo statunitense George W. Bush e dal britannico Tony Blair, con la partecipazione della solita Italia, scatena senza mandato dell’Onu l’operazione “Shock and Awe”: “Colpisci e terrorizza”, detta anche “Iraq Freedom”: “Libertà per l’Iraq”. A dodici anni dalla devastante e ugualmente pretestuosa prima guerra contro l’Iraq iniziata il 17 gennaio 1991, un’altra classica guerra per il controllo delle risorse petrolifere irachene (così vitali data la competizione crescente fra paesi consumatori), viene spacciata per “guerra preventiva contro le armi di distruzione di massa di Saddam” e “per la libertà del popolo iracheno dalla dittatura”.. Il 5 febbraio 2003 il Segretario di Stato statunitense Colin Powell si presenta al Consiglio di Sicurezza Onu sbandierando surrealmente una fialetta che sarebbe la prova dell'esistenza delle armi di distruzione di massa in Iraq. Nell'aprile del 2004, un anno dopo l'invasione dell'Iraq, Powell riconosce che non c’erano prove ma si scagiona incolpando la Cia che si era “fidata” di impostori. La guerra scatena in Iraq un inferno non ancora conclusosi, sfascia un paese, fa centinaia di migliaia di morti civili secondo studi di università Usa e provoca milioni di rifugiati che si aggiungono a quelli già fuggiti dall’Iraq dei dodici anni di embargo affamante che precedettero la guerra (mai finita) del 2003. È almeno arrivata la democrazia, e i diritti umani si sono affermati? Macché. Come in Afghanistan (con la guerra “infinita” iniziata l’8 ottobre 2001), non ce n’è quasi traccia.
Il 19 marzo 2011 la Francia inizia contro la Libia l’operazione “Alba dell’Odissea” poi diventata con la Nato operazione “Protettore unificato”. “Proteggere i civili libici dal genocidio” è la giustificazione umanitaria a questa guerra per il petrolio, per il controllo delle riserve finanziarie e per la presa sull’Africa. In realtà genocidio che non c’era stato affatto (menzognere le prime denunce dei diecimila morti, e degli attacchi aerei a folle inermi…del resto come in altri casi, gli amici dell’Occidente hanno goduto dell’assistenza di una ditta di Pr, la Patton Boggs e sono stati abilissimi a spacciare per rivolta popolare pacifica quello che era un tentativo di accaparrarsi il potere); né cisarebbe stato. Una risoluzione Onu che stabiliva una no-fly zone a protezione dei civili (che nessun aereo di Gheddafi aveva attaccato) diventa pretesto per bombardare un paese dall’alto dei cieli, uccidere molti civili e distruggere città come Sirte e Bani Walid. Altri risultati nella nuova Libia? Migliaia di prigionieri politici senza processo, milizie armate ovunque, violenze, uccisioni, il ritorno della poligamia, centinaia di migliaia di libici esuli e…un assoluto razzismo verso i migranti subsahariani.
E sempre a marzo, 2013, l’Unione Europea (ormai economicamente dipendente dal Qatar!) è chiamata a decidere di inviare aiuti in armi letali all’opposizione armata in Siria alimentando la guerra per procura che con varie forme di aiuto esterno va avanti da due anni, grazie a un’enorme propaganda (dei media, di agenzie Onu, di Ong “umanitarie”) che demonizza una delle parti incolpandola di tutto e beatifica l’altra scagionandola di tutto. Sempre determinante e belligerante il ruolo dell’Italia e di un suo ministro degli Esteri uscente e tecnico che pure fa più danni di Bertoldo. La scusa occidental- petromonarchica ormai non è nemmeno più proteggere i civili, ma “permettere ai ribelli di difendersi”: anche se questi “ribelli” sono una grave minaccia per i civili. Che sia illegale fornire aiuti a chi si oppone a un governo riconosciuto (nel 1986 il Nicaragua vinse la causa contro gli Usa per il loro sostegno alla “contra”) e che questo atteggiamento da parte del Premio Nobel per la pace 2012 boicotti la pace e qualunque speranza di negoziato e cessate il fuoco, poco importa. C’è di mezzo il gas siriano, e la strada da spianare contro l’alleato di Damasco, il nemico giurato Iran.
La Nato in questi giorni si è detta a disposizione per azioni militari verso la Siria.
A marzo si fa la guerra, non la pace.
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