Mercoledì, 11 Maggio 2016 00:00

Where to invade next?

Michael Moore dopo sei anni lontano dal grande schermo torna al cinema solo per tre giorni in Italia con Where to invade next?. Il nuovo documentario lanciato al Toronto Film Festival, è stato candidato all’Oscar per il miglior documentario senza però ricevere l’ambito premio. A differenza dei precedenti film è, sì anche questo una forte critica agli Stati Uniti, ma si nota un maggiore amore verso la sua terra.

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Martedì, 15 Marzo 2016 00:00

Sanders e Trump: due outsider agli antipodi

Sanders e Trump: due outsider agli antipodi

Da un punto di vista meramente politologico (e quindi musica per le orecchie del dibattito mainstream americano) Sanders e Trump potrebbero sembrare declinazioni, in partiti diversi, di un medesimo fenomeno. Entrambi sono degli outsider: Sanders non era mai stato affiliato al Partito democratico, Trump viceversa lo era fino a pochi anni fa. Entrambi conducono una campagna “populista”, contrapponendo cioè le élites portatrici di negatività al popolo incarnazione dei valori positivi.

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Sabato, 05 Marzo 2016 00:00

Contro un intervento italiano in Libia

Contro un intervento italiano in Libia

"Nei giorni scorsi la stampa libica ha rivelato che una delegazione militare e d’intelligence italiana “di alto livello” ha incontrato il generale Haftar nella base di di al-Marj, città della Cirenaica nota con il nome di Barce ai tempi della colonizzazione italiana. Non si può escludere che l’obiettivo della visita fosse anche quello di definire il rischieramento in quell’area di mezzi, velivoli e truppe italiane.
Circa la tipologia di intervento la Pinotti ha parlato di aiuti che i libici hanno già indicato di preferire: protezione del governo quando si insedierà a Tripoli, formazione e addestramento".

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Alessandro Zabban e Elena De Zan

Trust No Bitch: recensione di Orange is the New Black


Guardia: "detenuta, cosa è quel buco nel muro?"
Detenuta: "è un'opera d'arte che rappresenta la futilità del lavoro dei colletti blu nell'era tecnologica. E la vagina".

Orange is the new black (OITNB) è una delle serie tv più interessanti uscita in questi ultimi anni. Prodotta dalla Netflix, canale on demand americano che si è fatto valere con un palinsesto di qualità (basti pensare a Narcos o House of Cards), questa irriverente dark comedy, per spirito provocatorio, approccio critico ed attualità si spinge su territori di inesplorata originalità.

Meraviglia il continuo cambio di registro, ancora più frenetico ed imprevedibile di quello di Breaking Bad, la continua sovrapposizione di momenti di assoluta ilarità e di pungente ironia con altri in cui prevale l'elemento drammatico, la tragedia individuale sullo sfondo di una società decadente e ingiusta. Dettagli scabrosi e lirismo si mescolano e confondono, contribuendo a definire personaggi credibili e autentici. Al centro, tematiche che raramente trovano spazio all'interno di altri palinsesti e un'ambientazione, quella di un carcere femminile americano, ricostruita con profondità di investigazione, rimarcando dinamiche, relazioni e regole informali della vita quotidiana all'interno di una istituzione totale.

La trama è l'adattamento di una storia vera, riportata nel (quasi) omonimo romanzo di Piper Kerman, Orange Is the New Black: My Year in a Women's Prison. La protagonista è Piper Chapman, una giovane bionda dagli occhi azzurri che apparentemente incarna la "brava" ragazza medio-borghese: ha un'alimentazione sana, gestisce un'azienda di saponi biologici, ed è innamorata del suo promesso sposo; la sua tranquilla vita viene però sconvolta quando si trova a dover rispondere di fronte alla legge di una bravata giovanile, commessa una decina di anni prima: aver trasportato in aereo una grande quantità di denaro sporco per conto della sua ex amante, Alex Vause, una narcotrafficante.

Per questo motivo Piper viene arrestata e si trova ad affrontare le difficoltà della vita carceraria, fra divisioni razziali, desideri e speranze di riscatto, solitudini e rapporti spezzati, relazioni complesse col sistema normativo istituzionalizzato. Affianco alla sua storia, vengono narrate le vicende e gli intrecci di tutti i personaggi che ruotano attorno alla prigione, non solo delle detenute, ma anche delle guardie carcerarie e del personale politico e amministrativo. Si intrecciano così i diversi vissuti e puntata dopo puntata si scoprono i passati e i retroscena di tutti i protagonisti.

L'ambiente carcerario diventa l'escamotage ideale per affrontate diversi temi, molti dei quali legati a questioni femminili e femministe (come quando alcune detenute si rendono conto di non aver mai visto la loro vagina) e al mondo LGBTQI (oltre a Piper, che ha avuto storie sia con donne che con uomini, vi sono personaggi transessuali, butch, lesbiche lipstick, gay non dichiarati ecc.). Chi conosce Weeds, l'altra serie creata da Jenji Kohan, potrà riscontrare in OITNB lo stesso stile graffiante: i protagonisti sono degli "anti-eroi", tutt'altro che politically correct; inoltre, proprio come in Weeds, la sessualità nelle sue molteplici e non convenzionali sfaccettature viene raccontata in maniera esplicita e mai banale, tanto da diventare una delle tematiche principali della serie. Rispetto al precedente lavoro della Kohan però, OITNB ha il pregio di esaltare in maniera più realistica le differenze nel modo di vivere il proprio corpo e la propria sfera emotiva e sessuale. Nella serie sono presenti anche personaggi con corpi non normati, mostrati anche in scene di nudo, che fuoriescono dalla perfezione dei canoni di bellezza televisivi.

Non si parla però solo di corpi e sessualità: in OITNB il carcere è microcosmo di socialità e di rapporti sociali. Emergono così altri temi, come la cecità del sistema burocratico, l'arbitrarietà dell'apparato giudiziario, il conflitto fra religione istituzionalizzata e pratiche spirituali spontanee, oltre alle differenze etniche e di classe.
In particolare è interessante notare la maestria con cui OITNB mette in luce come i sistemi e le relazioni di potere esistenti sia all'interno del carcere che nei rapporti tra esterno ed interno della struttura penitenziaria siano fortemente corrotti. Vengono così narrati episodi di frodi e abusi di potere come i soprusi delle guardie (come i favori in cambio di prestazioni sessuali, l'utilizzo dell'isolamento per punire detenute indesiderate ecc.), la corruzione e cattiva gestione da parte dei "piani alti" del carcere, l'utilizzo di fondi destinati alla struttura penitenziaria per finanziare la carriere politiche.

In questo modo OITNB mette in discussione l'intera gestione sociale, economica e politica del carcere, finendo per criticare non solo il sistema a carcerario in sé ma anche la società attuale nella sua interezza. Ciò emerge in particolare nella terza serie, dove la critica al capitalismo diventa più esplicita, e la privatizzazione del carcere diviene lo sfondo entro cui si consuma la definitiva sconfitta dello stato sociale e del sindacato sulle logiche neoliberiste.

Con amaro sarcasmo si mostra il trionfo ideologico di un sistema talmente pervasivo da essere interiorizzato dalle stesse detenute (quando Piper organizza una "attività produttiva" illegale dentro la prigione,"licenzia" la detenuta che prova a chiedere un "aumento salariale"), spesso divise in bande etnico/sociali disposte a tutto pur di accaparrarsi i lavori carcerari meno logoranti o per il controllo delle risorse (miele, merendine, cioccolato, verdure fresche, cellulari entrati clandestinamente). Emerge allora un potere foucaultianamente diffuso di autodisciplinamento che convive con i tentativi delle detenute di mettere in atto quelle strategie di difesa delle propria identità, descritte dal sociologo Erwin Goffman in Asylum, in cui si attivano canali di comunicazione alternativi a quelli ufficiali, ci si adopera in pratiche nascoste e a forme organizzative originali tramite le quali si prova a resistere all'annullamento identitario che l'istituzione totale spesso provoca.

OITNB è questo e tanto altro ancora: arriva a parlarci delle contraddizioni della società contemporanea con intelligenza e profondità, ma senza vuoti intellettualismi e con la dovuta attenzione all'intrattenimento puro.
Non ci resta che vedere cosa vi sia in serbo per la prossima stagione, la cui uscita è prevista per questa estate.

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Intervista a Tommaso Nencioni, storico e collaboratore de Il manifesto

1) Ti occupi talvolta dei paesi del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) su il manifesto, quotidiano schierato a sinistra ma poco attento a queste questioni. Partiremmo dagli articoli in cui hai affrontato la questione della nuova banca tra questi paesi.

A luglio 2014 si sono svolti una serie di vertici tra i paesi latino-americani e i BRICS. Ci sono due questioni che vanno sciolte e poi riunificate: quella geopolitica e quella economica. Il punto di vista geopolitico è la risposta multipolare da dare al ventennio che abbiamo vissuto, cioè quello degli Stati Uniti. Le nazioni in via di sviluppo hanno voluto dare risposte a delle esigenze legate ad un contesto formalmente multipolare per l'esistenza dell'ONU, ma sostanzialmente unilaterale, perché il potere di polizia mondiale è affidato agli Stati Uniti. Questo secondo aspetto è venuto meno negli ultimi anni, con l'emergere di altre potenze. Queste non sono nazioni socialiste, ma hanno governi progressisti, come il Brasile e l'India (quando nacquero i BRICS, ora la situazione è cambiata). L'aspetto più indigeribile per un pezzo della sinistra europea è quello della Russia. La strutturazione di un contropotere, di cui si può discutere a livello qualitativo ma non quantitativo, ad oggi, per il solo fatto di esistere,

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Giovedì, 30 Aprile 2015 11:29

Ricordando Lester Bangs

Ricordando Lester Bangs
33 anni esatti dalla scomparsa del grande critico musicale californiano

Non mi chiedete perché guardi a gruppi rock come possibili modelli per una società migliore. Penso che sia solo per il fatto di aver intravisto qualcosa di bello in un momento di illuminazione e probabilmente l’ho confuso per una profezia che ha da sempre cercato la sua realizzazione.

1973. Lester Bangs, reo di mostrarsi “irrispettoso nei confronti dei musicisti”, viene licenziato dalla rivista Rolling Stone, dopo una recensione particolarmente negativa nei confronti dei Canned Heat. Inizia un periodo particolarmente complesso per il giovane critico musicale californiano. Il suo giornalismo militante, volto a promuovere la musica come strumento di lotta e cambiamento del sistema entra in contrasto con la realtà sociale e artistica dell’epoca: la grande stagione psichedelica è al collasso, la cultura hippie in declino, i grandi gruppi venerati da Bangs come Velvet UndergroundVan MorrisonCaptain Beefheart sembrano aver già espresso il meglio di loro stessi mentre all’orizzonte una nuova generazione di musicisti si crogiola nella restaurazione fatta di fronzoli e barocchismi progressive.

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Mercoledì, 08 Aprile 2015 00:00

Mumia Abu-Jamal, la voce dei senza voce

In Italia sporadici guizzi portano in televisione un Adriano Celentano che, divenuto paladino della giustizia, si appella al Presidente della Repubblica perché venga revocata la pena carceraria per Fabrizio Corona, vittima del sistema dal momento che “è stato punito solo per aver fatto delle foto” (!!!). Oltreoceano migliaia di persone sono mobilitate per salvare la vita di Mumia Abu-Jamal, giornalista e storico militante delle Black Panthers in carcere da oltre trent’anni.
Mumia Abu-Jamal è sempre stato uno dei punti di riferimento principali del movimento per l’emancipazione e la difesa degli afro americani negli Stati Uniti. Vicino alle Balck Panthers sin da quando era uno studente liceale (periodo in cui scelse il suo nome swahili) ed in seguito al movimento di simpatie anarchiche MOVE, comprese ben presto il ruolo centrale della contro informazione: fu così che, lavorando per giornali e trasmissioni radiofoniche, divenne per tutti “la voce dei senza voce”, impegnandosi in uno scrupoloso ed inflessibile lavoro di denuncia di abusi da parte della polizia e della corruzione dei politici locali.

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Mentre l'esaltazione economicistica del "modello americano" tocca il suo apice coi fasulli dati di crescita del Pil nel terzo trimestre dell'anno, l'orrore del sistema repressivo delle classi dominanti viene totalmente celato agli occhi della società civile, lasciata a cullarsi nei reminescenti sogni consumistici.

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Giovedì, 25 Dicembre 2014 00:00

Anche le vite dei neri sono importanti

La vigilia di Natale è stata accompagnata, oltreoceano, dalla notizia della crescita del PIL statunitense del 5% nel terzo trimestre dell'anno. Abbiamo visto in televisione il Presidente Obama festeggiare, circondato da bimbi danzanti, augurando buone feste a tutti, dato che del disastro del 2008 gli USA sono completamente usciti.

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Lunedì, 22 Dicembre 2014 00:54

Sulla definizione di terrorismo

L’11 settembre 2001 un gruppo armato legato al potere talebano in Afghanistan si impadronì negli Stati Uniti di quattro aerei di linea e riuscì a scaraventarne due contro le Twin Towers di New York, uccidendo tremila persone. Tra i numerosi effetti politici di quest’atto ci fu la partenza di una discussione tra i governi europei e nelle sedi dell’Unione Europea, oltre che sul da farsi in termini di prevenzione rispetto a rischi conformi per le proprie popolazioni, anche su ciò che andava considerato formalmente “terrorismo”. Si trattava infatti di dare una base legale adeguata ad azioni di prevenzione, forme di indagine, poteri degli inquirenti, misure di repressione, ecc. Il Parlamento Europeo, di cui ero allora membro, passò alcuni mesi a discutere, con scarsi risultati: l’unica cosa su cui c’era convergenza unanime era che atti distruttivi di vite civili che partivano da motivazioni politiche, come l’attentato dell’11 settembre, erano da considerare

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