Protagonista della sinistra italiana, vivendo attivamente le esperienze della Federazione Giovanile Comunista, del PCI e poi di Avanguardia Operaia, Democrazia Proletaria, Rifondazione Comunista. Eletto deputato in parlamento e nel parlamento europeo, in passato presidente e membro di varie commissioni legate a questioni economiche e di politica internazionale.
Ho sollevato in un precedente articolo il tema di che cosa si debba intendere per “populismo”; o, meglio, poiché “populismo” è una parola che ha subito in questi anni tutte le torsioni di significato possibili e immaginabili, quali siano i significati che rendono oggi utile questa parola, e la portino a nozione con un contenuto non troppo elastico. Poniamo che con il termine “populista” sia stato utile in passato definire una formazione politica orientata ad accorciare la distanza tra sé e il popolo o un suo segmento, ovvero orientata a “saltare” la mediazione tra sé e questo popolo o segmento di popolo fornita da “corpi intermedi”, di natura sociale (come per esempio i sindacati) o istituzionale (come per esempio assemblee parlamentari o governi locali); inoltre orientata a togliere potere, o addirittura ad annullare, tali corpi intermedi o una loro parte; infine a sostituire nell'immaginario sociale, ai ruoli delle istituzioni centrali
Non pare che la magistratura milanese, come dire, si sia particolarmente compromessa nell'applicazione della pena che Berlusconi è tenuto a subire a seguito di una condanna definitiva per frode fiscale. Giusto che gli anziani colpevoli di reati anche gravi non debbano andare in carcere ma subire pene alternative meno pesanti; giusto il fastidio (secondo me) per chi rivendichi pene più pesanti del minimo necessario, dinanzi a ogni reato, con la sola eccezione di quelli reiterabili e più pericolosi: tuttavia, se posso dirlo, a me una condanna tradotta in mezze giornate alla settimana a giocare a briscola con dei vecchietti o a raccontargli barzellette sembra una presa per il culo della popolazione italiana. Tanto più che Berlusconi continua tranquillo ad attaccare i magistrati autori di indagini e condanne come protagonisti di una persecuzione politica e addirittura di un colpo di stato: ciò che per il fatto stesso della mitezza della condanna in corso di esecuzione dovrebbe essergli impedito come contropartita.
Il ceto politico professionale delle grandi formazioni politiche e di buona parte di quelle minori da gran tempo nelle campagne elettorali proclama sciocchezze demagogiche, dichiara la propria inevitabile vittoria e attacca ferocemente gli avversari. Formazioni come il PD e Forza Italia, che hanno concorso per tre decenni alla definizione delle politiche europee più disastrose e ferocemente antisociali oggi sparano intenzioni di loro rettifica profonda. Il PD tuttavia tranquillamente le prosegue in Italia (si vedano le recenti norme sul lavoro giovanile, che ne incrementano il precariato), con l'appoggio parlamentare indispensabile di Forza Italia. Senza rincorrere il pollaio in questione e produrre percentuali di votanti per questa o quella formazione provo a scrivere quale è il senso generale di queste elezioni; ed, essendo esse elezioni europee, il loro senso guardando al versante politico e istituzionale europeo.
Consigliamo di abbinare a questo articolo un altro pezzo pubblicato ormai qualche tempo fa, di Jacopo Vannucchi, cliccando qui
Occorre cominciare a mettere meglio a fuoco la figura di Renzi, il suo governo, le sue intenzioni generali, i suoi obiettivi “tattici”, il loro realismo, i loro ostacoli fondamentali, le condizioni della loro fattibilità, anche emancipando i nostri cervelli dal fumo propagandistico di mass-media televisivi indegnamente asserviti oltre che incompetenti su ogni cosa, così come dal fracassismo e dal bullismo del personaggio e dalle nostre stesse schematizzazioni d'antan. Ciò che ogni dato ci indica è che è in avvio il tentativo, per mano del governo Renzi, di una grossa svolta e di un grosso riaggiustamento della realtà italiana.
Si può partire, mi pare, con un elogio a Stefano Rodotà. Egli ha colto due dati basilari della realtà renziana: il carattere populista soft della posizione generale e la sua portata antidemocratica parimenti soft. “Soft” in termini tutti relativi, si intende: cioè paragonati alla brutalità, alle sconcezze, ai grumi di fascismo e di cialtroneria più o meno significativi operanti nelle varianti populiste precedenti di Forza Italia, Lega Nord, MoVimento5Stelle.
Abbiamo da tempo iniziato un riflessione su cosa è l'Europa oggi e come dovrebbe cambiare; approfittando delle elezioni europee abbiamo dato spazio alle varie posizioni della sinistra italiana (alcune pubblicate sul cartaceo che verrà messo in rete a giorni). Questa è una delle opinioni raccolte.
Il merito della lista, in vista delle elezioni europee, L'altra Europa con Tsipras, è indubbiamente di avere rotto l'incomunicabilità tra le differenti voci e strutture della sinistra e di averle impegnate unitariamente. È qui la possibilità (purtroppo, non la certezza) di un'inversione di tendenza rispetto ad anni e anni di scissioni, sino alla sostanziale inesistenza di quasi tutti i gruppi politici, con la sola eccezione di Sinistra Ecologia e Libertà, tuttavia anch'essa, alla fin fine, giunta a condizioni di pre-estinzione, o all'obbligo, che significa lo stesso, di subordinarsi, cappello in mano, al PD di Renzi, cioè a un partito ormai
Tra le vittime della crisi e delle politiche antipopolari del liberismo sono in primo luogo le donne. Non ci viene ricordato dalla retorica mediatica e politica molto spesso: ma sono donne la maggioranza dei disoccupati, di quel piccolo lavoro finto indipendente che serve ad arrotondare entrate familiari insufficienti, del precariato; sono donne le persone che l'immiserimento delle famiglie e la distruzione o il rincaro dei servizi sociali di assistenza, per l'infanzia o per la terza età non autosufficiente stracaricano del cosiddetto lavoro di cura; sono donne le persone che si sorbiscono le urla e i ceffoni di mariti frustrati e incazzati il cui lavoro è a rischio, sono in cassa integrazione, hanno la fabbrica occupata, sono esodati. La lotta delle donne per l'emancipazione e per l'eguaglianza dei diritti e delle condizioni di vita incontra oggi difficoltà superiori a quelle dei primi trent'anni di movimenti femminili
“Interpretare” le intenzioni di Matteo Renzi non è facile, essendone il discorso costruito con i mezzi della pubblicità anziché della politica. È anche azzardato: il comportamento politico del personaggio, coperto da omogenee dichiarazioni sulle proprie pulsioni attivistiche, è stato sommamente incoerente, non solo nell'ultimo tratto. Tuttavia qualcosa si può ipotizzare, muovendo da frammenti di discorso o da dati più o meno noti; e può essere molto utile farlo, in veste di tentativo di evitare ulteriori abbagli e pasticci a sinistra.
Nel corral di via del Nazareno già sono due i figuri abbattuti dal winchester di Matteo Renzi, i perfidi esponenti della banda degli allevatori di ceto politico d'antan Fassina e Cuperlo, mentre colt e sganassoni minacciano ormai la stessa legislatura, se non passeranno riforme di portata ovviamente storica, tra le quali l'annullamento sostanziale del Senato (in effetti, di aule parlamentari sorde e grige da togliere dai piedi parlò a suo tempo solo Mussolini). Siamo ormai tutti mitridatizzati in Italia, da vent'anni di berlusconismo e di suicidio a puntate della sinistra, e rischiamo di non cogliere cosa stia davvero accadendo: il tentativo inoltrato di istituzionalizzazione autoritaria della nostra repubblica, non in quanto c'è un autocrate che lo fa ma in quanto la gara politica doverà essere sempre tra aspiranti autocrati. Il “Fassina chi” e il “Cuperlo che non può criticare perché candidato al Parlamento non da primarie”
Oltre 400 rappresentanti a Milano il 20 dicembre di oltre 170 RSU dell'industria e del pubblico impiego, quasi tutte unitarie, più i rappresentanti dei pensionati e di organizzazioni di esodati, donne senza reddito alcuno, lavoratori precari, disoccupati; un clima di combattività e di decisione a non fermarsi; un programma preciso e radicale di lotta alla controriforma Fornero delle pensioni e di rifacimento di un sistema pensionistico equo e civile; una critica dura e argomentata alla politica dell'attuale governo Letta-Alfano, per la sua rigorosa continuità rispetto al precedente governo Monti ovvero a una politica che ha scaricato sui lavoratori e sui pensionati i costi della crisi e il cui obiettivo di fondo è la redistribuzione della ricchezza sociale a favore di chi già è ricco, di una borghesia largamente parassitaria e vorace, della grande finanza speculativa; una critica dura e argomentata alle politiche recessive e antisociali dell'Unione Europea: niente male. Niente male quanto a dichiarazione aperta di un'intenzione sia politica che sindacale di lotta dura e senza paura da parte degli organismi di rappresentanza dei lavoratori sui luoghi di lavoro.
Una prima riflessione dell'autore sullo stesso tema qui
Il problema dell'Italia può anche essere espresso così: al massacro antisociale operato dai governi, allo sfascio del sistema industriale, imposto dall'Unione Europea ma condiviso da governi, che, unici in Europa, non attivano nessuna politica industriale, allo sfascio del sistema dei servizi pubblici, imposto dall'Unione Europea ma condiviso da governi che con le privatizzazioni continuano ad alimentare la parte peggiore del capitalismo, al crimine di governo contro i pensionati, a tutto questo o ci si oppone con la lotta di classe del complesso del mondo del lavoro o si continua a essere massacrati. Al tempo stesso le condizioni di crisi in cui versa l'economia, il dissesto finanziario dei servizi e di molte amministrazioni locali, il collasso di molte imprese industriali,
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