Protagonista della sinistra italiana, vivendo attivamente le esperienze della Federazione Giovanile Comunista, del PCI e poi di Avanguardia Operaia, Democrazia Proletaria, Rifondazione Comunista. Eletto deputato in parlamento e nel parlamento europeo, in passato presidente e membro di varie commissioni legate a questioni economiche e di politica internazionale.
L'espressione, rivolta ai governi democristiani degli anni 50, fu del segretario socialista Pietro Nenni, ai tempi in cui sinistra e riforme non erano parolacce terrorizzanti perché la sinistra era di sinistra e non di destra come è oggi quasi tutta, e quindi va rifatta da capo. L'attacco squadrista di polizia ai lavoratori della Thyssen è una dichiarazione di fatto di ciò che è realmente il governo Renzi. Un'altra dichiarazione di fatto, avvenuta in contemporanea, è il calo delle braghe del governo Renzi di fronte alle pretese delinquenziali della Commissione Europea. In ciò si è trovato in compagnia con il governo francese, altro governo nominativamente di sinistra ma che fa una politica di destra.
Stamattina ho prodotto un aggiornamento, per quel che mi risultava (risalente quasi tutto a sabato scorso), sui notevoli cambiamenti della situazione a Kobanê e sulla crisi dei rapporti Stati Uniti-Turchia, e gli ho aggiunto un'interpretazione, la seguente: la Turchia cede alle pressioni degli Stati Uniti in fatto di aiuti ai combattenti curdi a Kobanê, accetta, dopo aver dichiarato di opporsi, che Kobanê sia raggiunta da combattenti curdi, ma ha ottenuto dagli Stati Uniti che questi combattenti siano peshmerga (curdi iracheni), non militanti del PKK; e in questo modo salva la faccia. Inoltre ho aggiunto che in realtà già da qualche giorno i militanti del PYD (i militanti curdi siriani) ricevono armi e tecnici militari sul terreno da parte degli Stati Uniti. Ma notizie più recenti indicano che le cose sono ancora più grosse, e che l'interpretazione da dare è abbastanza diversa.
Incredibile! Avevo appena chiuso un articolo sulle novità a cui sembra doversi il capovolgimento a favore dei miliziani curdi siriani del PYD della situazione militare a Kobanê e avevo appena azzardato che la situazione medio-orientale avrebbe riservato continue sorprese, che un paio di quelle assai grosse è arrivato.
Da una settimana a questa parte le forze curde sono passate all'offensiva contro le forze dello Stato Islamico e le notizie più recenti danno Kobanê come liberata o quasi. Il fattore decisivo, viene detto dai media, consiste nell'intensificazione e nella maggiore precisione dei bombardamenti statunitensi. Sembrano parole che spiegano tutto, ma non è così.
All'inizio dell'attacco dello Stato Islamico a Kobanê, a parte la sorpresa e la superiorità militare, determinata dall'uso di carri armati e di artiglieria strappati precedentemente all'esercito iracheno in fuga (a Mosul esso abbandonò, per esempio, il materiale di cinque divisioni, avanzatissimo e tutto fornito dagli Stati Uniti), giocò a danno dei miliziani curdi la mancanza di qualsiasi collegamento con l'aviazione statunitense. In un momento successivo, tuttavia, con la mediazione di strutture dell'Unione Europea le forze curde riuscirono a stabilire un collegamento. Ma, si noti, questo non portò per settimane ad alcun miglioramento, né per quanto riguardava l'intensificazione dei bombardamenti né la loro precisione.
Parliamo davvero del PKK, cioè del protagonista decisivo della guerra in Medio Oriente contro lo Stato Islamico. È un'organizzazione sorta nel 1981 in Turchia, dopo che il colpo di stato di estrema destra dell'anno precedente aveva annullato i pochissimi diritti linguistici curdi nel sud-est del paese, abitato da 20-25 milioni di curdi, e aveva stabilito che ogni rivendicazione di autonomia territoriale a difesa dell'identità curda fosse considerata reato di “separatismo” e di “offesa dell'identità turca” e passibile anche della pena di morte per impiccagione.
È inopportuno definire “canaglia” uno stato, perché uno stato significa una popolazione, e una popolazione, quando fuorviata da un “governo canaglia”, è come tale oppressa. Ciò detto, l'indecenza criminale e l'impudenza del governo turco sono giunte al colmo. Faccio appello a inventarsi un modo per denunciarne pubblicamente gli atti.
Qualche giorno fa una rappresentante curda mi ha mostrato, su una televisione curda via internet, la ripresa, avvenuta casualmente, di miliziani armati dello Stato Islamico entrati in territorio turco da quello siriano e in spostamento per rientrare in altra parte del territorio siriano. Le nostre televisioni in questi stessi giorni continuano a mostrarci ragazze e ragazzi curdi cui l'esercito turco impedisce di entrare nel territorio curdo siriano attaccato dallo Stato Islamico. Il disegno del governo canaglia turco mi pare, in questo momento, molto semplice: consentire allo Stato Islamico di conquistare la città curdo-siriana di Kobanê e di massacrarne i
Stando ai sondaggi nessuna delle due candidature fondamentali alla presidenza federale del Brasile otterrà la maggioranza assoluta dei voti necessaria (almeno il 50% dei voti più uno), quindi sarà necessario un secondo turno elettorale, di ballottaggio tra le due prime due arrivate al primo turno. I più recenti sondaggi dando una prevalenza della presidente federale uscente, Dilma Rousseff, succeduta quattro anni fa a Luiz Lula da Silva: ma insufficiente.
Competono due figure molto diverse tra loro, benché abbiano appartenuto anni fa al medesimo partito, il PT (il Partito dei lavoratori), la forza principale della sinistra brasiliana. È di questo partito (e degli altri partiti della sinistra brasiliana di governo, tra i quali quelli comunisti) la candidatura di Dilma Rousseff, mentre Marina Silva, figura storicamente impegnata sul terreno dell'ambientalismo, è l'altra candidata forte, in quanto di un vasto schieramento di centro-destra, delle organizzazioni imprenditoriali, dei principali mass-media, tra i quali campeggia il gruppo de O Globo.
Dopo avere contestato per mesi l'esistenza di un pericolo significativo di deflazione per i 18 paesi della zona euro, adesso non si parla d'altro. Analogamente dopo aver parlato per anni dell'avvio di lì a sei mesi, un anno al massimo, della ripresa economica, spesso sulla base di dati truccati, adesso non si parla d'altro che della continuazione della recessione. Siamo dunque ufficialmente in recessione e la recessione ha anche prodotto un pericolo di deflazione; quest'ultima anzi in Italia c'è già. Cosa vuole dire tutto questo: che non solo l'economia continua ad andare indietro ma le famiglie spendono il minimo indispensabile e il grosso delle imprese evita di investire; tutte attendono tempi migliori per “rischiare”.
Stando all’ossessiva campagna pubblicitaria a sostegno di Renzi, questi a Bruxelles, presiedendo il Consiglio dei capi di stato e di governo, lo ha giustamente strapazzato, protetto da una Merkel sorridente e da un Hollande entusiasta. Così l’Italia d’ora in avanti verrà rispettata e beneficerà senz’altro di un allentamento dei vincoli di spesa pubblica, in più le daranno un bel po’ di soldi da spendere per la ripresa dell’economia e dell’occupazione. È vero che un paio di riottosi hanno tentato di mettersi di mezzo, Weidmann della Bundesbank, il finlandese Likainen, commissario pro-tempore all’economia (in sostituzione dell’arcigno ultraliberista Olli Rehn): ma Renzi gli ha imposto di non impicciarsi di cose che non li riguardano. La strada dunque è spianata. In cambio l’Unione Europea vuole dall’Italia semplicemente quelle “riforme” che Renzi stesso vuole, quella che toglie di mezzo il Senato e quella che porta alla legge elettorale antirappresentativa concordata con Berlusconi.
Leggo di un deputato di SEL che entra nel PD e che lo fa perché si tratta del PD di Renzi. Il fatto è significativo dei problemi che attraversano la sinistra italiana, per molti aspetti cronici e per altri enfatizzati e modificati dalla nuova onda sussultoria a dominanza populista e infastidita dalla democrazia rappresentativa, che investe un sistema politico complessivo tutt'altro che stabilizzato. Quella cosiddetta II Repubblica, stando allo stile urlato e superficiale dei nostri mass-media, che aveva dinanzi a sé l'eternità in quanto “compiuta democrazia dell'alternanza”, si è rivelata essere un episodio a cui ne sta seguendo un altro, appena nato e le cui possibilità di sviluppo sono in molte direzioni, essendo contemporaneamente in campo le variabili della crisi economica, della crisi sociale e della crisi della costruzione europea.
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