Lunedì, 17 Marzo 2014 00:00

Dal lato della lista Tsipras

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Abbiamo da tempo iniziato un riflessione su cosa è l'Europa oggi e come dovrebbe cambiare; approfittando delle elezioni europee abbiamo dato spazio alle varie posizioni della sinistra italiana (alcune pubblicate sul cartaceo che verrà messo in rete a giorni). Questa è una delle opinioni raccolte.

Il merito della lista, in vista delle elezioni europee, L'altra Europa con Tsipras, è indubbiamente di avere rotto l'incomunicabilità tra le differenti voci e strutture della sinistra e di averle impegnate unitariamente. È qui la possibilità (purtroppo, non la certezza) di un'inversione di tendenza rispetto ad anni e anni di scissioni, sino alla sostanziale inesistenza di quasi tutti i gruppi politici, con la sola eccezione di Sinistra Ecologia e Libertà, tuttavia anch'essa, alla fin fine, giunta a condizioni di pre-estinzione, o all'obbligo, che significa lo stesso, di subordinarsi, cappello in mano, al PD di Renzi, cioè a un partito ormai

formalmente fuori, pur con forti tensioni interne, dal campo della sinistra in qualsiasi modo intesa. Si noti come i vari sondaggi europei danno la sinistra come terzo gruppo, dopo socialisti e popolari, al Parlamento Europeo: per la prima volta nella storia di quest'istituzione; e si noti come questo si debba all'ascesa della sinistra soprattutto in Grecia, Portogallo, Spagna, Francia, e in Italia proprio grazie alla lista Tsipras. Senza questa lista il successo europeo della sinistra sarebbe dunque ridotto, dando per certo che la presentazione in ordine sparso in Italia di liste di sinistra non eleggerebbe nessuno, data la soglia di sbarramento al 4%. Di conseguenza, il merito della lista Tsipras è anche di dare un contributo all'incoraggiamento e alla rimobilitazione di una militanza di sinistra, politica, sociale, associativa, demoralizzata, disorganizzata e in continua perdita di effettivi, a seguito appunto delle scissioni.

Neanche questo è poco, in una situazione italiana nella quale assistiamo a una ripresa di mobilitazione di classe (lo attestano le mobilitazioni autoconvocate delle RSU così come la lotta vincente dei lavoratori dei trasporti urbani a Genova e quella stessa dei lavoratori degli stabilimenti Electrolux, che sono riusciti a impedire il trasferimento delle produzioni all'estero da parte del padrone svedese); una mobilitazione di classe, tuttavia, che per riuscire a dispiegarsi a fondo rapidamente ha bisogno di sponde di supporto politico, poiché la crisi impone soluzioni spesso più politiche che sindacali alle vertenze. Al tempo stesso è importante il coinvolgimento nella lista Tsipras tanto di forze politiche che di forze sociali, di associazioni e di strutture di movimento, nonché di significative aree intellettuali democratiche e di sinistra. Si potrebbe quindi parlare, pur approssimativamente, di una sorta di fronte, appunto democratico e di sinistra. La cosa non è peregrina: nella crisi non è solo avvenuta una precipitazione disastrosa in sede di condizioni materiali delle classi popolari e di diritti del mondo del lavoro, ma anche una precipitazione disastrosa delle condizioni di democrazia sostanziale, per il tramite della dissoluzione dei diritti elettorali costituzionali della nostra popolazione, di una sistematica campagna contro le assemblee rappresentative elettive e del livello record raggiunto dalla manipolazione sociale da parte dei cialtroni e delle canaglie del giornalismo massmediatico, fino al contestuale lecchinaggio ossessivo del didietro del rappresentante organico delle pretese delle classi ricche italiane Matteo Renzi. Giova richiamare, ancora, il fatto che chiamando lista Tsipras la lista della sinistra italiana si è voluta esplicitare la totale solidarietà della sinistra italiana al popolo greco massacrato dalle imposizioni antisociali e antieconomiche della Commissione Europea e dei suoi complici nei governi dei paesi europei o alla testa delle istituzioni economiche internazionali, così come il rigetto delle politiche di cosiddetta austerità imposte sempre da costoro all'Italia, con gli effetti sociali ed economici che sappiamo, e addirittura, sempre a proposito di demolizione della democrazia italiana, in parte addirittura costituzionalizzate (solo l'Italia lo ha fatto!) dall'infame governo delle classi ricche Monti-Fornero.

Infine c'è da sottolineare il fatto, di grande portata anche culturale e simbolica, della candidatura della compagna Paola Morandin, operaia, RSU della Electrolux, protagonista del movimento RSU contro la legge Fornero sulle pensioni. La compagna è capolista nella circoscrizione di nord-est. Da quanto tempo non si assisteva a una candidatura operaia in elezioni di significato nazionale, non solo destinata a raccogliere voti ma anche con la possibilità dell'elezione?

La lista Tsipras non è, al tempo stesso, esente da difetti. In gran parte ciò si deve, indirettamente, alla frammentazione della sinistra politica italiana. In parte congrua si deve però pure alla leadership della lista, in mano ad alcune figure tanto prestigiose intellettualmente quanto primitive o settarie esse pure.

Non sono mancati comportamenti discriminatori nei confronti della sinistra politica, che hanno mortificato tanti suoi militanti. Il rischio, per questa via, di compromettere la raccolta delle 150 mila firme necessarie alla partecipazione della lista alle elezioni è stato irresponsabilmente snobbato. Il rifiuto di qualificare apertamente di sinistra la lista, volendola invece “né di destra né di sinistra”, è a metà strada tra la subalternità al M5S e l'illusione di potergli contendere elettorato scontento condividendone il qualunquismo. Anche l'ennesima invenzione all'ultimo minuto del simbolo nuovo di zecca, con l'illusione che il popolo italiano se ne accorga automaticamente e ne individui automaticamente i contenuti, è preoccupante.

Tuttavia questo è quanto oggi passa il convento reale alla sinistra italiana. L'alternativa, in altre parole, non c'è. Inoltre essere di sinistra significa, pena l'inesistenza, la capacità anche di adattarsi duttilmente alle situazioni date, dandosi dunque obiettivi realistici e rinunciando ai proclami propagandistici astratti. Oggi la sinistra politica italiana necessita prima di ogni altra cosa, pena la sua stessa sopravvivenza, di ricostruire rapporti intrecciati, di tornare a discute orizzontalmente, di riavviare cooperazioni, di uscire dalle riunioni e dai loro parossismi; e la questione degli intellettuali padroni, se tutto questo è vero, deve quindi passare in secondissima linea. Né la sinistra politica italiana può continuare a permettersi di non essere parte anche istituzionale, non solo in Italia ma in Europa, della lotta contro le politiche di austerità, per i diritti dei lavoratori, per condizioni di vita popolari decenti, per la democrazia; e non può continuare a permettersi di non essere tale parte, non solo e non tanto a nome del suo rilancio, ma e soprattutto a nome delle richieste drammatiche che vengono da quelle classi popolari che vuole difendere e portare nuovamente a vincere.

Mettiamo da canto riserve e critiche, attiviamoci, ci sono firme da raccogliere, ci sono voti da conquistare.

Immagine tratta da: www.lecconews.lc

Ultima modifica il Domenica, 16 Marzo 2014 14:59
Luigi Vinci

Protagonista della sinistra italiana, vivendo attivamente le esperienze della Federazione Giovanile Comunista, del PCI e poi di Avanguardia Operaia, Democrazia Proletaria, Rifondazione Comunista. Eletto deputato in parlamento e nel parlamento europeo, in passato presidente e membro di varie commissioni legate a questioni economiche e di politica internazionale.

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