Un ulteriore aspetto negativo è costituito dalla sottovalutazione del peso specifico delle candidature nel successo o nell'insuccesso della lista. Il diktat imposto dai sei (poi diminuiti in corso d'opera) “garanti” alle forze politiche organizzate (forze politiche che hanno l'evidente demerito di essersi fatti scavalcare da chi - per quanto autorevole nel proprio campo - rappresenta unicamente la propria persona fisica) al fine di escludere parlamentari e consiglieri regionali in carica (o che lo sono stati nella scorsa legislatura) priva senza alcun dubbio la lista di alcuni potenziali candidati in grado di portare molte migliaia di preferenze: un inutile – quanto ridicolo - scimmiottamento del partito di Grillo.
Il terzo aspetto sul quale ritengo utile soffermarmi è rappresentato dalla vergognosa esclusione del PdCI. Un'esclusione tanto immotivata quanto dannosa. Immotivata in quanto l'espulsione del PdCI dalla lista colpisce una forza politica tutt'altro che settaria e che proprio al fine di costruire uno spazio unitario a sinistra aveva anche vinto le proprie perplessità su Tsipras.
Dannosa su due fronti: quello elettorale e numerico e quello politico. Da un punto di vista meramente matematico per una lista che non ha solide certezze di veleggiare sopra il 4% privarsi dei candidati del PdCI, dei suoi militanti e delle sue interlocuzioni non può che sottrarre preziosissimi voti a chi di quei voti ne ha bisogno come l'assetato ha bisogno dell'acqua.
Per quanto concerne invece il dato politico che questa esclusione porta con sé esso è estremamente più grave, contribuisce nel suo piccolo a scavare un solco tra le forze politiche della Sinistra Europea e quelle che a questa formazione guardano criticamente: una divisione che in maniera senz'altro più grave sta avvenendo in altri Paesi europei.
In ambito nazionale la non partecipazione dei Comunisti Italiani allontana in maniera ancora più decisa la possibilità di una ricomposizione tra i comunisti del nostro Paese ponendo pesanti interrogativi di natura ideologica sulle future aggregazioni che la sinistra nel suo complesso potrebbe apprestarsi a realizzare dopo il 25 maggio.
Gli elementi sopra esposti - nulla di sorprendentemente nuovo per chi ha seguito le vicende che hanno portato alla formazione della lista Tsipras - non intendono far venir meno il significato politico che l'incontro tra organizzazioni diverse ha prodotto e potrà produrre. Non si può però allo stesso tempo lasciarsi trascinare da una partigianeria per il qui ed ora che contribuisce ad incattivire i rapporti tra i – pochi – militanti delle formazioni a sinistra del PD e a far deteriorare quelle prospettive unitarie (tra i comunisti e nella sinistra) da molti auspicate.
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