Giovedì, 08 Febbraio 2018 00:00

Grecia: un bilancio verso la conclusione del terzo piano di salvataggio

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Grecia: un bilancio verso la conclusione del terzo piano di salvataggio

La Grecia ricomincia a prendere a prestito denaro sui mercati finanziari a un tasso d’interesse non più da strozzinaggio e immediatamente a sinistra si canta vittoria.

Non si tratta solo di vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso, ma di scambiare una nuova arma di ricatto per la salvezza, un abbaglio clamoroso.

L’obiettivo del Governo Tsipras è diventato quello di uscire dai Memorandum abbassando il rapporto debito pubblico/PIL, ponendosi così con nuova credibilità sui mercati finanziari.

Il debito nazionale della Grecia ha raggiunto i 318,3 miliardi euro (il 178,2 per cento del PIL) rispetto ai 315 mld (180,8 per cento del PIL), nel 2016. Questo però è determinato essenzialmente da quei pochi punti di crescita del PIL realizzati dalla Grecia, tornata a respirare grazie alla congiuntura internazionale favorevole.

La spesa pubblica della politica neokeynesiana di Tsipras invece sembra cercare unicamente di mitigare gli effetti disastrosi di una crisi che ha portato 2 milioni di persone a non pagare la bolletta della luce, ma è fuor di dubbio che l’abbassamento del debito pubblico sia avvenuto al prezzo di svendita di enormi asset pubblici e questo potrebbe comportare problemi di bilancio rilevanti nel lungo periodo.

Problemi di bilancio che senz’altro emergeranno non appena la congiuntura internazionale virerà, e forse anche prima, avendo accumulato nuovi debiti per ripagare i debiti precedenti.

Inoltre le capacità di crescita in futuro saranno ulteriormente ridotte dalle privatizzazioni continuate a spron battuto: il porto del Pireo è stato venduto ai cinesi della China Cosco Holding; il secondo porto nazionale, quello di Salonicco, alla tedesca Deutsche Invest Equity; il 24% dell’Operatore greco indipendente per la trasmissione dell’energia (Admie) è andato alla cinese State Grid International Development Limited; ben 14 aeroporti regionali e l’aeroporto internazionale di Atene “Elefteros Venizelos” sono finiti ai tedeschi di Fraport.

E nuove privatizzazioni sono all’orizzonte entro agosto: Desfa, la rete del gas nazionale ha aperto le gare per la gestione dei sistemi di trasmissione.

Intanto però il governo riesce a intascare il successo del compimento del “terzo piano di salvataggio”, in scadenza ad agosto, sostenendo che la Grecia potrà da quel momento in poi cavarsela da sola senza più il bisogno dei finanziamenti usurai dei mercati internazionali.

Peccato che la fine del commissariamento da parte dei creditori voglia dire il tornare sotto la scure del QE di una BCE che nel frattempo sarà tornata a guida filo-tedesca, insomma dalla padella alla brace.

Vorrà dire che noi italiani daremo il benvenuto ai greci nell’Eldorado dell’Unione Europea non commissariata ufficialmente.

Come ci ha spiegato bene Maurizio Pagliassotti il piano di rientro greco è un’illusione a cui troppi hanno scelto di credere, “il debito pubblico greco, da «vendere» sul mercato obbligatoriamente a tassi elevati, finirebbe nuovamente all’estero. E il processo si ripeterebbe esattamente uguale agli ultimi sette anni. Ovviamente vi sarà un’espansione del Pil e una ripresa dei contratti di lavoro a prezzi stracciati” (fonte: megachip.globalist.it, qui).

D’altra parte nel 2009 il debito della Grecia ammontava a 300 miliardi di euro, oggi continua ad essere ben maggiore, ma i suoi effetti sono mitigati da un migliore rapporto debito/PIL (vedi grafico 1, qui sotto), non appena la congiuntura internazionale tornerà a sgonfiarsi la Grecia piomberà in un inferno ben peggiore di quello lasciato da Papandreou avendo un debito pubblico in valore assoluto ben maggiore.

 

E non ci sarà certo da attendere molto vista l’elevata instabilità dell’economia greca soggetta a periodi di crescita alternati a forti recessioni (vedi grafico 2, qui sotto).

 

Gli spettri di una nuova crisi (quella vecchia non è mai finita) sono già davanti a tutti, infatti la velocizzazione delle modalità con cui le banche cercheranno di abbassare i crediti deteriorati ancora in pancia ha portato alle aste immobiliari che hanno suscitato tanto scalpore.

Di conseguenza i prezzi delle case dal 2008 in Grecia sono crollati di oltre il 50%, con circa 2 mila miliardi di euro di valore bruciati. Il dimezzamento dei prezzi delle abitazioni in un decennio non è sintomo di ripresa economica soprattutto a fronte di un crollo dei redditi di circa il 20% dal 2003.

Ditelo a Tsakalatos a Tsipras e ai suoi accoliti.


Immagine di copertina liberamente ripresa da pxhere.com

 

Ultima modifica il Mercoledì, 07 Febbraio 2018 14:51
Alex Marsaglia

Nato a Torino il 2 maggio 1989. Laureato in Scienze Politiche con una tesi sulla storica rivista del Partito Comunista Italiano “Rinascita” e appassionato di storia del marxismo. Idealmente vicino al marxismo eterodosso e al gramscianesimo.

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