Esempi significativi dall’inglese sono: aperitive, che non è come sembrerebbe un aperitivo, ma al contrario un purgante; compass, che non traccia cerchi, ma una rotta poiché è la bussola; bagnio, che non definisce la stanza della doccia, ma una casa di tolleranza; estate, che non è la stagione più calda, ma una proprietà, specialmente riferita ad un immobile o ad un terreno; maroon, che non è il noto frutto, ma un razzo di segnalazione; preservative, non l’oggetto che pensate, ma un conservante (naturale o artificiale) di alimenti; sanguinely, non vuol dire sanguinante, ma ottimista.
Potremmo continuare a lungo, spesso anche con effetti comici del tutto involontari, sia con l’inglese che con altre lingue, motivo per cui nell’uso di vocaboli stranieri non si dovrebbe mai abbondare, strotzen in tedesco, come fece Trapattoni in un’intervista passata alla storia.
È questa una sana regola che dovrebbe essere osservata soprattutto dai politici, per non essere equivocati o fraintesi; se si vuol rendere un po’ di chiarezza al linguaggio della politica dobbiamo tornare all’uso di termini di uso più comune e di più larga comprensione.
Ad esempio il noto Kennedy di Troghi, nella sua quotidiana imitazione di Nando Mericoni detto l’ammerecano, ha usato il termine cool (pronuncia cul) per definire la sua idea di come dovrebbe essere il partito democratico.
La parola inglese cool (pronuncia cul) significa in italiano: fresco, alla moda, figo (tanto per usare un termine appunto alla moda); questo a Chicago, a Detroit, a Los Angeles dove un oratore che usi questo termine è pienamente compreso, ma a Campi, a Pontassieve e in San Frediano se in una riunione politica qualcuno usa il termine cool (pronuncia cul) dal fondo della sala rischia di sentirsi rispondere: tomàe!!!
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