Sui social - network si sentono riecheggiare sempre più spesso frasi del tipo: la sinistra non esiste più, la sinistra è morta!
Il popolo della sinistra si guarda allo specchio perplesso di fronte a esternazioni e accanimenti.
E, interrogandosi sulla propria “triste sorte”, osserva e prende atto della presenza, tra le proprie file, di tanti giovani disoccupati, studenti, precari, lavoratori, donne e immigrati.
Prende atto poi della presenza massiccia e attiva all’interno dei movimenti (No-Tav e No-Muos, per citarne solo due), che stanno opponendosi alle più nefaste ingiustizie che feriscono da nord a sud questo nostro paese, senza mai perdere di vista l’orizzonte internazionale, oscurato ai più!!!
È vero, ai vertici, si persevera con la disgregazione, con la frammentarietà e infiniti rivoli di prese di posizione, sfumature e modi di pensare l’azione politica si intensificano nelle periferie congressuali senza trovare mai quella sintesi unitaria – così a lungo attesa e auspicata dalla base.
Viene da chiedersi perché mai il nostro patrimonio di pensiero, possa essere preso d’assalto da sempre nuove forme di chiusura, di dirigismo autoreferenziale, di rancorosa litigiosità, che conducono inesorabilmente verso un punto di non ritorno.
Ma ce ne vuole per azzerare la base!
Si chiama bisogno di rialzare la testa.
Sì, proprio quel bisogno di riprendersi spazi e diritti scippati e scempiati dal ventennio berlusconiano e da coloro che lo hanno tollerato e garantito fino a confondersi nelle larghe intese, ebbene, c’è sempre ed è ancora ben radicato e diffuso.
Come non è mai venuta meno la certezza di rovesciare le scelte scellerate delle nuove oligarchie economico- capitalistiche.
Ecco allora che un’ analisi attenta che affondi le sue motivazioni negli errori della sinistra e nella disgregazione giunge sempre allo stesso punto: contrapporsi e risollevarsi!.
La sinistra non abbandona la volontà di riscatto.
È qui che arriva il patrimonio di valori che ci portiamo dentro.
È qui che arriva la lezione di quel rivoluzionario-oppositore estenuante delle avversità della vita, che è Antonio Gramsci.
Da lui,esempio di moralità politica, scaturisce un insegnamento semplice che fonda la pratica rivoluzionaria sulla più ampia consapevolezza di massa, non sulle acrobazie verticistiche.
Bisogna fare appello a quell’ottimismo storico ormai tracciato nel nostro dna ed uscire da quel guscio virtuale in cui da tempo, molti di noi sono confinati, che costituisce una gabbia, un’immensa cassa di risonanza in cui spesso tutto si esaurisce in sfoghi, intenti, propositi, impulsi che restano fini a se stessi.
La politica non può esaurirsi nell’angusto ambito dei cinguettii o dei commenti incandescenti delle bacheche, la politica implica la partecipazione attiva ossia il pieno coinvolgimento ai processi di cambiamento della società. .
C’è bisogno di aria, di uscire dalle nostre case per ritrovarsi.
Abbiamo bisogno di realtà, non di frustrazioni, perché la disoccupazione ha toccato il 40%, l’Iva è al 22% e l’IMU premia i più ricchi e i morti sul lavoro crescono nell’indifferenza e tutto intorno a noi è annientato, impoverito, disumanizzato.
Il razzismo impera in questo paese, formazioni neo-naziste osano uscire per le strade con i loro funerei vessilli.
Da tempo abbiamo superato ogni limite.
Abbiamo bisogno di contarci, di riempire le piazze, di gridare la rabbia,. ma anche di dare inizio ad un percorso collettivo che ci veda uniti contro le politiche neoliberiste delle destre che da troppo tempo stanno piegando i popoli e abbindolando la classe politica, massacrando diritti e democrazia.
La lezione di Gramsci va ripresa fino in fondo.
Il suo insegnamento è attuale e ci chiama ad andare avanti.
Nonostante i tempi profondamente cambiati, l’ingiustizia economica e sociale rimane a testimonianza delle profonde disuguaglianze che caratterizzano quest’epoca e impediscono alla stragrande maggioranza un’effettiva partecipazione sociale ostacolando, di fatto, l’esercizio della democrazia.
I disoccupati di oggi sono gli stessi di tutti i tempi, come lo sono i poveri del mondo e i meccanismi di potere che muovono le guerre sono gli stessi.
Ma l’ingiustizia inflitta sui popoli ha sempre le ore contate e il bisogno forte di ribellione arriva.
Abbiamo di fronte questo appuntamento di Sabato, che non ha solo lo scopo di salvaguardare il dettato costituzionale, ma ne chiede prepotentemente l’applicazione, ossia l’attuazione di quel nesso fondamentale partecipazione – diritti – democrazia, voluto dalla Resistenza che affossò la barbarie fascista.
Perché dal bisogno di rialzare la testa, nasce la consapevolezza che diventa azione politica e lotta di liberazione.
Credo davvero che la via maestra sia questa!
Appuntamento a Roma Sabato 12 Ottobre Piazza della Repubblica!.