Ci saranno letture, presentazioni di libri, mostre, spettacoli e concerti, scarpinate, maratone: insomma, tante iniziative per ricordare.
In prima fila saranno i gonfaloni e i Sindaci e poi l’Anpi, l’Aned, i movimenti, la scuola, le associazioni insomma quell’universo straordinario e variopinto che raccoglie più generazioni, chiamato antifascismo.
Ci saranno anche i partiti o quel che resta, di sinistra in prima fila.
Ogni comune, dai più piccoli ai più grandi, avrà il suo momento speciale dedicato alla LIBERAZIONE.
Liberazione, avvincente parola derivata da “Libertà”, nobile sostantivo, astratto solo per la lingua, ma molto concreto per l’umanità.
Liberazione! Sì, liberazione, che evoca l’uscita dal terrore, dal giogo della schiavitù, vittoria sull’orrore perpetrato da una delle dittature più feroci della storia.
Momento storico straordinario di cambiamento, in cui si è iniziato a ricostruire non solo i paesi ridotti a cumuli di macerie dalla guerra voluta dal fascismo, ma lo Stato e la democrazia.
La portata rivoluzionaria di quei giorni è qualcosa di solidamente fissato nella nostra storia, si chiama Costituzione.
Il regalo più grande che la lotta di Liberazione ha consegnato al futuro del nostro paese è la carta costituzionale, che disegna un sistema di democrazia e partecipazione attiva alla vita dello Stato.
A leggerla, a conoscerla in profondità, ci si innamora perdutamente, perché è qualcosa di vivo che attraverso la vita del singolo individuo delinea con grande chiarezza l’identità collettiva, i cui valori sono: la libertà, l’uguaglianza, la partecipazione e i diritti , primo fra tutti, il lavoro.
Ma questo 25 aprile è diverso.
Un senso forte di disagio è avvertito per questo 25 aprile 2013. Non è proprio disagio, sono rabbia e sdegno!
Non si tratta – come in precedenza - della necessità urgente di riaffermare che assistiamo costantemente a gravissimi episodi di neo-fascismo, agguati, aggressioni vili e continue, che si manifestano alla luce del giorno, di ricordare ancora che le violenze razziste persistono e che non si può venir meno a quella vigilanza -mobilitazione antifascista quotidiana che costituisce l’unica risposta ad ogni tentativo di ritorno.
Questo 25 aprile 2013 risulta offuscato, sminuito da quel venerdì 19 aprile, giorno della rielezione del Presidente della Repubblica, in cui siamo praticamente – nei fatti - diventati Repubblica presidenziale. Anzi oserei dire monarchia presidenziale.
E non basta questo! Il 19 aprile si ricorderà tristemente come il giorno in cui, per l’ennesima volta, si è operato il salvataggio di Berlusconi e stabilito, contrariamente alla volontà della maggioranza del popolo, di dar vita ad un governo di larghe intese.
E’ questo, il peso che grava su questo 25 aprile: una opprimente cappa, ipocritamente denominata “Governo di larghe intese” che si concretizza in un accordo PD-PDL-Monti e si traduce nell’asservimento alla BCE e alle peggiori politiche neo-liberiste. Appunto, rabbia e sdegno!
Ma, via via che ci si allontana da quel buio 19 Aprile 2013, si sente che sta subentrando una sorta di rimozione-assuefazione, quasi una giustificazione di fronte a ciò che venerdì è successo.
Dopo le lacrime, i toni sconvolti e le invettive, le piazze, si sente dire: "Sì, ma in fondo cosa si poteva fare?". E ancora “Si è risolta una grave crisi istituzionale”.
Assistiamo ad un trionfo di incoscienza e ipocrisia mentre la destra tutta se la ride e ringrazia a piene mani!
Non si governa con chi ha fatto scempio della Costituzione!
Con questa consapevolezza sarò in piazza a manifestare per il 25 Aprile.
Al mio fianco la memoria di mio padre, partigiano in Montenegro e i valori che lui, insieme a tanti altri, donne e uomini come lui, ci hanno trasmesso.
Ci sarò, per dire che questo paese non può fare a meno della sinistra, perché i danni inferti alla democrazia sono irreversibili e occorre una sinistra unita e forte. Unita, forte e coraggiosa!
E non si osi, nel ritrovato buonismo dell’ultima ora, paragonare quella fase storica della Costituente dominata da veri e propri giganti del pensiero politico, a questo vuoto d’uomini e di menti in cui ci troviamo. Non possiamo accettarlo.
Allora, proprio alla luce del nuovo-“vecchio” contesto politico-istituzionale, corre l’obbligo di ribadire la convinzione che la memoria, quella della Resistenza e della Lotta di Liberazione, è, e resta, una memoria divisa e nessun tentativo di revisione storica e processo di pacificazione sarà possibile, neanche con le larghe intese.
Buon 25 aprile a tutti i resistenti!
Immagine tratta da: www.comune.lazise.vr.it