Troviamo una parte di Stati che si riservano addirittura il diritto-dovere di stilare liste di proscrizione, affidando alle agenzie di sicurezza ogni potere di sospensione delle libertà, in base a cui i cittadini di altri Stati diventano sospetti e per i quali anche il solo intrattenere rapporti e il riunirsi viene interpretato come vero e proprio tentativo di costruzione di covi, in quanto tali abitati da bestie indesiderate e da estirpare. Eccoci quindi immersi nella psicosi del terrorismo che affligge la civiltà occidentale.
I capi di Stato delle potenze occidentali dopo aver passato l'ultimo quarto di secolo a scatenare guerre, aprendo conflitti irrisolti, oggi viaggiano da Parigi a Tunisi per stringersi in cordoglio delle vittime del terrorismo, accorrendo in sostegno delle forze politiche moderate, come se l'unica forma di violenza politica esercitata fino ad oggi fosse quella dei sedicenti gruppi terroristi.
L'enciclopedia Treccani dà una definizione di terrorismo che è rispondente a ciò che l'ideologia dominante intende, ossia: "L’uso di violenza illegittima, finalizzata a incutere terrore nei membri di una collettività organizzata e a destabilizzarne o restaurarne l’ordine, mediante azioni quali attentati, rapimenti, dirottamenti di aerei e simili". In realtà con l'Isis quella stessa definizione andrebbe aggiornata, poiché è nata una soggettività politica che utilizza la pratica terroristica in maniera inedita: non più uno Stato Canaglia (uno Stato esistente reo di aver deviato non si sa bene quale norma), ma uno Stato Islamico (fondamentalista, certo, anche se i conservatori ritengono bene o male che tutti i musulmani lo siano) che si propone come vero e proprio neo-stato nel territorio di Stati Canaglia precedentemente destabilizzati. Siamo quindi di fronte ad una realtà che non mira semplicemente a conservare lo status quo in un determinato territorio o a destabilizzarlo, ma mira ad unificare nella destabilizzazione.
Direi che potremmo avere di fronte il primo tentativo di creare ex novo uno Stato Terrorista che si finanzia, guarda caso, col primordiale mezzo del pagamento d'imposta e impone costumi unificati, al fine di cementificare un'identità comune, a costo di farsi rispettare con la pena di morte.
Chissà se è sovvenuto alla memoria dei monarchi inglesi che nelle scorse settimane erano impegnati nell'atto di dare sepoltura a Riccardo III il contenuto degli Statuti di Kilkenny? Se la memoria è deficitaria si può sempre ricorrere agli avvenimenti più recenti che non si discostano poi molto da quelli dei secoli addietro. Nel 2001 il Patriot Act ha cacciato i diritti e le libertà civili del paese che si accingeva ad esportare la democrazia nel buio pesto, estendendo non solo i poteri dei servizi segreti oltre ogni limite, ma legalizzando, di fatto, la tortura. Ma la stretta repressiva anche nella più garantista Europa non è certo calata con mano più morbida, poiché già preparata da un trentennio di legislazione di emergenza per contrastare il terrorismo interno.
Il totalitarismo democratico ha smesso di essere un ossimoro da quando è divenuta operazione lecita l'arresto per "associazione sovversiva e violazione della legge sulle armi" a causa, ad esempio, di un'intercettazione sospetta (vedi il caso dei tre curdi arrestati nel lontano 2002 per aver pronunciato la parola cianuro che era in curdo, quindi con un significato evidentemente diverso da quello italiano corrispondente al veleno (qui).
Ma la storia degli arresti arbitrari e delle torture non è certo iniziata con l'11 settembre 2001, basta vedere quello che accadde a Genova proprio nel luglio di quell'anno. Insomma, la sospensione dell'habeas corpus e dello Stato di diritto era già in vigore prima che la fobia terroristica venisse instillata mediaticamente nelle menti dei cittadini.
Ma se questo non basta, perché la nostra società organica possa sentirsi più sicura dai disastri che provoca all'esterno delle proprie frontiere patrie, che cosa si può fare? Proseguire ulteriormente nel controllo capillare, nella schedatura e nella violazione di ogni libertà personale pare essere l'unica risposta trovata anche da questo governo che ha continuato sulla strada aperta dai precedenti esecutivi: la legge Pisanu del 2005 con “misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale” introdusse ulteriori modifiche alla legge Reale in tema di riconoscibilità nei luoghi pubblici delle persone ed espulsioni all’estero e, allo stesso modo, l'attuale esecutivo ha inteso operare con l'attuale decreto antiterrorismo scritto in seguito agli attentati di Charlie Hebdo (attualmente sospeso, ma in attesa di essere ripresentato in sede di disciplina delle intercettazioni).
Poi ci sarebbero addirittura 700 casi di detenzione denunciati persino da Amnesty International di cui nessuno parla e chi ne parla criticamente viene additato come neobrigatista (è pratica ricorrente ultimamente) o amico dei camorristi, peccato siano vere e proprie exclave di Guantanamo in Italia in cui i detenuti in regime di 41-bis vengono sottoposti deliberatamente al "carcere duro" al fine di indurre al pentimento (sulla storia del 41-bis vedi il volume di M.R.Prette recensito qui). Ma non vorrei dilungarmi troppo sulle forme di tortura accettate dai liberali, in fondo dall'entrata in vigore della Magna Carta ad oggi la storia dei soprusi dei "diritti reciproci" è piuttosto lunga.
Certo è che l'astuto piano securitario di Renzi sarebbe incompleto se l'intera Europa non provvedesse a proseguire sulla medesima strada e allora ecco arrivare provvedimenti in linea col nostro decreto antiterrorismo anche in Spagna, dove è recentemente passata alla Camera la Ley Mordaza, ovvero una legge sulla sicurezza pubblica che prevede un inasprimento delle sanzioni per chiunque voglia manifestare in piazza. Così gli assembramenti non autorizzati (politici e non) in stile acampadas degli Indignados non saranno più possibili per legge.
Il controllo della rete non manca neanche in questo caso, poiché verranno severamente puniti con ammende salatissime anche gli slogan contro le forze dell'ordine espressi non solo in piazza, ma anche via web, vietando persino la pubblicazione delle operazioni degli agenti sul campo. Una vera forma di controcontrollo del controllo democratico che ogni partecipante alle manifestazioni può esercitare nell'era degli smartphone.
Proprio dalla Tunisia, oggetto del recente attentato al Museo del Bardo, e più precisamente dal Forum Sociale Mondiale giungono voci allarmate in merito alle nuove normative antiterrorismo come strumento per il restringimento degli spazi di libertà (vedi intervista a Lina Ben Mhenni qui).
Ma gli scettici che non credono a queste sospensioni delle basilari leggi democratiche portate avanti da Stati sedicenti liberali, potrebbero sempre interrogarsi su che cosa ci faccia mai un cittadino italiano, tale Federico Annibale, arrestato su una panchina di Francoforte durante le proteste di Blockupy nel pericoloso atto di addentare un panino, in carcere ormai da due settimane senza neppure un capo di accusa a suo carico. Sul fatto che la detenzione non sia una misura investigativa, bensì punitiva, sembra essere d'accordo un po' tutta l'Europa della Carta dei diritti fondamentali, visto come si diletta a detenere in apposite strutture esseri umani per reato di clandestinità.
E, d'altra parte, questo elemento risulta quanto mai utile per l'ordine costituito al fine del mantenimento dell'ordine pubblico in ogni futura occasione contestativa.