Nel libro di Christian Raimo, Ho 16 anni e sono fascista (Piemme, 2018), la città gigliata ritorna per la vittoria di una formazione di estrema destra alle elezioni della consulta provinciale studentesca (2016), per la casa editrice Passaggio al Bosco (aperta nel 2017), per l’assassinio di Samb Modou e Diop Mor ad opera di Gianluca Casseri (2011). Larga parte delle considerazioni sulla strage di Macerata offrono inoltre spunti interessanti per la lettura dell’omicidio di Idy Diene su Ponte Vespucci (marzo 2018, il mese di stampa del volume), soprattutto nel ricostruire le dichiarazioni degli esponenti delle principali forze politiche non razziste (PD, Forza Italia, Movimento 5 Stelle).
La lettura proposta è di uno spazio - quello scolastico - lasciato completamente vuoto dalle giovanili dei partiti e dal Movimento 5 Stelle, in cui Forza Nuova e CasaPound (sotto forme mascherate) riescono a organizzarsi grazie a una spregiudicata operazione narrativa, fluida e adattabile. Una questione di moda, costruita attraverso canoni di abbigliamento (esiste anche una marca, Pivert) e tracce di una filosofia di vita pseudo-esistenzialista, veicolata dalla costruzione di uno stile.
L’antifascismo non è caratterizzante, se non come terreno in cui si misurano le contraddizioni della sinistra.
«L’antifascismo dichiarato ma non militante può fare il gioco dei neofascisti» (p. 69). «I neofascisti riconoscono le contraddizioni dell’antifascismo solo di bandiera e le sanno sfruttare» (p. 72).
All’iniziativa della scuola Verdi il dirigente ha avuto l’intelligenza di confermare come sarebbe vano pensare di insegnare i valori della Resistenza con un semplice additamento dei “cattivi” da parte del corpo docente. Il vittimismo di chi semina odio si fa forza di istituzioni teoricamente impegnate nella preservazione e applicazione dei dettami costituzionali. Colpisce vedere nell’aula di questo appuntamento un manifesto del 2012, una Festa Partigiana 2012 con Matteo Renzi (all’epoca Sindaco di Firenze), l’allora Assessore all’Educazione (Rosa Maria Di Giorgi) e il presidente del quartiere 1 di quel periodo (Stefano Marmugi), assieme al presidente ANPI dell’epoca (Silvano Sarti). L'onorevole Di Giorgi (già vicepresidente del Senato) e il Senatore Renzi hanno promosso una riforma costituzionale, nel 2016, in cui non sono mancati slogan di CasaPound a difesa della Costituzione. In quell'occasione ci sono state anche assurde accuse di connivenza con il fascismo verso i comitati del No dichiaratamente di sinistra, da parte di alcuni esponenti del Partito Democratico. Oggi il presidente del quartiere 1 (Maurizio Sguanci, sempre PD) su Facebook scrive di Mussolini come del politico che più ha fatto nella storia di Italia, facendosi fotografare all’inaugurazione dei giardini di via Fontana al fianco di un dirigente locale di CasaPound (quindi nella stessa via dove si trovano la scuola Verdi e la sede neofascista).
Le responsabilità sono principalmente della sinistra e delle istituzioni. Il ruolo della storia nel dibattito pubblico è quanto meno evanescente, mentre anche nelle scuole (come spiega Francesca Coin, intervistata) si afferma un modello di tecnocrazia, basato sulla concorrenza.
L’agile lettura di Christian Raimo riepiloga diverse informazioni e permette una panoramica complessiva di grande attualità: troverete anche un inquietante risposta a quella domanda che il sottoscritto si era fatto, leggendo i risultati della lista Dieci Volte Meglio, chiedendosi chi fossero.
Rispetto a quanto letto, con la mente ancora ancorata ai risultati elettorali del 4 marzo 2018, avanza una riflessione sul rapporto presente tra militanza e politica.
CasaPound e Forza Nuova, nel libro, appaiono simili a delle sette, fondate su pratiche diffuse nel secolo scorso. A sinistra ci siamo interrogati sul peso che diamo alle sigle della destra estrema, rispetto al numero reali di voti che queste raccolgono. Il problema è però vedere quanto le posizioni di intolleranza e qualunquismo riescono a far presa nel campo largo dello spazio pubblico. Come se fossimo di fronte a incubatori capaci di diffondere e spargere odio a largo raggio. Diamanti e Lazar sostengono una posizione simile nei confronti del populismo, ma si tratta forse di capire quale sarebbe la proposta del XXI secolo della sinistra occidentale.
Tolta la rassegnazione allo stato di cose presenti, da governare e riformare al meglio delle condizioni date (subendole anziché costruendole), escludendo la generosa militanza che crea sacche di resistenza ma non si sa coordinare in una complessiva proposta, cosa viene offerto alle nuove generazioni? Il vuoto. «Ed è soprattutto per questo che il futuro proietta una strana luce nera» (p. 103).
Christian Raimo, Ho 16 anni e sono fascista, Piemme, Milano, 2018, pp. 120, ISBN 978-88-566-6644-1
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Copertina del libro liberamente ripresa dal sito della casa editrice www.edizpiemme.it