Mercoledì, 11 Aprile 2018 00:00

Scienza e fede

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Scienza e fede

Scienza e religione possono convivere? Se sì, come? Domanda molto stuzzicante, non credete?!? Nei miei articoli più volte ho sfiorato l’argomento religioso e quasi sempre come contraltare negativo rispetto al progresso scientifico, visto come inarrestabile. Tant’è che andando oggi a cercare un tema sul quale cimentarmi ho pensato “Ma non è che forse ho un po’ esagerato? Non varrebbe la pena puntualizzare qualche dettaglio?”.

E infatti eccomi qua, pronto a intraprendere un viaggio sul rapporto tra fede, religione e scienza. Oggigiorno, credo, che vi sia una forte tendenza a banalizzare e a cercare categorizzazioni binarie, mi piace/non mi piace, in modo da pensare meno, sforzarsi poco e riposare molto la materia grigia. Questo modo di ragionare però non può, in nessun caso, essere rappresentativo di una realtà molto complessa e articolata, così, anche per riflettere sulla dialettica scienza/fede dovremmo partire sgombrando completamente il campo dai nostri pregiudizi. Scienza e religione sono due piani separati, che si toccano certamente in molti punti, scontrandosi su tantissimi argomenti, ma che difficilmente si possono escludere l’un l’altro nella personalità dei singoli individui.

Per spiegarmi partirò da un grande tema sul quale poco possiamo dire di definitivo: l’origine del tutto. Esiste un Dio che ha creato il Mondo? In sei giorni come dice la Bibbia? Beh, oserei dire impossibile, o quantomeno poco plausibile. Il Mondo, come tutto l’Universo, può derivare semmai da un fenomeno complesso e articolato come il Big Bang, dalla primordiale esplosione di massa e energia contenuta in quella singolarità senza tempo. Può, ma anche questa ipotesi non è certa al momento. Cosa c’era prima di quel momento? Chi ha dato il via? Chi ha acceso l’interruttore?

Ci sono molte teorie: c’è chi parla di un Universo che si espande e si contrae come una fisarmonica, creando, nel momento stesso del Big Crouch (il collasso dello spazio-tempo), le condizioni per un rimbalzo e un nuovo Bang, un’altra parla di un’esplosione casuale dovuta a una serie di fattori aleatori, altri invece preferiscono credere in un intervento divino a questo livello. Un Dio che accende l’Universo e lo lascia a sé stesso, un Dio causa prima dell’Universo1, ma comunque un Dio esistente. Un Dio, se vogliamo dire così, del tutto compatibile con la scienza insomma. Senza considerare tutti quelli che non pensano proprio alla spiegazione scientifica e restano saldamente ancorati ad una delle molteplici visioni creazioniste2.

Fermi tutti però. In questi discorsi ho saltato un passaggio fondamentale: il rapporto tra scienza e fede è una cosa, quello tra scienza e religione è altro. Torniamo indietro nel tempo alla nascita della scienza. Era il VI secolo a.C. quando in varie zone del Mondo (Grecia, Cina, India, Persia) si iniziò a pensare ai fenomeni naturali non solo come a segni di potenza divina, ma anche come fenomeni da studiare con “metodo” più o meno scientifico. Tuoni, fulmini, incendi, tutto attirava la curiosità di menti che mettevano da parte la paura per portare avanti la sete di conoscenza. Da questo scatto nacque il primo embrione di pensiero scientifico. E in contemporanea si formò la prima spaccatura tra religione e scienza3.

Da un lato c’era chi vedeva con razionalità il fenomeno naturale, dall’altra chi lo temeva e lo additava alla magnificenza dei propri dei. Con la strutturazione successiva, sia della scienza che delle religioni, questa separazione diventò sempre più rigida e anche le scoperte più evidenti divennero difficili da accettare se in contraddizione con qualche dogma religioso. Basti pensare a cosa successe con le prove della sfericità della Terra o dell’eliocentrismo, cosa è capitato in molte aree del Mondo dove scienziati si sono scontrati (e si scontrato ancora) con le autorità morali e religiose. Questo però, al contrario di cosa si può pensare, non ha mai impedito a grandi scienziati di essere anche grandissimi uomini di fede. Galileo, Einstein, Newton, Giordano Bruno e tanti altri. Proprio loro sono colo che hanno sofferto più di tutti l’astio delle gerarchie religiose verso la scienza. Uomini credenti, uomini devoti, che però hanno dovuto conciliare la loro fede con il loro amore per la conoscenza.

Certo è che non credo sia possibile tracciare una linea netta di demarcazione tra ciò che riguarda esclusivamente la scienza e ciò che invece risiede solo nell’ambito divino. Per chi, come me, è capace di vivere senza il bisogno di cercare un qualcosa di ultraterreno, la faccenda è semplice; esattamente come immagino sia per chi rende tutta la questione attinente alla sfera religiosa. Ma cosa possiamo dire di chi sta all’interfaccia? E cosa possiamo dire di tutte quelle faccende che, ancora tutte da risolvere, sono letteralmente borderline?

Se dovessimo ascoltare la lezione della storia, dovremmo imparare che lentamente, inesorabilmente, la scienza avanza e porta luce e conoscenza laddove c’era il buio dell’ignoranza. Questa oscurità, sia ben chiaro, non è la fede personale! No, perché avere una propria fede non vuol dire necessariamente essere ignoranti, oscurantisti o antiscientifici, ma solo credere in qualcosa di spirituale. Il buio “della ragione” (vd. gli Illuministi) è quello delle gerarchie religiose che cercano di estendere il loro proprio recinto d’azione alla realtà materiale e non accettano il fatto di essere contraddette dall’oggettività del metodo scientifico.

Bertrand Russell, grande logico, matematico e filosofo nel XX Secolo, sosteneva che tra scienza e teologia si trovasse il campo d’azione della filosofia4. La scienza trova il suo bel da fare con le nozioni definite, la religione con i suoi dogmi, il pensiero filosofico invece deve provare a dare una connotazione scientifica alla zona grigia ancora inesplorata. Il punto, come appare chiaro, è che questa interfase non è fissa, ma mobile e, con il tempo, si sposta. Mille anni fa molte conoscenze, oggi date per scontate, sarebbero state bollate come stregoneria, cento anni non sapevamo nulla dello spazio e del tempo, oggi stiamo cercando di unificare le conoscenze scientifiche sulla materia e sull’Universo. Resterà sempre, come nel paradosso di Zenone, una parte di cammino da fare, scientificamente parlando, ed è in questa zona inintelligibile che dovrebbe trovare il suo spazio la fede personale.

Finché, al contrario, l’obiettivo delle strutture religiose sarà quello di delegittimare ogni pensiero scientifico, in quanto critico e capace di mettere in discussione tutto, sarà inevitabile lo scontrarsi tra scienza e religione, ma nel momento stesso in cui questa dialettica si porta a livello individuale, diventa facile comprendere come la fede personale non rappresenti un problema per la scienza e per il progresso scientifico. Due piani, come dicevo all’inizio, separati ma che si toccano.

Due piani che intersecano i livelli individuale e collettivo e che, in questi livelli, esprimono ogni loro differenza: la fede individuale convive tranquillamente con la scienza (che per definizione non può che essere collettiva), mentre una religiosità dogmatica collettiva è giocoforza nemica del metodo scientifico. Esistono fedi plurali amanti della scienza, così come individui fideisticamente lontani da essa o scienziati aprioristicamente diffidenti dalla spiritualità, individuale o collettiva che sia. Insomma, come si può vedere la situazione è veramente molto articolata per essere semplicemente ridotta ad un dualismo senza senso scienza vs religione. Forse l’unico modo per poter, seriamente, ragionare di questo argomento è scinderlo nelle sue componenti primarie e non cavalcarlo come fosse, appunto, una guerra di religione!



1 Aristotele, Metafisica, 1071b 3-22

4 Bertrand Russell, Storia della filosofia occidentale ISBN 88-502-0514-7

 

Immagine ripresa liberamente da pxhere.com

Ultima modifica il Martedì, 10 Aprile 2018 16:47
Samuele Staderini

Sono nato nel 1984 vicino Firenze e ci sono cresciuto fino alla laurea in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche nel 2009. Dopo il dottorato in Chimica, tra Ferrara e Montpellier, ho iniziato a lavorare al CNR di Firenze come assegnista di ricerca (logicamente precario). Oltre che di chimica e scienza, mi occupo di politica (sono consigliere comunale a Rignano sull'Arno), di musica e di sport. E si, amo Bertrand Russell!

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