Lo scorso 17 ottobre il Parlamento canadese ha dato il via libera alla legalizzazione della cannabis per uso ricreativo. Dopo l’Uruguay, il Canada diventa così il secondo paese al mondo a rendere legale la marijuana per tutti gli usi. Fortemente voluta dal premier Trudeau, la legge rende ad oggi il Canada il più grande mercato di cannabis legale al mondo, riaccendendo il dibattito in molti paesi sulla legalizzazione delle droghe leggere, argomento che questa settimana abbiamo deciso di trattare “a dieci mani”. 

Pubblicato in A Dieci Mani

Volontariato: gemello buono del carcere? 
In questa afosa estate impazzano le aggressioni ai danni di persone o cose, per mano generalmente di giovani che agiscono mossi dalle più svariate (e banali) motivazioni, talvolta semplicemente dalla noia. Il pubblico è diviso: taluni si limitano a derubricare i fatti come "ragazzata", altri invece invocano il ricorso al "volontariato" (ovviamente obbligatorio). Viene quindi da chiedersi se questo possa essere davvero un metodo per rimettere in carreggiata coloro che escono dal seminato del buon comportamento.

Pubblicato in Società
Lunedì, 19 Giugno 2017 00:00

La luna nel pozzo: il teatro a Sollicciano

Giovedì 15 giugno è andato in scena presso il teatro del carcere di Sollicciano "La luna nel pozzo", uno spettacolo di teatro-danza realizzato dall'Associazione Pantagruel tramite il progetto finanziato dal Comune di Firenze "Laboratori al fresco: animazione culturale in favore della popolazione carceraria". L'Associazione Pantagruel da anni si occupa dei diritti dei detenuti, realizzando laboratori, corsi di formazione e creatività - come il laboratorio, avviato nel 2001, "la poesia delle bambole", un percorso pedagogico attraverso la creazione di bambole di stoffa - e continue battaglie per la dignità di chi è chiuso tra le sbarre. Lo spettacolo ha avuto come protagoniste 4 detenute del carcere coadiuvate da due operatrici/attrici dell'Associazione: Elena Cojocaro, Cristea Garofita (detta Erika), Maria Andrea Mistoc (detta Shakira), Maria Colangelo, Manuela Giugni ed Enrica Ignesti.

Pubblicato in Società
Venerdì, 09 Giugno 2017 00:00

Di carcere e dignità

Caso Riina: let's talk about... carceri!

La Cassazione ha dichiarato che "Totò Riina ha diritto a una morte dignitosa". Poche parole negli ultimi tempi sono state oggetto, come in questo caso, di riflessioni (e speculazioni talvolta) se ad un boss mafioso debba o meno essere concesso il diritto di morire in pace.

Pubblicato in Diritti

Di carcere in Italia si parla sempre troppo poco. È raro che le condizioni, gli avvenimenti e la gestione del sistema carcerario risalgano la china della cronaca quotidiana (eccezion fatta forse quando a pronunciarsi e l’Unione Europea) ed ancora più raro è che si parli delle difficoltà che deve fronteggiarsi chi deve o decide di confrontarsi con questo.

Pubblicato in Società
Sabato, 21 Novembre 2015 00:00

Visita al carcere

La notte non sa nulla dei canti della notte
È quel che è, come io sono quel che sono:
e nel percepire ciò percepisco meglio me stesso
e te
Solo noi due possiamo scambiarci
ciascuno con l’altro quel che ciascuno ha da dare.
Riaffermazione del romantico, Wallace Stevens

Il 4 novembre l'appuntamento di formazione è sul campo per i ragazzi del Servizio Civile e prevede una giornata di incontro e confronto con le persone detenute nell'unico carcere (maschile) che si trova Pavia. Gli occhi sono impazienti di conoscere ma le gambe non sono dello stesso avviso. L'ansia prende il largo quando vedo giungere Don Dario in bicicletta e una macchina carica di donne con i piccoli al seguito, divertiti fanno a gara per guardare fuori dal finestrino. E' giornata di colloqui ( di visite) alla Casa Circondariale Torre del Gallo.

Pubblicato in Società

Alessandro Zabban e Elena De Zan

Trust No Bitch: recensione di Orange is the New Black


Guardia: "detenuta, cosa è quel buco nel muro?"
Detenuta: "è un'opera d'arte che rappresenta la futilità del lavoro dei colletti blu nell'era tecnologica. E la vagina".

Orange is the new black (OITNB) è una delle serie tv più interessanti uscita in questi ultimi anni. Prodotta dalla Netflix, canale on demand americano che si è fatto valere con un palinsesto di qualità (basti pensare a Narcos o House of Cards), questa irriverente dark comedy, per spirito provocatorio, approccio critico ed attualità si spinge su territori di inesplorata originalità.

Meraviglia il continuo cambio di registro, ancora più frenetico ed imprevedibile di quello di Breaking Bad, la continua sovrapposizione di momenti di assoluta ilarità e di pungente ironia con altri in cui prevale l'elemento drammatico, la tragedia individuale sullo sfondo di una società decadente e ingiusta. Dettagli scabrosi e lirismo si mescolano e confondono, contribuendo a definire personaggi credibili e autentici. Al centro, tematiche che raramente trovano spazio all'interno di altri palinsesti e un'ambientazione, quella di un carcere femminile americano, ricostruita con profondità di investigazione, rimarcando dinamiche, relazioni e regole informali della vita quotidiana all'interno di una istituzione totale.

La trama è l'adattamento di una storia vera, riportata nel (quasi) omonimo romanzo di Piper Kerman, Orange Is the New Black: My Year in a Women's Prison. La protagonista è Piper Chapman, una giovane bionda dagli occhi azzurri che apparentemente incarna la "brava" ragazza medio-borghese: ha un'alimentazione sana, gestisce un'azienda di saponi biologici, ed è innamorata del suo promesso sposo; la sua tranquilla vita viene però sconvolta quando si trova a dover rispondere di fronte alla legge di una bravata giovanile, commessa una decina di anni prima: aver trasportato in aereo una grande quantità di denaro sporco per conto della sua ex amante, Alex Vause, una narcotrafficante.

Per questo motivo Piper viene arrestata e si trova ad affrontare le difficoltà della vita carceraria, fra divisioni razziali, desideri e speranze di riscatto, solitudini e rapporti spezzati, relazioni complesse col sistema normativo istituzionalizzato. Affianco alla sua storia, vengono narrate le vicende e gli intrecci di tutti i personaggi che ruotano attorno alla prigione, non solo delle detenute, ma anche delle guardie carcerarie e del personale politico e amministrativo. Si intrecciano così i diversi vissuti e puntata dopo puntata si scoprono i passati e i retroscena di tutti i protagonisti.

L'ambiente carcerario diventa l'escamotage ideale per affrontate diversi temi, molti dei quali legati a questioni femminili e femministe (come quando alcune detenute si rendono conto di non aver mai visto la loro vagina) e al mondo LGBTQI (oltre a Piper, che ha avuto storie sia con donne che con uomini, vi sono personaggi transessuali, butch, lesbiche lipstick, gay non dichiarati ecc.). Chi conosce Weeds, l'altra serie creata da Jenji Kohan, potrà riscontrare in OITNB lo stesso stile graffiante: i protagonisti sono degli "anti-eroi", tutt'altro che politically correct; inoltre, proprio come in Weeds, la sessualità nelle sue molteplici e non convenzionali sfaccettature viene raccontata in maniera esplicita e mai banale, tanto da diventare una delle tematiche principali della serie. Rispetto al precedente lavoro della Kohan però, OITNB ha il pregio di esaltare in maniera più realistica le differenze nel modo di vivere il proprio corpo e la propria sfera emotiva e sessuale. Nella serie sono presenti anche personaggi con corpi non normati, mostrati anche in scene di nudo, che fuoriescono dalla perfezione dei canoni di bellezza televisivi.

Non si parla però solo di corpi e sessualità: in OITNB il carcere è microcosmo di socialità e di rapporti sociali. Emergono così altri temi, come la cecità del sistema burocratico, l'arbitrarietà dell'apparato giudiziario, il conflitto fra religione istituzionalizzata e pratiche spirituali spontanee, oltre alle differenze etniche e di classe.
In particolare è interessante notare la maestria con cui OITNB mette in luce come i sistemi e le relazioni di potere esistenti sia all'interno del carcere che nei rapporti tra esterno ed interno della struttura penitenziaria siano fortemente corrotti. Vengono così narrati episodi di frodi e abusi di potere come i soprusi delle guardie (come i favori in cambio di prestazioni sessuali, l'utilizzo dell'isolamento per punire detenute indesiderate ecc.), la corruzione e cattiva gestione da parte dei "piani alti" del carcere, l'utilizzo di fondi destinati alla struttura penitenziaria per finanziare la carriere politiche.

In questo modo OITNB mette in discussione l'intera gestione sociale, economica e politica del carcere, finendo per criticare non solo il sistema a carcerario in sé ma anche la società attuale nella sua interezza. Ciò emerge in particolare nella terza serie, dove la critica al capitalismo diventa più esplicita, e la privatizzazione del carcere diviene lo sfondo entro cui si consuma la definitiva sconfitta dello stato sociale e del sindacato sulle logiche neoliberiste.

Con amaro sarcasmo si mostra il trionfo ideologico di un sistema talmente pervasivo da essere interiorizzato dalle stesse detenute (quando Piper organizza una "attività produttiva" illegale dentro la prigione,"licenzia" la detenuta che prova a chiedere un "aumento salariale"), spesso divise in bande etnico/sociali disposte a tutto pur di accaparrarsi i lavori carcerari meno logoranti o per il controllo delle risorse (miele, merendine, cioccolato, verdure fresche, cellulari entrati clandestinamente). Emerge allora un potere foucaultianamente diffuso di autodisciplinamento che convive con i tentativi delle detenute di mettere in atto quelle strategie di difesa delle propria identità, descritte dal sociologo Erwin Goffman in Asylum, in cui si attivano canali di comunicazione alternativi a quelli ufficiali, ci si adopera in pratiche nascoste e a forme organizzative originali tramite le quali si prova a resistere all'annullamento identitario che l'istituzione totale spesso provoca.

OITNB è questo e tanto altro ancora: arriva a parlarci delle contraddizioni della società contemporanea con intelligenza e profondità, ma senza vuoti intellettualismi e con la dovuta attenzione all'intrattenimento puro.
Non ci resta che vedere cosa vi sia in serbo per la prossima stagione, la cui uscita è prevista per questa estate.

Pubblicato in Video
Mercoledì, 08 Aprile 2015 00:00

Mumia Abu-Jamal, la voce dei senza voce

In Italia sporadici guizzi portano in televisione un Adriano Celentano che, divenuto paladino della giustizia, si appella al Presidente della Repubblica perché venga revocata la pena carceraria per Fabrizio Corona, vittima del sistema dal momento che “è stato punito solo per aver fatto delle foto” (!!!). Oltreoceano migliaia di persone sono mobilitate per salvare la vita di Mumia Abu-Jamal, giornalista e storico militante delle Black Panthers in carcere da oltre trent’anni.
Mumia Abu-Jamal è sempre stato uno dei punti di riferimento principali del movimento per l’emancipazione e la difesa degli afro americani negli Stati Uniti. Vicino alle Balck Panthers sin da quando era uno studente liceale (periodo in cui scelse il suo nome swahili) ed in seguito al movimento di simpatie anarchiche MOVE, comprese ben presto il ruolo centrale della contro informazione: fu così che, lavorando per giornali e trasmissioni radiofoniche, divenne per tutti “la voce dei senza voce”, impegnandosi in uno scrupoloso ed inflessibile lavoro di denuncia di abusi da parte della polizia e della corruzione dei politici locali.

Pubblicato in Internazionale

Il 9 novembre il Cinema Alfieri di Firenze, ha avuto come suo ospite Ascanio Celestini, giunto qui a presentare il suo nuovo libro “Pro Patria”.

Il testo di Celestini si svolge in carcere, il protagonista è un detenuto che si prepara a scrivere un discorso che dovrà pronunciare, ma c’è un altro personaggio, con cui il carcerato instaura un dialogo serrato che trascende le barriere temporali: si tratta di Giuseppe Mazzini. È proprio attraverso questo scambio con

Pubblicato in Arti
Giovedì, 06 Giugno 2013 23:11

Mi cercarono l'anima a forza di botte

La terza Corte d’Assise di Roma ha parlato chiaro: le uniche persone che possono essere ritenute colpevoli per aver ucciso Stefano Cucchi sono cinque dei sei medici imputati; agenti della polizia ed infermieri sono stati dichiarati non colpevoli dal momento che il fatto non sussiste. E’ in questo modo che si chiude il processo di primo grado sulla morte del ragazzo: con l’attribuzione di pene irrisorie per chi non ha curato Stefano. Ma nessuno è parso interessarsi al perché Stefano ci sia arrivato in quelle condizioni tra le mani dei medici.

Pubblicato in Società
Pagina 1 di 2

Free Joomla! template by L.THEME

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti.