Un esperimento unico che coniuga un disco live e un film Netflix che rilegge la vita del Boss
Non accade spesso di poter sperimentare un’opera d’arte esattamente come è stata pensata dall’autore, senza che sia stata oggetto di modifiche, spesso anche radicali, che la rendano più appetibile al pubblico. Grazie ad un progetto del Conservatorio di Musica Luigi Cherubini di Firenze coordinato dal M° Giovanni Del Vecchio, sabato 6 Ottobre 2018 presso il Teatro dell’Affratellamento è stato possibile assistere alla prima rappresentazione di un’opera di questo tipo, in versione per ora semi-scenica.
Tuco in Love – la subdola rivoluzione di un’opera western
Grazie al gradito dono di un abbonamento all’opera da parte di un’anziana amica di famiglia ho avuto la possibilità di andare a vedere una serie di opere di cui per essere del tutto onesto non mi sarei scomodato a pagare il biglietto. La prima è stata l’Iris di Mascagni – e la mia idea che non valga i soldi del biglietto ne esce immutata. Domenica scorsa è stato il turno della Fanciulla del West di Puccini – un autore che per qualche motivo ho sistematicamente sottovalutato, e per quanto la resa sia stata tutto men che perfetta, l’opera è senza dubbio una di quelle che val la pena di vedere, tanto per il suo innegabile valore musicale, quanto per degli interessanti aspetti nella caratterizzazione dei personaggi.
Giovedì 15 giugno è andato in scena presso il teatro del carcere di Sollicciano "La luna nel pozzo", uno spettacolo di teatro-danza realizzato dall'Associazione Pantagruel tramite il progetto finanziato dal Comune di Firenze "Laboratori al fresco: animazione culturale in favore della popolazione carceraria". L'Associazione Pantagruel da anni si occupa dei diritti dei detenuti, realizzando laboratori, corsi di formazione e creatività - come il laboratorio, avviato nel 2001, "la poesia delle bambole", un percorso pedagogico attraverso la creazione di bambole di stoffa - e continue battaglie per la dignità di chi è chiuso tra le sbarre. Lo spettacolo ha avuto come protagoniste 4 detenute del carcere coadiuvate da due operatrici/attrici dell'Associazione: Elena Cojocaro, Cristea Garofita (detta Erika), Maria Andrea Mistoc (detta Shakira), Maria Colangelo, Manuela Giugni ed Enrica Ignesti.
Martedì 11 aprile si chiude in bellezza la rassegna di prosa del “Teatro della Arti” di Lastra a Signa con due grandissimi volti del teatro italiano: Glauco Mauri e Roberto Sturno, accompagnati dalle suggestive musiche composte ed eseguite da Giovanni Zappalorto.
La breve favola di Gotthold Ephraim Lessing, “il Canto dell’Usignolo”, diventa lo spunto metaforico e il filo conduttore per dare voce, e canto, a colui che nella sua immensa opera ha scandagliato tutti i sentimenti, tutte le emozioni, tutte le sfaccettature e le miserie umane: William Shakespeare. Dall’amore alla morte, dalla vendetta al perdono, dalla tragicità e brutalità del reale alla delicatezza eterea e fiabesca del sogno, Shakespeare più di ogni altro forse ha dipinto l’essere umano nella sua abissale complessità.
Goldoni e le sue smaniose villeggiature
Domenica 12 marzo si è conclusa la settimana fiorentina per la Compagnia degli Onesti, che ha portato in scena le goldoniane "Smanie per la Villeggiatura", primo capitolo della trilogia scritta dal commediografo settecentesco, regia di Emanuele Barresi. Nonostante si trattasse della sesta (ed ultima) replica tanti sono stati gli spettatori presenti in sala, confermando la fama di Goldoni, che non smette di attirare gli appassionati del palcoscenico.
Non sembra avere pace lo spettacolo “Fa'afafine. Mi chiamo Alex e sono un dinosauro” di Giuliano Scarpinato.
Fa'afafine parla di un bambino che scopre la fluidità della propria identità di genere. Lo spettacolo è rivolto in primo luogo alle scuole in un'ottica di educazione alle differenze e al rispetto reciproco, e prende il nome dai Fa'afafine della isole Samoa, persone che vivono riconoscendosi in un terzo genere. Lo spettacolo ha vinto importanti premi e ha ricevuto sostegno anche da Amnesty International. Riconoscimento che non sembra essere bastato: Fa'afafine ha scatenato infatti una lunga serie di polemiche lungo tutta la Penisola.
“Aujourd’hui ma mère est morte”. Così inizia lo straordinario romanzo di Camus, “Lo straniero”, cui ha ridato voce l’altrettanto straordinario Fabrizio Gifuni, in “Lo straniero. Un’intervista impossibile” da martedì 19 a domenica 24 aprile al teatro Niccolini, per la regia di Roberta Lena.
Gifuni si è calato magistralmente ed emotivamente nei panni di Meursaul,t il protagonista del suddetto capolavoro di Camus, ambientato nell’assolata e secca Tunisia. Meursault è un osservatore meticoloso di quel che accade intorno a lui, ma il suo sguardo chirurgico che getta su fatti e sentimenti umani non si rivela altrettanto penetrante per quanto riguarda il suo di animo umano. Sembra un uomo svuotato di passioni, un po’annoiato o inaridito, quasi apatico, indifferente sull’esito di qualsiasi scelta gli si apra davanti. L’una vale l’altra, il più delle volte. È straniero a se stesso e alla propria esistenza, si adagia con tranquilla noncuranza a tutto ciò che gli
Di Chiara Del Corona e Lorenzo Palandri
“Per il tuo libero pensiero
sei imprigionato da tanto tempo.
Così tanto che il mio lamento
non riesce più a raggiungerti.
E solo odi il vento.
E solo odi il mare.”
(“Abandono”o “Il Fado di Penichei”)
Il teatro non è soltanto un momento ludico o di evasione. Il teatro ha anche il potere di far riflettere e di educare, o, meglio ancora, di sensibilizzare. Questo è l’intento di “Matite spezzate”, nato dalla penna del regista Alessandro Becherucci e messo in scena l’8 e il 9 aprile dalla Compagnia Stabile di Prosa del Teatro Nuovo Sentiero.
Era il 2007 quando Stéphane Lissner, Sovrintendente del Teatro alla Scala, commissionò al compositore Giorgio Battistelli un’opera per l’occasione dell’Esposizione Universale. Un lavoro teatrale e musicale che riguardasse il tema di Expo 2015, “nutrire il pianeta - energia per la vita”, e che fosse nuovo, moderno, attuale.
I lavori di scrittura del libretto e degli spartiti furono travagliati fin dall’inizio, con tensioni tra compositore, librettista e i registi che si sono susseguiti nel ruolo. Quando infine si approdò alla scelta di Robert Carsen alla regia e il libretto era completato, mancavano ancora numerose pagine di partitura. Il Teatro alla Scala, nel frattempo, scelse di inaugurare l’Expo con la Turandot di Puccini, diretta da Chailly, e il finale inedito di Luciano Berio.
Il maestro Battistelli ha lavorato all’orchestrazione di "CO2", titolo che riprende la formula chimica dell’anidride carbonica, fino agli ultimissimi giorni di prova, a qualche giorno di distanza dalla prima esecuzione, riducendo, allargando, tagliando e riscrivendo numerosi fogli. Il prodotto scaturito da una gestazione tanto lunga è senza dubbio, e non poteva non esserlo, di notevole qualità e pregio artistico.
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