Domenica, 12 Febbraio 2017 00:00

Fa'afafine e il bigottismo di cattolici e fascisti

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Non sembra avere pace lo spettacolo “Fa'afafine. Mi chiamo Alex e sono un dinosauro” di Giuliano Scarpinato.

Fa'afafine parla di un bambino che scopre la fluidità della propria identità di genere. Lo spettacolo è rivolto in primo luogo alle scuole in un'ottica di educazione alle differenze e al rispetto reciproco, e prende il nome dai Fa'afafine della isole Samoa, persone che vivono riconoscendosi in un terzo genere. Lo spettacolo ha vinto importanti premi e ha ricevuto sostegno anche da Amnesty International. Riconoscimento che non sembra essere bastato: Fa'afafine ha scatenato infatti una lunga serie di polemiche lungo tutta la Penisola.

Primi a far partire la caccia alle streghe i genitori cattolici, seguiti a ruota dalle destre più o meno istituzionali fino ad arrivare alla gerarchia cattolica, in una lunga serie di proteste più o meno pacifiche e di fatti anche molto sgradevoli. Tra questi ultimi si colloca sicuramente un autentico atto di pirateria informatica rivendicato dai neofascisti di casapound Bolzano e rivelato dai blog Gayburg e Gaypost: un consigliere comunale eletto nelle liste del suddetto “movimento” ha infatti organizzato una proiezione illegale del filmato anteprima di Fa'afafine, che come è prassi gli organizzatori dello spettacolo avevano inviato con link e password ai membri della commissione cultura del Comune, commissione in cui siede anche il consigliere in questione. L'intento della proiezione illegale secondo il movimento neofascista sarebbe di “mettere in guardia” i genitori commentando “a modo loro” il video trafugato. È ovvio l'intento di danneggiare e diffamare lo spettacolo teatrale, un progetto che evidentemente rientra tra le priorità di CPI.

Gli estremisti di destra bolzanini infatti si erano già distinti come ispiratori di un dibattito sul tema dai toni vergognosi in consiglio comunale nonché delle contestazioni sguaiate e al limite della violenza che hanno tristemente accompagnato le rappresentazioni di Fa'afafine nella città sudtirolese, come quelle raccontate a Gaypost da Scarpinato: «viste le polemiche nate a Bolzano sulla messa in scena dello spettacolo, ho partecipato ad un’assemblea pubblica con circa trecento persone. Nessuno di coloro che partecipava a quell'assemblea aveva visto lo spettacolo, eppure mi sono state rivolte accuse assurde come tentativi di indurre alla masturbazione, di voler fare cambiare sesso ai bambini e perfino accuse di pedofilia». Scarpinato, sempre a Gaypost, ha dichiarato di voler valutare le vie legali, sostenuto dal Teatro Stabile di Bolzano.

Purtroppo Bolzano non è un caso isolato. Fatti simili si sono ripetuti anche a Pistoia, dove la Lega ha organizzato una protesta all'ingresso dei teatri, in provincia di Bologna alcuni militanti di Forza Nuova hanno inscenato una protesta, mentre a Firenze addirittura l'Arcivescovo Betori si è schierato contro lo spettacolo di Scarpinato in una dura lettera che invita i genitori a boicottarlo non mandando i figli a teatro. Notizie di queste ore riferiscono addirittura di violente minacce anonime rivolte all'autore e alla troupe teatrale.

In questo calderone dove il bigottismo di alcuni “genitori preoccupati” si mescola alla strampalata teoria del complotto della ideologia gender – ideata e diffusa dagli ambienti del conservatorismo cattolico – e alla violenza intimidatoria neofascista, Chiesa e gruppi di destra si trovano nuovamente dallo stesso lato della barricata (e dal lato sbagliato della storia) mentre le istituzioni o latitano o non sono in grado di fornire una risposta adeguata al fanatismo. Gravissimo che il Ministero dell'Istruzione e il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali non abbiano difeso con toni adeguati Scarpinato e lo spettacolo in sé, oltre che una più ampia idea di educazione universale alla diversità. A restare vittima della cagnara di destra oltre alla cultura, al teatro e alla libera espressione artistica è infatti soprattutto un potenziale “pezzo” valido e delicato di un progetto educativo di cui l'Italia ha evidentemente un urgente bisogno.

Ultima modifica il Sabato, 11 Febbraio 2017 22:06
Niccolò Bassanello

Nato a Bozen/Bolzano, vivo fuori Provincia Autonoma da un decennio, ultimamente a Torino. Laureato in Storia all'Università di Pisa, attualmente studio Antropologia Culturale ed Etnologia all'Università degli Studi di Torino. Mi interesso di filosofia delle scienze sociali, antropologia culturale, diritti delle minoranze e studi sull'educazione. Intellettualmente sono particolarmente influenzato dai lavori di Polanyi, Geertz, Wittgenstein e Feyerabend, su cui mi sono formato, oltre che dal postoperaismo e dal radicalismo statunitense. Nel tempo libero coltivo la mia passione per l'animazione, i fumetti ed il vino.

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