I popoli del mare, probabilmente etruschi compresi, le popolazioni proto-italiche che occuparono le valli intorno al Po, i micenei, i greci delle città-stato, i cartaginesi, i normanni, gli arabi ecc ecc. La penisola italica ha avuto un ruolo centrale nella cultura e nella storia del mare di mezzo. In questo spazio multiculturale, città aperte al mondo come Pisa, Amalfi, Genova e Venezia hanno sfidato per secoli addirittura le regole di una guerra santa per ottenere il loro status. Porti e città come Napoli, Palermo e Trieste sono stati la fusione e punto di incontro di regni ed imperi. In epoca contemporanea, l'Italia come regno e come Repubblica ha sempre dato prova di una grande solidarietà e di accoglienza. Memore della sua storia di grande porto d'Europa, di un popolo di migranti, che ha conosciuto cosa vuol dire vivere in un territorio straziato dalla guerra e dalla povertà.
Matteo Salvini, Luigi Di Maio e il loro governo ci stanno invece riportando a un'epoca in cui il nostro paese aspirava ad opprimere il mondo. A chiudersi al mondo, a fossilizzare e irrigidire una cultura fluida e multiforme come quella italica. Costringere una nave con centinaia di persone a bordo a restare sul mare in tempesta, violando ogni regola dell'accoglienza e ogni diritto umano che pensavamo insindacabile, è un gesto che tradisce secoli e secoli della nostra storia.
È un tradimento chiudere i nostri porti all'accoglienza e alle navi che fuggono dalla guerra, dalla fame e da tutto quello che noi abbiamo vissuto ma che abbiamo scordato. Soprattutto in un momento storico come questo, nel quale incredibilmente per molti il Mediterraneo è tornato ad avere un ruolo centrale nella geopolitica mondiale, una centralità che aveva perso con la Guerra dei Sette Anni e l'indebolimento dell'Impero ottomano. Oggi questo nostro mare di mezzo torna prepotentemente a rivendicare il suo ruolo vitale nella storia europea, con tanti scenari instabili e aperti: la Turchia di Erdogan, il Canale di Suez, il Bosforo, le coste del Nord Africa, la “Mezzaluna fertile”, Gibilterra ecc. In questo teatro internazionale, tradendo ripeto la nostra storia, questo governo ci chiama fuori dalla contesa e ci nega la possibilità di occupare un ruolo centrale in questo processo di riscoperta del Mediterraneo.
L'onda di xenofobia, paura, ostilità, razzismo che ha travolto il nostro paese è stata colpevolmente cavalcata dai governi a guida PD degli anni scorsi. In cambio del consenso, poi scemato perché gli elettori arrabbiati seguono poi sempre chi è più “cattivo” di te, sono state fatte passare come “riforme progressiste” un accordo con la Libia per fermare gli sbarchi, dove i migranti vengono rinchiusi in campi di detenzione disumani o lasciati a morire nel deserto, una legge sul decoro urbano, la lotta al degrado a suon di multe ai senzatetto che dormono nei parchi o sulle panchine con delle coperte ecc ecc. Dopo il semestre europeo e dopo cinque anni di governo, il Partito Democratico del 40 % alle europee esaltato come un vanto non è stato capace di proporre in accordo con altri paesi europei una riforma decente del Trattato di Dublino. Non è stato capace di riformare la legge sull'immigrazione e tutto il sistema dei servizi.
Il grande problema dell'Italia rispetto agli altri stati europei, dalla Grecia sino alla Svezia, è la totale assenza di una politica di integrazione. I servizi di accoglienza sui territori sono pochi e restrittivi, lasciati ai singoli Comuni i quali appaltano colpevolmente e per logiche politiche ai privati. Tutto questo non solo favorisce la retorica del lucro sull'immigrazione, ma impedisce un sistema di integrazione ed accoglienza omogeneo, perlomeno a livello regionale. Manca una integrazione che parta dalla scuola, prosegua nel lavoro e nella casa, adattata a tutte le condizioni. In questi anni tutta la sinistra ha smesso di fare politica su questi temi. A parte l'attenzione ai diritti umani, non c'è un solo partito che abbia proposto un funzionante e logico modello di integrazione per risolvere la grande confusione intorno all'accoglienza.
Bisogna avere il coraggio politico di affrontare la questione spinosa dei rimpatri e del loro funzionamento, dai finanziamenti necessari fino agli accordi internazionali con i singoli stati. Bisogna avere il coraggio di riformare l'area sociale a tutti i livelli, per redistribuire le risorse in modo omogeneo. Bisogna avere il coraggio di pensare a un sistema alternativo ai CIE e ai nuovi quanto uguali centri istituiti da Minniti. Bisogna avere il coraggio di costruire un sistema di regolamentazione dei servizi in appalto ai privati su questo tema. Tutto questo è stato lasciato alla destra e alla Lega di Salvini, che cavalcando la rabbia degli italiani causata dalle diseguaglianze civili, sociali ed economiche della crisi l'ha indirizzata contro i più deboli. Dopo gli immigrati questa rabbia verrà scatenata contro gli italiani in condizioni di povertà e difficoltà sociale, i senzatetto e i tossicodipendenti, andando a smantellare l'intero sistema di assistenza sociale del nostro paese.
L'intera cultura della solidarietà, che nel nostro paese si è sviluppata nella politica e nell'associazionismo, è pericolosamente a rischio. La sinistra in Italia è diventata dirigentista, come testimoniano le futili dinamiche politiche interne al PD e dei partiti che gravitano fuori da esso sino agli estremi confini dell'area di sinistra italiana. Occorrono nuove idee, una discussione su questa grande sfida che è l'immigrazione. Anche per approcciarsi a un tema più grande come i rapporti con l'Africa, in cui il nostro Mediterraneo è un elemento fondamentale. Non si può rassegnarsi al becero “Aiutiamoli a casa loro” di Salvini e ripreso stupidamente da Matteo Renzi: l'Africa è un continente con realtà differenti, problematiche diverse e multiformi, contraddizioni. L'Africa per noi non solo come Italia ma anche come Europa può essere una grande risorsa e può essere instaurato un rapporto di reciproco scambio, altrimenti si trasformerà con gli anni nella nostra sconfitta più grande.
Questi grandi temi sono ad oggi ostaggio di una Lega e di una destra, a cui il Movimento Cinque Stelle ha deciso di legarsi, che stanno mostrando al paese e all'Europa il volto peggiore. Senza una opposizione non solo di protesta, ma anche fatta di confronto e dialogo su queste grande sfide la situazione già molto grave è destinata a peggiorare. Con effetti devastanti sulla nostra cultura e sul nostro paese, tradendo secoli e secoli di storia in modo definitivo e scrivendone una molto più cupa.
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