Giovedì, 25 Settembre 2014 00:00

Scoop: nessuna relazione tra vaccini e autismo

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Articolo scritto da Selene Bianco e Joachim Langeneck

Da qualche tempo vi è un acceso dibattito tra i sostenitori della dannosità dei vaccini e quelli della loro utilità. In un groviglio di informazione e controinformazione può essere difficile capire che posizione prendere. Anche considerando che si sta avvicinando la stagione dell’influenza, e il momento in cui molte persone dovranno decidere se e come vaccinarsi, con questo articolo vogliamo provare a fornire alcuni strumenti scientifici che permettano di esprimere valutazioni a riguardo.

Innanzitutto, cosa sono i vaccini? 

I vaccini sono dei preparati contenenti una piccolissima quantità di agenti infettivi inattivati (virus o batteri) che simulando l'infezione naturale senza provocare malattia attivano il sistema immunitario. Così facendo, l’organismo sarà in grado di eliminare l’agente patogeno qualora il soggetto vaccinato ne entri in contatto ('). Un vaccino è quindi un farmaco che viene assunto per prevenire l’insorgere di una malattia. Come tutti i farmaci può avere degli effetti collaterali, che vengono valutati durante un lungo iter di sperimentazione ('). Vi sono enti internazionali preposti ad approvare l’immissione in commercio di farmaci e vaccini, in particolare in Italia se ne occupa l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Il vaccino sarà quindi commercializzato solo se è stato valutato sufficientemente efficace in rapporto agli eventuali rischi (').

Per quanto numerosi studi abbiano provato che gli effetti collaterali dei vaccini sono molto rari (''), nella rete si trovano spesso articoli che sostengano che i vaccini causino l’autismo. Per quanto gli scienziati provino in tutti i modi di spiegare l’infondatezza di questa teoria ('), è veramente difficile poter avere successo in questo campo. Il motivo è principalmente che nel momento in cui si nega, sulla base di un’evidenza scientifica schiacciante, che i vaccini causino l’autismo, qualcuno presenta quella che a suo vedere è un’evidenza altrettanto schiacciante, ossia un dato episodico, genericamente riconducibile ad esperienze personali o di parenti – persone “degne di fiducia”. Generalmente l’argomentazione presentata è qualcosa del tipo: “il piccolo Gregorio [nome di fantasia, ndr] è stato vaccinato ed è diventato autistico”. Proviamo a dare una risposta pacata a questo tipo di asserzione; ovviamente che il piccolo Gregorio soffra di autismo non è una bella notizia per nessuno. Tuttavia:

1) - Non vi sono studi che correlino vaccini ed autismo. Anzi no, ce n’è uno che sembra collegare il vaccino MPR (morbillo, parotite, rosolia) e l’autismo ('''). Lo studio, pubblicato nel 1998, è stato provato nel 2010 essere completamente inconsistente, e i risultati legati ad un forte conflitto d’interesse di Wakefield: una vicenda in fondo non particolarmente dissimile da quella che ha coinvolto il metodo Stamina negli ultimi mesi. Wakefield, per inciso, è stato radiato dall’ordine dei medici nel 2010. Nessun altro studio ha prodotto risultati comparabili. Nessun altro studio ha evidenziato correlazioni tra vaccini ed autismo.
2) - “I medici lo negano ma i casi si verificano” è generalmente la replica a questa asserzione, su cui si concentra il debunking scientifico relativo a questa teoria, e che in fondo dovrebbe essere sufficiente, in un mondo ideale, per placare le ansie dei cittadini. A questo punto risulta necessario spiegare un punto fondamentale degli studi epidemiologici: non si può trovare un’associazione causale tra un’esposizione e l’insorgenza di una malattia, ma si possono cercare dei fattori di rischio che risultino statisticamente associati ad una malattia, e che quindi si suppone ne favoriscano lo sviluppo.  Il primo passo nell’associare un fattore ad una patologia è la ricerca di una correlazione. Due variabili sono correlate quando variano nella stessa maniera, ovvero quando ad una variazione di una corrisponde in maniera abbastanza precisa una variazione dell’altra. La correlazione tra due variabili può essere più o meno forte, ma se c’è, può essere valutata; se, viceversa, un test statistico mette in evidenza un’assenza di correlazione tra le due variabili, a prescindere dell’esistenza di singoli fenomeni l’ipotesi di correlazione deve essere rigettata.
3) - Corollario: questo significa che, per quanto esistano bambini che sono stati vaccinati e si sono rivelati autistici, questo semplice dato non è sufficiente a stabilire che i vaccini determinano, o favoriscono la comparsa dell’autismo. L’assenza di una correlazione (che non significa correlazione negativa, questo significherebbe che i vaccini prevengono l’autismo) ci informa che la vaccinazione non è coinvolta nell’insorgenza dell’autismo.
4) Abbiamo stabilito che non esiste una correlazione. Questo è vero, ma per amor di scienza è importante aggiungere che l’esistenza di una correlazione non corrisponde comunque necessariamente ad un nesso di causalità tra una variabile e l’altra. Sono noti numerosi casi di correlazione spuria, in cui è evidente l’assenza di un nesso di causalità anche in presenza di correlazioni molto forti. Le due variabili possono essere correlate perché dipendono ambedue dalle variazioni di una terza variabile, come si è osservato nel caso di abbondanza di cicogne e numero di neonati (ambedue dipendenti dalle condizioni climatiche presenti nove mesi prima), oppure, semplicemente non hanno nessun nesso. Sembra sconvolgente, ma il caso è perfettamente in grado di far sì che il consumo pro capite di mozzarella e il numero di dottorati assegnati in ingegneria civile negli U.S.A. abbiano un coefficiente di correlazione del 95,8% (''''). Ovviamente a noi non verrebbe mai da pensare che ci sia qualche nesso, e mettiamo via il tutto come una bizzarria del caso; questo non spiega come mai la nostra logica fallisca miseramente al momento di accettare l’assenza di qualsiasi correlazione tra vaccini ed autismo.
5) Infine, bisogna ammettere una cosa: probabilmente tutti, o quasi tutti, i bambini autistici sono stati vaccinati. Prima che questo faccia gridare al complotto, è importante chiarire che questa informazione non è errata, ma incompleta: anche quasi tutti i bambini non autistici sono stati vaccinati. Ricordiamo che i sintomi dell'autismo sono difficili da riconoscere e di solito vengono scoperti tra i sei mesi ed i due anni del bambino ('), periodo nel quale ricadono gli appuntamenti vaccinali. Per questo è facile che il vaccino ed il riconoscimento dell'autismo si verifichino indipendentemente in periodi ravvicinati, il che non vuol dire che ci sia un nesso casuale. È un po' come dire che se tutte le persone mangiano e tutte le persone muoiono ciò implica che mangiare causa la morte. 

Per quanto l’ipotesi che i vaccini causino autismo è stata archiviata come frode dalla comunità scientifica, essa continua ad avere un forte sostegno tra i profani. Questo è dovuto non alla miopia della scienza e all’aridità degli scienziati, che non sono toccati dalla triste sorte del piccolo Gregorio, a differenza della gente che è di per sé buona, ma ha motivi profondamente psicologici:

  1. Noi siamo portati a vedere una direzionalità – e conseguentemente, una possibile causalità – anche dove la statistica non ci consente di individuarla. Buona parte dei fenomeni che vediamo correlati, quindi, possono benissimo non esserlo, nonostante la nostra percezione sia sostanzialmente contraria.
  2. In particolare, eventi dolorosi o traumatici ci portano a voler individuare una spiegazione chiara e sicura; questo può essere visto negativamente come la necessità di “trovare un colpevole”, o positivamente come il bisogno di “avere una soluzione”. Purtroppo questo non è possibile per molte patologie – non lo è per molte delle cose che ci capitano, ma concentriamoci sulle patologie. Sindromi degenerative, tumori, autismo sono accomunati dall’essere malattie multifattoriali; questo non significa solo che non sappiamo esattamente che cosa le provochi, ma che dipendono da numerosi fattori dotati di una variabilità intrinseca – molti dei quali legati all’individuo. Un numero eccessivamente alto per riuscire ad identificare non solo una causa, ma spesso anche un fattore di rischio principale.

Questo per chiarire come mai asserire che il piccolo Gregorio è diventato autistico a causa del vaccino è semplicemente insostenibile. La comunità scientifica, peraltro, è abbastanza concorde nel ritenere che l’autismo sia una condizione congenita, per quanto la gravità con cui si manifesta possa in effetti dipendere dagli stimoli cui la persona è soggetta ('). Tuttavia il sostenitore della teoria in questione potrebbe anche essere disposto a concedere al debunker che lo fronteggi di vaccinare il proprio figlio. Però, sostiene, io devo avere il diritto di decidere se vaccinare il mio. Il nostro Paese ha ben quattro vaccinazioni obbligatorie – oltre ad altre consigliate; per quanto non ci siano, in realtà, pene di alcun tipo per chi decide di non vaccinare i propri figli, la stragrande maggioranza lo fa; ma non si potrebbe, in fondo, lasciare a chi preferisce di no la libertà di scegliere?  

Non è così semplice.

Come in un ottimo articolo spiega Salvo Di Grazia ('), la scarsa incidenza attuale di molte malattie infettive, che ci porta a sottovalutarne la pericolosità, è principalmente dovuta alla forte diffusione dei vaccini in passato. Ricordiamoci che il vaiolo è stato debellato grazie alla vaccinazione di massa, così come sono quasi scomparse la poliomielite e la difterite e sono state notevolmente ridotte l’epatite B, il morbillo, la rosolia, la parotite e la meningite ('). Non essendo queste patologie quasi più visibili, è diminuita la percezione dell’importanza delle vaccinazioni.

Una cosa di fondamentale importanza è che il vaccino non influisce esclusivamente sulla suscettibilità della persona vaccinata, ma il suo effetto è più importante ed osservabile se avviene a livello di popolazione. Esiste un fenomeno definito immunità di branco, secondo cui la presenza di molti individui vaccinati nella popolazione limita la diffusione del patogeno anche tra i non vaccinati (in quanto è meno probabile che entrino in contatto con portatori del patogeno). L’immunità di branco è importante anche per quella quota di popolazione (non così irrisoria) che nonostante il vaccino rimane suscettibile, o che non può essere vaccinata perché soggetti più deboli hanno una probabilità maggiore di avere complicazioni (perché esistono in effetti controindicazioni e possibili complicazioni – come per tutte le terapie – tra le quali non v’è però il rischio di autismo ''). Anche se queste persone non possono essere vaccinate o non acquisiscono alcuna immunità, la popolazione vaccinata che le circonda le protegge dal contrarre la malattia. Se però la quota di persone non vaccinate aumenta in maniera considerevole, l’immunità di branco non funziona più.

Se, quindi, un genitore decide di non vaccinare suo figlio per proteggerlo dal rischio di autismo, non accetta soltanto di esporlo al rischio di contrarre una malattia grave e debilitante, potenzialmente mortale, ma in un certo senso si prende la responsabilità di esporvi anche il resto della popolazione. La replica a questa argomentazione normalmente si concentra sulla scarsa pericolosità delle malattie contro cui si vaccina. Questa pretesa di scarso rischio è completamente infondata: non solo non ci ricordiamo degli effetti di malattie come la poliomielite, che oggi sono estremamente poco diffuse principalmente grazie ai vaccini, ma sottovalutiamo malattie come il morbillo, che ha un’estrema contagiosità ed effetti potenzialmente molto gravi. Prima dell’introduzione del vaccino ogni anno si stima morissero di morbillo circa 2,6 milioni di persone; nel 2012 i decessi sono stati circa 122.000: grazie ai vaccini la mortalità da morbillo si è ridotta al 5% di quel che era in precedenza (dati tratti dal sito della World Health Organization).

La rigidità di epidemiologi, medici, statistici, biologi a riguardo non dipende, quindi, da un arroccarsi nella propria scienza arrogante ed autoreferenziale. Dipende, invece, dal fatto che come scienziati abbiamo delle forti responsabilità nei confronti del resto dell’umanità: siamo noi a stabilire quali siano e quali debbano essere gli standard sanitari, e lo facciamo sulla base di un metodo sperimentale quanto più possibile rigoroso. Possiamo sbagliare, certo; alcuni di noi sono in malafede – è inevitabile. Però questo sistema ha una valvola di sicurezza che lo rende il migliore tra quelli applicabili, che è insita nel sistema stesso: la verità dell’asserzione non dipende da chi la pronuncia, il che significa che i risultati di uno studio devono essere ripetibili da terzi.

La prossima volta che leggerete un articolo sulla presunta correlazione tra vaccini e autismo, prima di aggredire l’intera categoria dei cinici scienziati cui interessa tutto tranne il benessere degli esseri umani, per favore, prendete un profondo respiro e fate nell’ordine queste cose:

1) Controllate quali fonti cita l’articolo che avete appena letto; un articolo scientifico in buona fede cita sempre le fonti, se non lo fa ci sono ottime probabilità che in buona fede non sia.
2) Se trovate un articolo scientifico che supporta una tesi, verificate che non ce ne siano altri che supportano la tesi contraria. Questo punto probabilmente vi porterà in confusione, ma i singoli articoli non sono necessariamente veritieri, magari perché il gruppo di persone su cui è stata testata l’ipotesi non era rappresentativo della popolazione generale, o anche semplicemente perché si è esaminato un campione troppo piccolo e le stime non erano statisticamente significative. Per avere un’idea più chiara si possono cercare delle revisioni sistematiche degli articoli che trattano l’argomento e ne confrontano metodi e risultati o, ancora meglio, delle meta-analisi, che riproducono gli studi descritti da più articoli per verificarne la riproducibilità.
3) Non accettate l’arroganza, ma abbiate rispetto per la competenza di persone che hanno passato anni a studiare quelle stesse cose su cui voi in dieci minuti avete letto un articolo su internet: è molto verosimile che ne capiscano molto di più di voi. Se le aggredite non è verosimile che siano molto collaborative, a trattarle come altri esseri umani magari possono provare a spiegarvi qualcosa.
4) Chiedetevi, infine, se al loro posto prendereste a cuor leggero una decisione del tipo “anche se non è mai stata dimostrata una correlazione tra vaccini ed insorgenza dell’autismo, per maggiore sicurezza è meglio evitarli, anche se molti di essi proteggono da malattie gravi” o “anche se questa nuova terapia sulla base degli studi effettuati non porta ad alcun miglioramento, la approviamo come alternativa a terapie che sappiamo funzionare”.

A questo punto, solo a questo punto potete parlare. 

(') sono link che rimandano direttamente alle fonti, basta cliccare sulla parentesi

('') M.A. Maglione,  L, Das, L. Raaen, A. Smith, R. Chari, S. Newberry, R. Shanman, T. Perry, M. B. Goetz, C. Gidengil, Safety of Vaccines Used for Routine Immunization of US Children: A Systematic Review, Pediatrics peds.2014-1079; published ahead of print July 1, 2014

(''') Wakefield AJ, Murch SH, Anthony A, Linnell J, Casson DM, Malik M, Berelowitz M, Dhillon AP, Thomson MA, Harvey P, Valentine A, Davies SE, Walker-Smith JA., Ileal-lymphoid-nodular hyperplasia, non-specific colitis, and pervasive developmental disorder in children. in Lancet., vol. 351, 1998, pp. 637-641.

('''') Esempio tratto da www.tylervigen.com, un sito dedicato alla ricerca di correlazioni spurie.

 

Immagine liberamente tratta da www.lultimaribattuta.it, anche se da un articolo che argomenta le posizioni che qui vengono contestate

Ultima modifica il Martedì, 23 Settembre 2014 22:06
Beccai

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