«Un’alleanza fra soggetti diversi per fermare l’attacco sistematico neoliberista alla democrazia» ricordano gli organizzatori. Alleanza che intende promuovere referendum sociali per fermare gli esiti negativi che le riforme del governo Renzi sembrano prospettare. Presenti i movimenti per la scuola pubblica, i movimenti no Triv, no Tav, i movimenti che si sono battuti per l’acqua bene comune negli scorsi anni. All’interno del percorso costituente anche gli iniziatori della campagna “Stop devastazioni e saccheggio nei territori”, che intendono proseguire la battaglia contro le trivellazioni in mare oltre la data del 17 aprile, giorno in cui un referendum sul tema è già previsto: l’obiettivo resta quello di «eliminare ogni tipo di trivellazione» ricorda Augusto de Sanctis, in modo da fermare tutte le future concessioni di tal fatta.
Quattro i quesiti proposti, invece, per quanto riguarda la Buona Scuola: eliminare la chiamata nominativa dei docenti da parte dei presidi per incarichi anche non rinnovabili; fermare la logica concorrenziale fra gli insegnanti avallata dai bonus economici per chi ‘produce’ di più, non accettare così un modello aziendalistico dell’istruzione pubblica; modificare il meccanismo di alternanza scuola-lavoro previsto, chiedendo di specificare chi dovrebbe decidere dove, quando e per quali finalità formarsi (se l’obiettivo non è quello di offrire lavoro gratuito alle aziende); centralizzare il meccanismo dei finanziamenti da parte di privati alle scuole: una redistribuzione su base nazionale delle diverse donazioni possibili scongiurerebbe una logica meramente concorrenziale nell’ambito della formazione.
Si tratta di educare a esser cittadini e non di ammaestrare a logiche di profitto. «Questi non sono quesiti corporativi» ci tiene a sottolineare Lino Capasso, Movimento per la Scuola Pubblica. Si tratta, insomma, di garantire pluralità e collegialità poiché solo così «i cittadini nascono critici, non servi» prosegue. E sulla questione del referendum riforme costituzionali (previsto nel prossimo autunno) a intervenire è Gaetano Azzariti, che pone però le prime questioni di metodo. Le molte anime che popolano l’assemblea devono «superare il rifiuto della dimensione politico-istituzionale, bisogna guardare anche all’interno del palazzo». Dello stesso avviso è il prof. Massimo Villone, della Federico II di Napoli: «Cosa c’è in comune fra tutte queste soggettività oggi presenti? Siete stati tutti incapaci di farvi ascoltare. A voi tutti la politica ha chiuso le porte»; l’obiettivo comune, però, deve restare quello di «riportare il paese sui binari della partecipazione democratica» ed è per questo che senza porre la questione dell’assetto costituzionale tutte le altre finalità rischiano di non trovare realizzazione concreta.
Ma le diverse visioni rispetto alla dimensione istituzionale, in questo quadro, non tardano a emergere. Piero Bernocchi dei Cobas precisa che «sono le istituzioni che hanno creato la scissione con i movimenti: il parlamento è diventato un buco nero». Il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero ricorda, invece, come «centrale sia il tema del lavoro, in una prospettiva che deve dare battaglia al neoliberismo: il frutto di Renzi è Salvini, l’idea razzista della guerra fra poveri». Fra i partecipanti anche Stefano Fassina: Sinistra Italiana è pronta a mobilitarsi in parlamento per sostenere la nuova stagione referendaria. Non mancano gli esponenti del mondo universitario. Alberto Campailla, Link, annuncia la proposta di legge di iniziativa popolare sul diritto allo studio: «bisogna porsi in una prospettiva costruttiva per creare un’alternativa reale e non cadere in logiche meramente oppositive. Il problema del diritto allo studio è una questione che riguarda tutto il paese».
La prospettiva comune è quella di una nuova alleanza sociale, un nuovo tentativo di costruzione di un’alternativa a sinistra. Bisogna combattere, in primis, il senso di rassegnazione che pervade le coscienze delle persone. Tutto il mondo sindacale è chiamato a raccolta, l’FLC-CGIL «c’è fin dall’inizio» sottolinea Anna Fedeli, e per quanto riguarda i quesiti sul Job Act la fase di discussione è ancora in atto. Una cosa, per ora, è certa: pluralità e diversità restano i valori costituenti di questo nuovo, complesso blocco sociale. Le prime date: dal 9 e dal 10 aprile inizierà la raccolta firme nei territori per la presentazione dei quesiti referendari. La prospettiva resta quella di andare al voto entro il prossimo anno, tenuta del governo permettendo.