Sabato, 12 Novembre 2016 00:00

La faglia sotterranea del LuccaComics - Crescere con il Lucca Comics & Games (3)

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Gli aspetti fenomenologici dell’evento “LuccaComics&Games” sono sotto gli occhi di tutti, e sono stati efficacemente ricapitolati e commentati sulle pagine di questa stessa rivista.

In parallelo con la crescita della manifestazione e il suo aprirsi alla “cross-medialità” (quest’anno ha fatto scalpore il Pala-youtuber, una struttura nella quale alcune personalità del web hanno commentato il Festival), si assiste ad una maggiore compenetrazione tra editoria mainstream - Panini, Bonelli, le grandi firme del fumetto classico, come Manara - ed editoria underground.

Con questo termine intendo sia il contro-festival come il Borda!Fest, organizzato dai collettivi lucchesi con il supporto del variegato mondo del “non-commerciale”, che la Self-Area, branca interna di LuccaComics che accoglie a sua volta collettivi editoriali, associazioni e singoli che autoproducono i loro lavori.

Qui si incappa nella prima contraddizione: che significa “autoproduzione” in un mondo nel quale chiunque, virtualmente, ha i mezzi (o ha il denaro, che è lo stesso in un mondo mercificato) per diventare produttore “di cultura”? L’unica differenza è infatti nella scala: dal punto di vista dell’autore, pubblicare con Bonelli ha un ritorno economico maggiore che non pubblicare “da sé”, con i problemi che questo comporta (assenza di una distribuzione, non accesso al credito, competenze tecniche incomplete o mancanti, debolezza della promozione).

Osservando il mercato editoriale da questa prospettiva si osserva, più che una contrapposizione, una giustapposizione: come se fossero divise da una faglia, convivono accanto la prateria delle autoproduzione, immensa e fertile ma popolata di alberi isolati, al massimo oasi verdi ma comunque di piccole dimensioni, e le montagne dell’editoria “ufficiale”, forse più aride e con meno biodiversità ma con vette economiche inimmaginabili.

Il rapporto fra i due territori è simile a quello che si innesta tra città e campagna: due settori economici diversi ma contigui, la cui unità imprescindibile (la campagna vivrebbe nel medioevo senza la concentrazione di conoscenze della città, la città morirebbe di fame e di penuria di manodopera senza la campagna) si ricompone nel trasferimento degli autori dall’autoproduzione al mainstream - esemplare in questo è Zerocalcare - e nel ritorno di immagine - e di risorse - che l’autoproduzione ha dalla sua collaborazione con il mainstream.

In quest’ottica, sebbene il Borda!Fest sia un’esperienza nata nell’illegalità [qui ne ha scritto Il Becco nel 2014] - l’edizione del primo anno venne sgomberata dalla Digos poiché tenutasi in un edificio occupato - i suoi organizzatori si battono per un riconoscimento dell’esperienza stessa (per esempio nella richiesta degli accrediti per autori ed ospiti) da parte del Festival “ufficiale”.

Una rappresentazione plastica? Ho assistito alla presentazione del volume “La rabbia”, un collettivo di autori, tra cui Zerocalcare, pubblicato da Einaudi - non esattamente l’ultima arrivata nel panorama editoriale - presentazione tenutasi al Borda!, alla presenza degli autori. Il senso dell’operazione politica è stato proprio quello di utilizzare la notorietà di Zerocalcare per aprire la porta ad esperienze e mondi storicamente distanti. L’operazione è complessa e le difficoltà enormi, soprattutto in una società culturalmente immatura, con un’editoria fragile davanti alle sollecitazioni del potere.

Immagine liberamente tratta dalla pagina Facebook del Borda!Fest

Ultima modifica il Venerdì, 18 Novembre 2016 13:06
Eka

“Un arcobaleno senza tempesta,
questa si che sarebbe una festa.
Sarebbe una festa per tutta la terra
fare la pace prima della guerra.”
G. Rodari 

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