Innanzitutto occorre precisare che la nascita del progetto presenta una genesi conflittuale, nel senso che la prima edizione vide un violento sgombero dei locali occupati per l’occasione; nel Novembre del 2014 infatti uomini e donne decisero di realizzare tutto ciò presso “L’ InChiostro”, un immobile demaniale abbandonato, situato all’interno delle mura della città toscana. L’idea nasce da un’esigenza di un gruppo di disegnatori toscani con le stesse idee concettuali per quel che riguarda l’intero Lucca Comics.
L’idea primigenia, era quella di prendersi, letteralmente, un posto per dare spazio ai “tagliati fuori” dal mercato fumettistico generale e sulla base di questi principi alla fine di ottobre del 2014 fu pensata e costruita quella occupazione, che aveva un importante riflesso anche sul Patrimonio stesso della comunità lucchese.
La vita nello spazio durò effettivamente poco, causa uno sgombero repentino, ma ciononostante gli artisti e una buona base di strutture militanti sul territorio lucchese, come il Collettivo Artistico Passaglia, il Collettivo Autonomo Studenti Lucchesi ed il collettivo politico Torpedo decisero in contumacia di portare il festival per le strade, rompendo il tombino dei subterraneans, gli attori principali di questa “quadrilogia”. Il mondo di sotto che senza indugio, emerge e condivide e collettivizza tematiche che spesso sono rinchiuse nei recinti di tutto ciò che è mainstream.
La riscossa del mondo di sotto vuole essere un rimando alla riscossa delle periferie sociali che il mondo oggi presente, e oggettivamente l’operazione risulta essere riuscita perfettamente, poiché intercetta in pieno temi contemporanei, declinandoli sulla base di modello culturale veramente innovativo, e alternativo.
La storia parallela dei personaggi è quindi la storia di una collettività che non si arrende alla gentrificazione dilagante o all’individualismo crescente nelle nostre città, prova anzi a rilanciare su temi centrali quali l’inclusione, il fenomeno migratorio e il riscatto sociale.
Con questa chiave leggiamo quindi il susseguirsi della vicenda, dal I atto (Rise of Subterraneans), passando per il II (Subterraneans among us), per il III (S(t)iamo attaccati!), fino ad arrivare all’appena concluso ultimo atto denominato Pianeta DiYfforme: una narrazione lineare di una storia che si chiude con l’acronimo DiYfforme, dove DiY sta per Do It Yourself, una sorta di mantra degli artisti indipendenti, esplicito riferimento all’autoproduzione.
Una chiusura che da rievoca una sorta di assalto al cielo ad un mondo che per troppo tempo è stato chiuso all’interno di propri confini, artistici ma anche e soprattutto esistenziali.
Gli spazi del Baluardo San Martino sono stati quindi riempiti, dal 2 al 5 Novembre e per il secondo anno consecutivo, di stand e installazioni che testimoniano il grande lavoro fatto ormai da anni sul territorio, da parte di uomini e donne che non si rassegnano a spazi ristretti. Una piccola rivoluzione, come già detto all’inizio, in un contesto difficile per le autoproduzione come il festival internazionale del fumetto lucchese.
Il Borda!Fest non vuole essere a prioristicamente contro il Lucca Comics&Games, il Borda!Fest è l’altro festival che pone l’accento su concetti che la gigantesca macchina del Lucca comics tralascia volutamente o meno, ma di cui la città sentiva il bisogno. La traduzione effettiva di espressioni libere e dirette, certificate da riconoscimenti importanti e reali, frutto dell’impegno verso un progetto comune da condividere. Le nostre città ingrigite da conflitti interclassisti hanno sempre più necessità infatti di emergere come i subterraneans ci hanno insegnato. Uno stimolo in più affinché il Borda, ormai entrato di diritto nei circuiti della cultura alternativa di questo Paese (basti pensare al legame col festival romano Crack!Fumetti dirompenti e con altri festival indipendenti sparsi in lungo e in largo per la Penisola), viva sempre più e che generi altri “popoli sotterranei”. In fondo il nostro mondo è pieno di universi da esplorare, attraversare e occupare.