Il primo degli articoli su Lucca C&G 2016cliccando qui.
Nel 2013 mi è capitato di scrivere
un articolo sul
Lucca Comics & Games di preoccupazione e amarezza. Per fortuna l'appuntamento è ulteriormente cresciuto e anche l'autore ha la presunzione di essere maturato.
La mia "prima volta" risale a più di un decennio fa, quando ancora ci si ritrovava al Palazzetto dello Sport. Poi la
conquista delle mura e l'allargamento con i numeri record delle recenti edizioni. Per il 2016 si parla di
271.000 biglietti venduti, a cui si aggiungono curiosi ed appassionati che si limitano a passeggiare, con tutti gli stand delle mura accessibili e gratuiti.
Si può andare al Lucca Comics per cinque giorni e non vederlo tutto? Decisamente sì, perché la dislocazione delle diverse proposte è ormai disseminata su uno spazio impressionante, tanto da auspicare che il troppo "vuoto" tra un'area e un'altra sia destinato a riempirsi.
Il Japan da una parte, gli
youtuber da un'altra, un pezzo dei videogiochi fuori dal Games (decisamente "alleggerito" e più vivibile), piazza Napoleone che ingloba la statua, lo stand Bonelli in "ampliamento", il doppio stand Panini, la mostra interattiva di Dylan Dog, et cetera.
Ci sono molti limiti su cui lavorare ancora:
dal trasporto pubblico alla gestione delle code, con una necessaria precisazione che si impone a questo punto. Il
Lucca Comics è un miracolo laico di cui essere grati. Gli "esperti" (o meglio i cultori) hanno ancora modo di trovare materiale per le proprie passioni, i "curiosi" difficilmente ne escono delusi. Si può ancora entrare nei padiglioni (persino quando c'è più affluenza e le vie sono impraticabili) e trovare un autore a portata di mano per la dedica su una nuova scoperta editoriale, oltre a stazionare per l'oggetto dei propri desideri puntato spulciando il programma.
Il punto è essere all'altezza di una cosa a cui nessuna organizzazione può far fronte autonomamente (il che non giustifica la folle gestione dei treni per Firenze, per citare una delle note dolenti).
Molti disagi sono causati anche da ignoranza e scarsa voglia di capire. Quanti si arrabbiano per dover mostrare sia braccialetto che biglietto, facendo perdere tempo prezioso? Funziona così.
So say we all. Quanti arrivano alle 11 dalla Bonelli per farsi firmare qualcosa da ZeroCalcare, quando la coda è partita alle 8 e a riprese continue si comunica che l'autore se ne andrà alle 11 precise?
Poi c'è il problema delle mode (il povero Calcare già citato e Recchioni, Miller e Manara sono invece fuoriclasse sempreverdi). Folle attorno ai grandi eventi, per poter partecipare a qualcosa che nemmeno si conosce (in alcuni casi), poca valorizzazione di tante altre cose di qualità presenti. Però anche questo fa parte della fortuna di Lucca:
le passioni diverse di molti hanno permesso al nucleo storico di diventare un gioiello mondiale di cultura e partecipazione.
A fronte di stanchezza, nervosismo e scarsa praticità, risponde una educazione sorprendente, se si pensa alla fama che ci accompagna nel mondo (come italiani): il cambio dei sacchetti dei cestini è un dettaglio significativo, per spiegare le poche cose che si trovano in terra.
La forza scorre potente in questa "fiera", preservalra e migliorarla è una responsabilità da condividere tra tutti i suoi estimatori.
Fotografia di Dmitrij Palagi