La vicenda Di Salvo si intreccia chiaramente con la politica, e con i legami che un certo tipo di azione politica ha intrattenuto (e intrattiene) con la criminalità organizzata. Il lontano ’58 riecheggiante nella lapide posta in memoria del sindacalista licatese, il fenomeno mafioso era una cosa totalmente scollata dalla realtà e sempre, o quasi, rilegata a un regolamento di conti personale retaggio di una concezione medioevale di rapporti tra persone.
Vincenzo Di Salvo operaio licatese e capolega, reclamava per se ma soprattutto per i lavoratori di settore una retribuzione che non arrivava da mesi, il nostro lavorava assieme ad altri 60 operaio per una ditta avente il compito di realizzare la rete fognaria presso il Fiume Salso. La sera di quel tragico 18 Marzo Di Salvo con altri due colleghi si recava in luogo predeterminato nei pressi della piazza principale del paese, invitato da tal Salvatore Puzzo, assunto da pochi mesi dalla stessa ditta in qualità di addetto al controllo materiali.
Vincenzo Di Salvo era segretario dalla lega edile cittadina e assieme ai due compagni reclamava i salari dei mesi antecedenti. L’omicida sentendosi offeso (atti del processo) dalle richieste d’ascolto tirò fuori una pistola a da due metri scagliò un proiettile verso il capolega siciliano.
Ci sono diversi articoli dell’epoca che raccontano la tragedia consumatasi quasi 60 anni fa, testimonianza viva di quanto cosa nostra sia riuscita a compromettere nella vita di tanti e tante, dalla libertà d’espressione al diritto al lavoro.
Per anni l’operaio capolega era stato completamente dimenticato dagli annali cittadini, finalmente la decisa azione dell’Associazione A Testa Alta ha permesso di installare (come già fatto anni fa per l’imprenditore licatese Salvatore Bennici), a memoria imperitura, una targa nel ricordo del concittadino ucciso barbaramente alla fine degli anni’50. Una vicenda complessa, una ferita ancora aperta per una terra che ancora oggi, come buona parte del nostro Paese vive la piaga del caporalato e dello sfruttamento.
Una giornata importante per la comunità intera, al fine di trovare nuovi spunti di libertà per emanciparsi dalla malattia dell’odiata “montagna di merda”.
Immagine tratta da: http://inchiostro.unipv.it/2014/10/27/mafie-2014-donne-e-antimafia/