Ok, vediamo un po’ di ricordare… Sapete come è? Dopo un po’ la memoria comincia a far brutti scherzi e sommi fatti, anni, eventi in anni sbagliati o del tutto inventati. Facciamo così, avevo dodici anni, sto parlando del 1988. Dodici anni, sissignore. Già allora mi annoiavo, prestavo poca attenzione, ero un mix micidiale di goffaggine e deconcentrazione. Guardavo spesso fuori dalla finestra della mia classe. Non che ci fosse qualcosa di bello o giusto da vedere nella strada sottostante. Non c’è nulla di bello e giusto in certe zone dabbene e laboriose. Tanta noia, un dio brontolone, la paura del diverso e del vicino. Non dico siano cose terribili da sostenere, ci puoi vivere benissimo. Una vita dignitosa, produttiva, ordinaria. Una vita di conti e conti in banca. Questo è quanto, uomo.
La letteratura di genere per me è il miglior mezzo possibile per descrivere il contesto storico-politico di una società. Certo i saggi politici, storici, economici, sono precisi e profondi nell’analisi e nella riflessione. Essi ci danno informazioni preziose e alla base c’è un grande lavoro fatto di studio, ricerca, tutte cose molto belle. Ma se davvero tu volessi vivere l’odore della notte, una lunga notte delle coscienze, dell’umana pietà, della deriva che ci circonda e della miseria del genere umano, nulla funziona meglio di un ottimo romanzo di genere.
Club del libro su Twitter: tra cultura e nuove tecnologie
È uno stereotipo molto comune, specialmente associato a preoccupazioni sul comportamento e la cultura di gruppo delle generazioni più giovani, che internet, e i social media in particolare, rappresentino una forza particolarmente deleteria quando si tratta dello sviluppo di una formazione culturale. Tutti quanti abbiamo a un certo punto letto l'inevitabile articolo di costume in cui si opponeva, come fosse un bivio senza altra possibile uscita, il tempo trascorso su internet a quello trascorso a leggere, giungendo alla conclusione che le interazioni di gruppo sui social media, oltre a essere un pericoloso covo di bullismo e diseducazione, stiano gradualmente accentuando il distacco degli adolescenti e post-adolescenti dalle attività tradizionalmente culturali, prima fra tutte proprio la lettura.
Bastardi in salsa rossa: con Lansdale, sono tornati Hap e Leonard
Hap e Leonard sono tornati. “Bastardi in salsa rossa” è la loro nuova avventura. La decima, per la precisione.
Hap Collins è sempre un liberal con un passato remoto da contestatore, un altro più recente da funambolo della precarietà e un presente reso decisamente piacevole dalla sua saggia e appassionata compagna Brett, da un lavoro più o meno fisso come investigatore privato (presso l’agenzia di Brett) che condivide con il suo eterno socio Leonard e dalla entrata in scena di Chance, la figlia ventenne di cui fino a poco tempo prima Hap non sospettava nemmeno l’esistenza.
Storie di Nobel
116 anni, 585 Nobel: 892 persone e 27 organizzazioni. Ecco qualche storia che merita di essere conosciuta!
Albert Einstein vinse il Premio Nobel per la fisica nel 1921. Sapete per cosa? Beh, non per la relatività come ci si potrebbe aspettare, ma per la scoperta dell’effetto fotoelettrico1. Non sapete cosa sia? Non siete di certo gli unici! Sappiate però che molti Nobel sono stati vinti con motivazioni molto diverse da quelle che si potrebbe pensare!
Di Luca Onesti
Cronache dal Salone del Libro #2
Lunedì 18 maggio - È l’ultimo giorno al Salone del Libro. Fra 8 ore circa il Salone chiuderà le porte, ho mille cose da scrivere e poco tempo quindi inizio subito senza divagare, almeno per ora.
C’è tanta Sardegna al Salone del Libro
La voglia di leggere un libro di Sergio Atzeni ce l’avevo da un po’ di anni, ed ha iniziato a venirmi quando ho visto, un paio di anni fa, il film Bellas Mariposas di Salvatore Mereu, tratto da proprio da un romanzo di Atzeni. Un film con una fotografia bellissima che racconta un’amicizia di due ragazze adolescenti, sullo sfondo di Cagliari e le sue periferie, mettendo insieme momenti surreali, richiami allegorici e il realismo di un film recitato da attori non professionisti, gli alunni della scuola in cui il professore-regista Mereu insegna.
Di Luca Onesti
Cronache dal Salone del Libro #1
Sabato 16 maggio - Quando ho parlato alla redazione de Il Becco della mia idea di seguire il Salone del libro di Torino, avevo pensato di scrivere ogni giorno, a fine giornata, un articolo che fosse un resoconto degli incontri fatti con autori ed editori, e di alcune delle tantissime conferenze che avrei seguito (e molte me le sto perdendo, ad esempio poco fa, mannaggia, ho perso quella di Gianni Mura) in questa che è la più grande fiera del libro in Italia. Poi, come era anche prevedibile, ho ridimensionato i miei propositi: il primo giorno ho dovuto pensare più a risolvere problemi pratici, orientarmi per la città (non ci ero mai stato), trovare un alloggio, ritirare l’accredito, ecc. E così la mia fiera del libro è iniziata venerdì, il secondo giorno, in cui però mi sono fatto trasportare da una conferenza all’altra, e da uno stand all’altro, dove, specie dopo una certa ora, dalle 18 in poi, c’è un clima che invoglia a fermarsi a parlare con gli editori. E un incontro tira l’altro.
“E quindi uscimmo a riveder le stelle.”
Dante, Inferno, canto XXXIV
Quando si dice che i giovani sono il nostro futuro. Ebbene, in questo caso è proprio vero: il diciottenne, nostro concittadino lastrigiano (anzi, malmantilese), Francesco Alfano, è la dimostrazione che non è vero che tutti i giovani siano sfiduciati, privi di coraggio e di speranza di fronte a un mondo che effettivamente non offre loro alcuna certezza, alcuna solidità, in un momento in cui gli orizzonti sembrano sfumare sempre più lontano e ogni luce sembra offuscarsi e venir inghiottita dentro un abisso scuro senza fondo. Francesco è giovane, ma la sua luce il mondo ancora non è riuscita a spegnerla, tanto che questo giovanissimo il 21 dicembre, presso l’antico Spedale di Sant’Antonio, a Lastra a Signa, ha presentato il suo libro “Ci sono in cielo tutte le stelle”, che non ho difficoltà a ritenere il primo di una proficua e lunga schiera.
Dopo una cena squisita totalmente cruelty free si è svolta la presentazione del libro Penne e pellicole del neurologo Massimo Filippi e del cinemologo (e cinefilo) Emilio Maggio, riguardante il rapporto tra società umana ed animali nella letteratura e nel cinema, organizzata dalla trasmissione radiofonica Restiamo animali (in onda su Controradio Firenze) e dalla Casa del Popolo di Settignano, dove per altro, ha avuto luogo l’evento. Il libro, spiega Massimo Filippi, ha cercato di evitare quell’approccio molto spesso un po’paternalistico che si ha quando si parla di animali adottando piuttosto una prospettiva che invece di parlare degli animali, si rivolgesse proprio a loro, parlasse e dialogasse con loro, o attraverso il loro punto di vista. Gli animali sembrano senza voce non perché non ne abbiano una, ma perché troppe volte abbiamo posto loro domande sbagliate. E questa voce invece emerge in tutta la sua potenza attraverso spezzoni di filmati molto intensi e attraverso frasi tratte da alcuni libri.
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