Venerdì, 21 Novembre 2014 00:00

A Firenze una Libreria dei Lettori #2

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Intervista a cura di Chiara Del Corona e Lorenzo Palandri

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7) Un’altra impressione è che oggi le persone stiano diventando individui sempre più solipsistici, un po’ovattati nelle loro realtà atomistiche, parcellizzate, in cui si è persa anche solo la voglia o l’idea di spazi comunitari, di aggregazione e condivisione, di scambi umani, di vita sociale: come è possibile allora aprire una breccia entro queste cellule “egoiche”, individualiste e stimolare le persone ad “unirsi” di nuovo, condividendo un’esperienza come quella proposta dalla vostra libreria?

Gennaro: Rispondo a livello personale. La soluzione individualista o troppo individualista non penso che sia alla fine connaturata all’uomo né porta a grandi risultati. Una volta o l’altra la si smetterà.

8) Quando parlate di libreria che mira ad essere solidale invece a cosa fate riferimento di preciso? E come concretizzare questo concetto?

Gennaro: La libreria come concetto solidale significa questo: partendo dal presupposto che troppe persone sono escluse dai libri, la libreria può essere uno strumento di informazione al pubblico e sensibilizzazione su questo punto. Certo, non può essere la libreria che fa beneficienza ma può attivare dei meccanismi di sensibilità. Come libreria dei lettori nel 2014 c’è stata questa campagna per cui l’1% del fatturato della libreria verrà destinato all’acquisto di dizionari di italiano per gli immigrati che frequentano i corsi di italiano, appunto, del Quartiere 5. Inoltre stiamo per lanciare una campagna legata alla scuola media Carducci, una del centro di Firenze, che non ha una biblioteca. Fortunatamente abbiamo incrociato il dirigente scolastico e stiamo per mettere in piedi – partirà da dicembre – una campagna in cui come libreria forniremo delle consulenze e inviteremo a comprare all’interno di una scelta ragionata di libri, quelli che devono servire a far appassionare un ragazzo o una ragazza di quell’età.

9) Arriviamo alla campagna “Libreria bene comune”: voi avete indirizzato tre petizioni alla Regione Toscana, al Comune di Firenze, e alla Presidenza del Quartiere 1. Ci potete spiegare più dettagliatamente il contenuto delle vostre richieste?

Gennaro: Siamo partiti dal presupposto che in vent’anni, tra Firenze e Toscana il numero delle librerie si è più che dimezzato. A fronte di questo dato non c’è però parallelamente un dimezzamento della vendita di libri. I libri, anno per anno, si vendono sì un pochino meno ma si tratta di piccole percentuali che incidono moltissimo sulla realtà economica della casa editrice ma che però non provocano un indice di mortalità terribile come quello delle piccole librerie, a cui si accompagna anche un indice di infertilità notevole, dato che sono pochissime le librerie indipendenti nate negli ultimi anni. Arrivare ad avere questo dato di dimezzamento netto (per lo meno del 50%) è stato complicatissimo, perché non esiste un albo delle librerie, non c’è un soggetto che dica quante librerie ci sono..abbiamo dovuto quasi “rubare” questi dati attraverso alcune reti, che però sono oggettive e che attestano tale dato. Abbiamo fatto un’indagine sugli altri paesi per rendersi conto se anch’essi condividevano questa situazione – soprattutto a causa della crisi, che non ha riguardato solo noi – o se invece si trattava di un caso specifico e riservato solo al nostro paese. Perciò abbiamo interpellato librai, editori, autori ecc all’estero per esser ragguagliati sulla loro situazione chiedendogli di informarci in particolare su alcune questioni principali: vitalità o meno delle librerie indipendenti; problema dello sconto e del rapporto con lo Stato; pratiche associative tra librerie indipendenti; rapporto con colossi di vendita online tipo Amazon; penetrazione di e-book e se c’era un caso particolare che potevano raccontarci. Da questo focus è evinto uno stato di indubbia difficoltà per la vendita dei libri, d’altronde la crisi c’è stata e c’è i suoi effetti li ha avuti, ma in nessun paese tra quelli interpellati c’è stato un abbattimento così netto e forte. A questo punto abbiamo pensato che il discorso sui libri poteva essere assunto da due punti di vista: o accettare passivamente e rassegnatamente che c’è la crisi e le librerie devono chiudere, o cercare di reagire e fare qualcosa per invertire questa rotta. Da un lato perciò stiamo provando a sottoporre al pubblico di lettori, non lettori questa situazione e questo problema cercando di suscitare un impatto e in questa prospettiva, la libreria deve rendersi conto che i primi a poter far qualcosa per le librerie, sono gli esseri umani, senza aspettare interventi dello Stato, sono loro i primi, che possono scegliere di comprare un libro in una libreria piuttosto che online, che possono regalare un libro a un amico, che mentre girano possono fare qualche passo in più ed entrare in una libreria… Innescare insomma un processo di sensibilizzazione non però con l’atteggiamento pedante o perentorio del tipo “bisogna leggere” , “ah, le librerie muoiono” ecc.. ma con l’intenzione di raccontare dei fatti, poi ognuno ne trarrà le conclusioni che crede. Dall’altro lato esaminando la realtà di altri paesi ci siamo resi conto che in alcuni casi c’è una cura della Pubblica Amministrazione e dello Stato molto più sensibile di quella che possiamo riscontrare in Italia. A diversi livelli – lo stato francese è stato il nostro faro, il nostro modello – abbiamo cercato di capire come fosse possibile creare una serie di proposte che non avessero il tono petulante della mera lamentazione contro lo stato assente, ma che all’interno di una ragionevolezza di spesa economica potessero esser sottoposte. Per cui abbiamo esteso tre petizioni diverse, una alla Regione Toscana: questa è molto più articolata perché la regione può essere uno stato in sé: non può intervenire sul prezzo dei libri, cioè non può promulgare una legge sullo sconto, che è prerogativa dello Stato Nazionale, ma tutto il resto, creazione di un albo della libreria, pubblicazione di criteri di etichetta, tipo DOP, della libreria, incentivi alla lettura in libreria, messa in rete di…cioè la Regione ha tutte le prerogative per fare determinate azioni se lo ritenesse opportuno, perciò è il bersaglio più grosso della campagna. Il comune di Firenze può fare molto facendo poco, perché Firenze è, purtroppo, una delle poche grandi città italiane dove non si è mai imposta, oppure c’è stata ma solo a livello episodico, nessuna iniziativa pubblica a favore delle librerie. C’è un esempio virtuoso, facilissimo da imitare, che è quello del comune di Torino, il quale da otto anni organizza un evento, chiamato “portici di carta”, di grandissimo successo di pubblico, in cui, con la partecipazione di librai indipendenti di Torino e provincia – quindi si parla di area metropolitana – c’è un’enorme libreria a cielo aperto con iniziative che hanno come azione, diverse valenze, la prima è quella di dire che io, come pubblica amministrazione, ho a cuore questo tipo di attività. A Firenze, così come si fa il festival del gelataio, si potrebbe fare un festival del libraio..abbiamo la fortuna di avere dei luoghi bellissimi che non vengono sfruttati. Prevedendo eventuali obiezioni del tipo “ma lo facciamo già”, c’è da opinare: per esempio la concessione dello spazio data prima in piazza della Repubblica e poi in via Martelli, in una condizione di grave crisi delle librerie, e per di più, dopo che come associazione e librerie è comparsa anche una lettera pubblica su Repubblica con cui sono stati interpellati, prima delle elezioni comunali i vari candidati, affinché dessero o si impegnassero a fornire delle risposte a questo problema o perché assumessero alcune iniziative di questo tipo per le librerie, è un po’equivoco che questa opportunità poi invece venga affidata a soggetti privati.

Fiammetta: Quello che troppo spesso si dimentica è proprio che la libreria è fondamentale. È sbagliato saltare dal lettore, al libro alla casa editrice. il passaggio dalla libreria è essenziale, perché è un esercizio, è una possibilità di intervento, di raccolta di mille sollecitazioni... Va proprio rimessa al centro LA LIBRERIA.

Gennaro: Come sta dicendo Fiammetta, noi non abbiamo lanciato una campagna per incrementare la lettura in Italia, questo non rientra nelle nostre competenze, ma abbiamo lanciato questa campagna perché possano vivere e incrementarsi le librerie, che vivono e si incrementano se vendono libri (possibilmente senza vendere anche il caffè!). Al Quartiere 1, invece proponiamo, cosa ancora più facile da realizzare, che una domenica al mese si ospitino in una piazza del centro di Firenze – e poi a girare anche in qualche piazza delle zone d’intorno – come in una specie di mercatino, tutte le librerie indipendenti della città. Anche in questo caso c’è un esempio molto simpatico, quasi affettuoso che proviene da Barcellona (che, come la Spagna, per altro, ha risentito moltissimo della crisi): qui c’è un quartiere che si chiama Gracia, che addirittura era un comune, ma che Barcellona non aveva mai voluto perché era anarchico ma che alla fine è stato inglobato dentro Barcellona e che col tempo è diventato uno dei quartieri più culturalmente vivi e vivaci di Barcellona diventando una miniera di piccole librerie. Queste librerie si sono associate tra di loro e hanno proposto, al presidente di quartiere o al sindaco di Gracia di organizzare questa iniziativa una volta al mese nella piazza centrale del quartiere ed è una cosa che pare funzionare molto bene, oltre al fatto che sarebbe anche un’occasione per aumentare le possibilità di socializzazione non complicate, facendo cose banalissime... Quattro passi, ci si beve un caffè,mi compro un libro… Senza perciò bisogno di creare chissà che evento sensazionale! Al momento del lancio della campagna sono passati circa quaranta/quarantacinque giorni e abbiamo già raccolto più di duemila firme e dobbiamo anche dire che nei minimi mezzi che abbiamo a disposizione abbiamo notato una partecipazione personale dei lettori molto forte: c’è chi sta raccogliendo firme porta a porta, il mercato di Sant’Ambrogio ci ha permesso di mettere per due sabati mattina un corner per raccogliere firme, il negozio Libera o la Pergola ci stanno aiutando … Non abbiamo un numero necessario di firme da raggiungere. Questa è una petizione, non una proposta di legge..ci siamo però dati come obiettivo il raggiungimento di 10.000 firme.

10) Siete ottimisti per quanto riguarda la risposta dei destinatari della petizione, una volta raggiunto il numero di firme che vi siete prefissati?
Gennaro: Per forza!

Fiammetta: Prima di cominciare abbiamo comunque cercato di fiutare un po’ il terreno, per vedere se poteva esserci interesse e questo lo abbiamo avvertito...Poi si vedrà! Il nostro primissimo obiettivo in ogni caso è che se ne parli.

11) E quali sono le specifiche mansioni di ciascuno all’interno della libreria?

Fiammetta: In libreria sono solo io, Gennaro si occupa dell’associazione e ci dà una mano per l’organizzazione di attività, eventi, iniziative..

12) Un’ultima curiosità: dato che avete citato la Francia come faro – guida, tempo fa abbiamo letto (su un trafiletto di D di Repubblica) che è stata inaugurata a Milano, proprio su modello francese, una libreria, Belleville, che è molto più che una semplice libreria, è quasi una sorta di scuola: vi si organizzano corsi di scrittura, di copywriting e fotografia (con possibilità di allestire mostre o esposizioni) e inoltre prevede lo svolgimento di laboratori su temi specifici. Potrebbero essere delle buone idee da prendere eventualmente in prestito per arricchire il progetto della vostra libreria alternativa?

Fiammetta: La Francia da questo punto di vista è veramente un modello. C’è infatti una miriade di librerie, ce ne sono tantissime e proprio il fatto di essere tante, le obbliga in qualche modo a inventarsi sempre qualcosa, a trovare delle specificità, delle caratteristiche che le differenzino l’una dall’altra, delle loro particolarità, dei nuovi progetti..insomma, sono vivacissime, non ce n’è una che non faccia qualcosa, che stia ferma ad aspettare. Per questo, da tanti punti di vista, la Francia è fonte di ispirazione. Noi tra l’altro abbiamo avuto una libreria a Parigi per qualche anno e una delle nostre peculiarità era vendere libri italiani a chi studiava italiano all’estero o a chi comunque si interessava all’Italia e per quattro anni abbiamo organizzato una bellissima festa del libro italiano nelle scuole di Parigi, dove abbiamo toccato con mano questa mentalità, vivacità, di cui si parlava, ma anche che c’è un grandissimo interesse per la lingua, la letteratura, la cultura italiana... Perché a questa festa non c’erano solo italiani, ma persone di diverse nazionalità o cittadini di Parigi, che magari conoscevano la lingua e leggevano qualche libro, oppure si fermavano ad ascoltare qualche dibattito... Eppure il nostro era un piccolo atelier, una piccola libreria. Infatti, a nostro avviso, non c’è bisogno di avere un’enormità di spazio, anzi, un piccolo ambiente può essere anche un modo, per librai e lettori o avventori, per stabilire dei contatti umani, per favorire degli incontri, degli scambi reciproci di consigli e pareri..si diventa un po’spugne, in cui ciascuno assorbe qualcosa che proviene dall’altro creando un circolo virtuoso, cosa che a volte manca un po’ nelle grandi catene dove il più delle volte i dipendenti sembrano quasi “degli scudi umani” con cui può essere molto più difficile intrattenere un qualsivoglia tipo di rapporto.
Grazie mille, per la disponibilità e per la bella chiacchierata..anche noi ci faremo spugne di questo ricco scambio umano! In bocca al lupo per la campagna e per tutto quanto.

“Una libreria, per modificare la famosa metafora di Socrate, dovrebbe essere la sala parto per la nascita di idee, un posto dove la storia viene alla luce.” 
Norman Cousins

Ultima modifica il Giovedì, 20 Novembre 2014 15:33
Beccai

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