Pisa, la città vetrina, la città salotto; quella che tutti i turisti devono ammirare in percorsi preconfezionati senza una minima valenza storica perde uno dei suoi “pezzi” migliori, Palazzo Boyl nella centralissima e affascinante cornice dei Lungarni.
Uno schiaffo non solo per gli attivisti del Municipio dei Beni Comuni, ma anche e soprattutto per tutte quelle centinaia e centinaia persone ivi passate dal monumento storico in questo brevissimo ma molto intenso mese.
L’accaduto ha squarciato la città ferendola fin dalle prime luci dell’alba. Una città che si presentava vuota e ferma a causa delle feste, una ferita muta, ancora più grave. Il blitz delle forze dell’ordine ha chiuso l’esperienza di Palazzo Boyl. Un immobile storico, di grande pregio, uno dei più belli e straordinari palazzi nobiliari della Pisa rinascimentale.
“Con la consueta orologeria vacanziera, questa mattina un blitz delle forze dell'ordine ha messo la parola fine all'esperienza di Palazzo Boyl. Un immobile storico, di grande pregio, ritorna schiavo della selvaggia corrosione del tempo e dell'incuria, dopo che la società immobiliare che ne deteneva la proprietà è fallita. Lo sgombero di questa mattina è avvenuto in una città pressoché svuotata, si è svolto quasi senza rumore.”, così recita il comunicato ufficiale, parole che pesano, parole che fanno male.
Cicli pittorici, le murature medioevali dei piani alti, tornano ad essere sigillati, chiusi da un portone, un portone di vergogna; come quella generata dallo stato d’abbandono e da chi, infischiandone del bene comune, ha lasciato marcire un bene di grandissimo valore. Pisa non dimentica il ponteggio sul lungarno (senza aver pagato un euro di occupazione del suolo pubblico al comune, in debito con tutta la cittadinanza pisana per ben 220 mila euro), Pisa non dimentica quegli affreschi.
Proprietaria dell’immobile la Tognozzi SpA al vaglio della magistratura fiorentina per l'accusa di tangenti all'Agenzia delle Entrate e su cui pende la calendarizzazione di varie aste fallimentari, nella mattinata di ieri la polizia ha nuovamente chiuso l'accesso al palazzo.
Lo scorso febbraio all’indomani della sconfitta della città della torre pendente dalla candidatura a capitale della cultura per il 2019, il patrimonio storico artistico fu dichiarato in stato di degrado e di crisi generale. Palazzo Boyl è uno dei tanti simboli di quel degrado, si era aperta una luce di speranza quella fredda mattina di fine Novembre. La speranza continua, non finisce. C’è chi ambisce ad avere un salotto decorato e una casa fatiscente; al contrario di chi sogna una casa accogliente e aperta al mondo. “Una finestra si è aperta, la bellezza è di tutt*”, così recitava lo striscione campeggiante sulla grande balconata aggettante il fiume Arno.
La bellezza è veramente di tutti, praticarla è difficile forse utopicamente arduo ma è possibile, il Municipio dei Beni Comuni questo l’ha dimostrato.
Torneranno i piccioni a Palazzo Boyl, gli stessi presenti quella mattina, morti stecchiti quando fu riaperto questo splendido edificio. Non c'è posto per chi prova a costruire percorsi diversi rivolti al sociale e alla solidarietà, la politica dei piani alti segue la linea nazionale, nella vigliaccheria, nell'indifferenza nella totale assenza di dialogo. Esistono persone che amano definirsi democratiche, ma la democrazia come la libertà non è un’ opinione è uno "spazio" aggregativo di coscienze.
Nonostante tutto la città deve tornare a splendere di colori, il Municipio dei Beni Comuni l’ha insegnato: la via è tracciata, utopica ma possibile; in direzione ostinata e ostinata!