Luogo simbolo forse oggi culturale della città candidata per essere la capitale della cultura nel 2019 solo l’anno scorso. Il sito occupato dal Municipio dei Beni comuni lo scorso 22 Novembre ha visto da quel fatidico girono il passaggio di tanti, cittadini e cittadine i quali hanno voluto veramente ammirare la vera grande bellezza, giacente sotto cumuli di degrado e colpevole abbandono voluti da una ditta (Tognozzi S.p.a) la quale ha avuto la grave colpa di prendere letteralmente in ostaggio un pezzo di lungarno per troppi lunghi anni. L’iniziativa pensata per il giorno dello sciopero generale ha avuto il merito di approfondire tematiche che riguardano da vicino il mondo del precariato, portando in entrambe le discussioni, contenuti, spunti e soprattutto riflessioni.
I tavoli organizzati hanno riguardato due tematiche principali: il mondo della ricerca e il settore dei beni culturali.
La discussione avviatasi nel workshop sulla ricerca, dal titolo “Precarieta della ricerca? #noninmionome”, mirava a svelare tutto ciò che si nasconde nel Jobs act e come quest’ultimo influisce sul mondo del lavoro e della ricerca. Troppo spesso infatti si è stati portati a pensare che la ricerca non sia un lavoro o piuttosto essa sia solo al servizio delle Università e degli enti, per l’occasione l’FLC-CGIL di Pisa ha presentato parte del suo dossier “Ricercarsi”, importante poi è stato il contributo dell’ADI e di Listamina, lista di rappresentanza studentesca del dipartimento di Medicina e Chirirgia. Oltre al tema del Jobs Act, argomento centrale del tavolo, e spinta propulsiva per le battaglie che le diverse componenti mettono in campo nel mondo universitario, è stato l’invito, da parte di tutti, di agire con modalità collaborative e non divisioniste, in un’ottica comune con obiettivi che vadano al di la’ delle battaglie di categorie e che provino a rivendicare un modelli unico di Università, laico, libero, democratico, esente da logiche baronali e che mettano insieme tutti i pezzi della precarietà che vivono oggi il mondo della conoscenza.
L’altro workshop organizzato aveva come tema centrale i beni culturali, il titolo era piuttosto eloquente; “Il degrado del patrimonio culturale e la precarietà dei professionisti del settore: beni culturali, spina nel fianco o risorsa del paese”?, ampio contenitore delle ultime vicende riguardanti il terzo sviluppi e gli annessi e relativi connessi.
I temi trattati sono stati diversi; dalle partite IVA e dalla questione dei Free lance, ai lavoratori dipendenti e al giusto giusto canone di pagamento per i dipendenti pubblici o privati, fino alla questione della convenzione di Malta e al suo eventuale conflitto di interessi con lo Sblocca-Italia.
L'idea condivisa da tutti all'interno della discussione è stata un po’ quella di abbandonare i vecchi dogmi paradigmatici e corporativistici; oggi bisogna parlare di operatori dei beni culturali (anche se ognuno ha ovviamente competenze diverse) se si vuole mettere in campo una lotta seria e dal basso, una lotta di classe.
La partecipazione al workshop ha visto la presenza di associazioni di categoria (ANA, Giovani bibliotecari e aspiranti, St.Art.I.M.) e rappresentanze sindacali (FILCAMS-CGIL e NIDIL-CGIL), di studenti, operatori del settore e liberi cittadini.
La sintesi della “giornata da strikers”, si leggeva ampiamente alla fine di entrambi workshop, nelle facce dei partecipanti. Tutti consapevoli di avere il dovere di iniziare a costruire un percorso dal basso che sappia dire no alle scelleratezze, e tanti si, fatti di proposte azioni e contenuti.
Al lavoro e alla lotta; è proprio il caso di dirlo!