Il problema più lampante che arriva alla mente di chi si imbatte nella notizia è sicuramente quello ambientale. La trasformazione dell’Aurelia comporterebbe la realizzazione di un progetto molto invasivo per un comparto territoriale di straordinaria importanza dal punto di vista faunistico, della flora (settori, lasciati volutamente come paduli, per preservare l’ambiente affascinante certamente poco salubre della maremma prima delle bonifiche) e dei beni storico-archeologici. Il rifacimento in grande stile comporterebbe anzitutto un passaggio non diretto verso un settore ricco di parchi naturalistici e riserve boschive ampi e tra le più apprezzate d’Italia. Andrebbe sicuramente a tagliare il turismo da campeggio, perché se è vero che i parchi verrebbero “risparmiati” così effettivamente non sarebbe per le zone camping ed aree di servizi che verrebbero letteralmente mangiate dal cemento.
Altro dato annoso sarebbe quello delle aree d’interesse archeologico all’interno del progetto. L’opera è sita praticamente sul tracciato dell’antica Aurelia, strada consolare costruita dai romani alla metà del III secolo a.C. dal console Gaio Aurelio Cotta per collegare Roma a Cerveteri, poi prolungata fino a collegare le nuove colonie militari di Cosa e Pyrgi, prolungata poi con le conquiste militari fino a Pisa. Le grandi opere spesso si intrecciano, come ben risaputo, con le vite e le storie di quelle persone che abitano i luoghi a continuità di vita.
Troppo spesso, queste vite, rimangono voci inascoltate in un deserto di dubbi e incertezze verso il futuro del territorio da esse abitato. Marco, abitante di Venturina (Li) racconta che -
“Uno dei grossi problemi della realizzazione pensata da SAT riguarderà oltre al dato ambientale anche e soprattutto la viabilità dell’intero comparto territoriale. L’Aurelia costituisce l’unica via che percorre questi territori, e renderla a pagamento potrebbe essere un autogol clamoroso. Argomento di primo piano riguarda anche la questione Piombino; come si può pensare di ravvivare il suo porto se per entrare ed uscire dalla suddetta città c’è solo un ingresso a 2 corsie. Il progetto prevedeva una variante a 4 corsie, il tutto cestinato ampiamente dal progetto definitivo, con buona pace della viabilità da e verso Piombino.”
Concetti ribaditi poi da Lorenzo piombinese doc, il quale conferma quanto citato prima
“L’ampiamento preventivato ad oggi non è necessario poiché non migliora la qualità della viabilità, anzi paradosso dei paradossi la rende a pagamento e non fa nulla per “potenziare” il polo piombinese, si pensasse a migliorare la rete stradale interna nella zona. A livello turistico poi il progetto non andrebbe ad incidere tanto sui grandi parchi presenti nella nostra Val di Cornia, l’atto invasivo riguarderebbe piuttosto gli spazi per il turismo da camping, i quali verrebbero sensibilmente ridotti e soprattutto l’attività più importante della zona; l’agricoltura. Il sentito comune sull’opera ovviamente è unidirezionale. Le terre verrebbero mangiate dal cemento, il tutto condito da una rabbia intrinseca di chi vedrebbe l’“esproprio” dell’unica arteria stradale gratuita, influendo fortemente sul traffico degli innumerevoli pendolari che qui vi abitano”
Parole chiare e forti, la collettività rigetta il progetto, il dibattito su quest’ultimo oggi rimane pressoché nullo, il tutto contribuisce a un silenzioso “stupro” territoriale. La vox populi non si ferma al “nord”, la testimonianza di Gianluca, cittadino grossetano mostra l’insofferenza delle comunità maremmane verso l’opera. Gianluca dichiara che
“Si dovrebbe innanzitutto risistemare la vecchia Aurelia, oggi praticamente abbandonata e dissestata in alcuni punti. Il passaggio critico sarebbe poi per la zona lagunare di Orbetello. Il progetto prevedrebbe un passaggio ai bordi della laguna quando sarebbe più logica andare a utilizzare gli spazi collinari, forse anche per scelte politiche ben precise. Il sentito comune guarda con forte criticità alla situazione paesaggistica. La zona ospita il Parco Regionale dell’Uccellina, tramite esso c’è stato un rilancio del turismo, con le coltivazioni biologiche come strumento di promozione territoriale, un progetto del genere rischia di essere una bomba per il sistema creatosi. Basterebbe risistemare l’esistente e preservare il paesaggio”.
Il progetto e le critiche ad esso hanno avuto anche voci “istituzionali”, ex vice presidente della Provincia di Grosseto Marco Sabatini, in quota SEL, in una intervista, ha ribadito il perché del parere negativo rispetto alla pianificazione sopra descritta
“Quando cinque anni fa entrammo in amministrazione, il tutto già era stato avviato da un progetto partito nel 2008 e condiviso ad ampia maggioranza. Il progetto originario prevedeva nella parte sud di Grosseto, la realizzazione di un’autostrada mentre la “vecchia” Aurelia doveva diventare una strada parco al servizio degli abitanti locali. L’idea SAT doveva essere quella di costruire una variante per il traffico a lunga percorrenza. Nel nord della tratta il tutto era previsto sul tracciato stesso dell’ Aurelia con esenzione per tutti i residenti. Questo modello, dal costo di 3,8 miliardi di euro, fu completamente ribaltato dal governo Berlusconi-Tremonti già due anni circa dopo. La scusa fu la mancanza di fondi e il progetto si ridimensionò peggiorando i suoi crismi: 2 miliardi di spesa, con una forte invasività rispetto all’idea iniziale, soprattutto per quel che concerne la parte sud della maremma grossetana. Il punto di non ritorno è stato proprio quello, lì la collettività maremmana ha iniziato a far sentire la voce. Ci fu quindi la nascita dei comitati No SAT, con la partecipazioni delle istituzioni locali, il tutto portò ad un ricorso al Tar contro il progetto approvato nel 2012 con delibera CIPE nr. 85, in pratica l’opera fu messa su carta in toto da Rosignano a Civitavecchia, con un vero e proprio “buco” da Grosseto fino al confine con Orbetello e Capalbio; 30-40 km dove la delibera del CIPE impone un altro progetto, una dinamica veramente fuori dalla logica degli appalti. Il conflitto con la regione Toscana resta ampio, il tutto questo “condito” da salsa europea. Viene scoperto da SEL infatti che già per i fatti del 2009, 2013 e per quel che concerne il venturo 2016, la commissione europea ha aperto una pendenza giuridica contro la Repubblica Italiana, poiché nell’assegnazione dei lavori (tramite l’ex ministro ed ex sindaco di Orbetello Matteoli), non c’è stata una regolare gara d’assegnazione pubblica e dopo aver tolto i soldi del subentro alla stessa SAT è stata riconosciuta ad essa un ulteriore concessione. Le gare d’appalto così come non sono state fatte per la proroga, non risultano neanche per per lavori da 200 milioni di euro effettuati da SAT su dei lotti tra Tarquinia e Civitavecchia (la stessa società dirottò il lavoro ad una società da essa controllata). Il tutto nel silenzio più assordante e totale. Il dato vero è che l’Europa minaccia l’Italia per infrazione del diritto comunitario per questa concessione rischiando vivamente l’appello alla Corte di giustizia europea. Questo territorio -continua Sabatini- nell’ultimo decennio ha subito grossi eventi calamitosi (l’ultimo questo autunno, la presenza di questa nuova tratta autostradale non farebbe altro che aggravare il rischio idrogeologico, poiché già la vecchia A12 non favorisce un regolare deflusso delle acque.
Il progetto SAT ovviamente si andrebbe ad inserire all’interno di un contesto storico-archeologico ampio: era stato pensato, per risparmiare tempo e risorse economiche, di fare passare la nuova tratta ai bordi della laguna di Orbetello, poiché è ovviamente più facile lavorare in pianura rispetto ad andare ad intaccare la parte collinare. In origine infatti l’autostrada doveva passare presso il massiccio di Orbetello, qui i progettisti dissero che era meglio evitarlo per la presenza di evidenze archeologiche. Il problema che andando a realizzare l’opera ai bordi della laguna destabilizzi completamente la geomorfologia, senza contare il problema dei siti archeologici posti sulla costa. La provincia si è fermamente opposta, ma la regione ha fatto al contrario e nel 2013 ha varato il tutto con il passaggio infra lagunare (grave è il fatto che la regione ha chiesto un parere alla provincia oppostasi all’idea ma in realtà ha agito in maniera completamente diversa), anche questo punto quindi è fonte di grandissimo scontro.
I cittadini e le cittadine sono inviperiti per queste scelte, poiché si dovrebbe pensare a mettere in sicurezza la vecchia Aurelia in molti suoi punti e stabilizzare idrogeologicamente il territorio con le risorse presenti, tutti i progetti presentati mancano di valutazione del rischio idrogeologico. Il trasporto massiccio di uomini e merci deve avvenire in ferrovia tra l’altro una delle più efficienti d’Italia. La ciliegina sulla torta viene proprio da SAT stessa che alcuni mesi fa ha dichiarato di non essere più realmente interessata al progetto, poiché il traffico su larga scala manca. La domanda è "Quoque tu Toscana?". Parole forti quelle di Marco Sabatini che ci rimandano alle innumerevoli risorse destinate negli anni ad accrescere i portafogli di pochi a discapito dei molti. È veramente necessario realizzare grandi opere quando a volte mancano banalissime strade secondarie di collegamento e il territorio presenta un elevatissimo rischio idrogeologico? “Arcano” quasi banale, ma non evidentemente per amministrazioni e governi poco lungimiranti che preferiscono far la guerra alle collettività (vedi caso TAV) piuttosto che sedersi con esse a concertare e programmare un’idea di territorio condivisa e sostenibile.