Mercoledì, 22 Aprile 2015 00:00

Da Edison a Marabuk: un nuovo inizio

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Intervista di Daniele Lorini e Bianca Carotenuto

Il 21 marzo è stata inaugurata, a Firenze, la libreria Marabuk in via Maragliano, pensata e gestita interamente dagli ex-librai della Edison dopo aver fondato una cooperativa: Materiali Resistenti. Ci è sembrato importante intervistarli e riportare ai nostri lettori quella che con questa apertura, questo nuovo inizio, è stata la conclusione definitiva di una vicenda dolorosa e che ha segnato parecchi fiorentini che erano affezionati alla libreria Edison di piazza della Repubblica, ma che ha segnato soprattutto loro, i librai, che in quel luogo ci avevano messo il cuore e l'impegno.   

La primissima impressione entrando in libreria è quella di un ambiente molto aperto e luminoso: il bancone all'ingresso è fatto con libri posti l'uno sull'altro, mentre il resto dell'arredamento, scaffali, sedie, espositori, sono fatti con materiale riciclato. Ci accoglie con il sorriso Marida e subito ci fa accomodare al piano di sopra 

1) Dopo tutte le vicissitudini con la Edison, qual'è stato lo spirito con cui avete deciso di fondare la cooperativa Materiali Resistenti e di aprire qui in via Maragliano? 

Dopo l'amarezza iniziale e anche l'arrabbiatura per essere stati... Ora posso permettermi di dirlo, presi in giro da tutti quelli che ci dicevano “ti aiutiamo noi, vi si  riassume noi ecc”... ecco erano tutte belle parole al  vento. Diciamo che concretamente non veniva fuori niente e noi volevamo continuare a fare i librai e per farlo ci siamo rimboccati le maniche dicendoci: si fa i librai solo se lo facciamo noi. Abbiamo messo qui dentro tutti i trattamenti di fine rapporto, ci è voluto un grosso investimento, non solo monetario, ma anche un grande impegno perché qui dentro abbiamo fatto tutto da soli, tranne l'idraulico, ecco... che se non lo fai di mestiere non è che puoi improvvisarti. Siamo molto contenti anche se abbiamo passato momenti difficili, però dopo l'apertura possiamo dire che ne è valsa la pena perché il quartiere ci ha risposto benissimo, sono tutti molto contenti del fatto che siamo qui. Siamo soddisfatti.

2) Proprio a proposito del luogo dove avete aperto: è stata una decisione vostra oppure dovuta a cause, per così dire, di forza maggiore? 

Diciamo che c'erano due anime all'interno della cooperativa sulla location. Qualcuno, avendoci lavorato per vent'anni, voleva rimanere in centro, perché conoscevi il target commerciale e anche un po' la paura di spostarsi. Non è stata una variante marginale nella scelta. Personalmente sono sempre stata convinta dell'opportunità di spostarci, sia perché il centro è diventato il supermercato che è diventato (ma già quando ci lavoravamo era così), sia perché il quartiere ti permette di fare il libraio in un certo modo, ti permette di avere un rapporto diretto con il cliente che viene, di conoscerlo, di divertirti anche a rintracciare quello che gli può piacere. in centro non è quasi mai possibile fare un lavoro del genere, nelle grosse librerie di catena, forse solo nelle piccole librerie che sono rimaste. Lavoravamo su due quartieri in particolare, poi sarebbe stato il fondo che avrebbe spostato l'ago della bilancia e quando abbiamo visto questo ci siamo innamorati tutti: è molto luminoso e spazioso e non ti da l'idea di essere in un luogo chiuso, inoltre questo è un quartiere molto popoloso, un sacco di scuole, di bambini, la nostra intenzione è proprio quella di lavorare con il quartiere e con la gente che abita da queste parti. 

3) Ora la distribuzione dei beni culturali è sempre più in mano a grosse catene, non solo per quanto riguarda i libri, ma anche semplicemente pensando al cinema con i multisala. Quali sono le opportunità e gli spazi che il vostro essere libreria indipendente può offrire alla cittadinanza? 

Mah.. Le librerie di catena rispondono a budget precisi, non è che vogliamo fare i buoni samaritani e che abbiamo aperto perché non vogliamo coprire le spese. Vogliamo coprire le spese e avere un contratto dignitoso, in base ai contratti collettivi: non ci si arricchisce con i libri se non con le grosse distribuzioni.

Bypassare i grossi distributori è davvero difficile, ma noi ci stiamo provando a lavorare con delle piccole distribuzioni che ci consentano anche un margine finanziario decoroso.

Non ci siamo voluti impiccare con strumenti di fideiussione come l'ipoteca sulla casa, che diversi ci avevano chiesto, abbiamo trovato piccoli distributori umani, che ci hanno voluto dare fiducia e che ci consentono di avere quasi tutto. È logico che i tempi di reperibilità si allungano un po'.

Infatti se la grande distribuzione nel giro di un giorno mi fa avere il prodotto, io ce ne metto tre.

Pago un po' di ritardo ma comunque riesco a sopravvivere e a tenere anche la casa editrice di nicchia, che mi piacerebbe presentare. Quindi nelle presentazioni che abbiamo in programma ci sono un sacco di autori locali che ci hanno chiesto spazio… e noi lo spazio lo diamo a tutti, indistintamente e senza costi, perché quando si parla di diffusione della cultura in questo posto noi intendiamo tutto: dal libro all'autore locale, al gruppo musicale cittadino, qualsiasi cosa.

La nostra prima iniziativa sarà il 29 di aprile con un libro su Magherini e poi da lì tutto il mese di maggio è quasi completamente pieno, ci saranno anche delle mostre fotografiche e abbiamo uno spazio che abbiamo lasciato vuoto volutamente, perché di idee ne avevamo talmente tante che metterle tutte in pratica ci avrebbe bloccato.

Quindi abbiamo deciso di lasciarci un margine di movimento per poter capire anche che cosa vuole il quartiere e l'associazione che vuole venire a lavorare con noi può usufruire di uno spazio completamente vuoto da adibire al singolo evento.

Di idee ne abbiamo veramente tante. 

4) Quindi avete già iniziato la collaborazione con il quartiere e qualche associazione? 

Sì, ora c'è questa associazione, quella più vicina a noi, che si occupa del giardino di san Jacopino: in particolare verso di loro siamo sempre disponibili e aperti.

Per fare un esempio: ora faranno una riffa primaverile per raccogliere fondi per la manutenzione dello spazio verde e per dei nuovi giochi per il giardino. Insieme ad altri negozianti della zona abbiamo messo in palio un buono da cento euro.

Poi non c'è solo questa associazione, tutte le altre del quartiere ancora non le conosciamo. Non è neanche un mese che abbiamo aperto. Tutti sono benvenuti.

5) Per quanto riguarda la scelta del nome della cooperativa e della libreria, come mai la scelta di Materiali ResistentiMarabuk? 

Materiali Resistenti.. aldilà del canto partigiano, che già quello è un ottimo punto di partenza... Noi siamo un materiale resistente, il libro è un materiale resistente, ma noi abbiamo resistito, ce l'abbiamo fatta, almeno per ora, incrociando le dita e facendo gli scongiuri, ma siamo sopravvissuti. 

Marabuk ha nel titolo “Mar” che riprende il nome della cooperativa, ma riprende anche il nome di via Maragliano, che è il luogo dove siamo, e “buk” che è libro in inglese, scritto volutamente male, ma poi alla fine sembra quasi il nome inventato di un personaggio di una favola e ci piaceva.   

6) Facendo un confronto con la passata esperienza della Edison quali sono gli aspetti che in qualche modo cercherete di ricalcare e quali quelli che invece cambierete? 

Allora, l'ultima fase della nostra esperienza con la Edison ci aveva dato molte soddisfazioni, perché siamo riusciti a capire che quel posto poteva essere molto di più di quello che era stato. 

Ovviamente non è la tua libreria: puoi suggerire determinate cose ma non le puoi imporre.

Il fatto che ci fosse questo scambio di sinergie, dal teatro alla lettura del libro, al gruppo musicale che veniva a suonare in libreria e tutta quella gente che veniva coinvolta… Piacevolmente coinvolta da tutti quegli eventi... Ecco questo è l'aspetto che ci piacerebbe conservare.

Per quello che ci sarebbe da cambiare... eh non posso dire che c'è qualcosa che cambierei assolutamente, perché noi all'Edison abbiamo sempre fatto i librai come abbiamo voluto, non ci sono mai state imposizioni del tipo, “devi vendere questo, devi sponsorizzare quest'altro”.

Il nostro modo di fare i librai rimane lo stesso, con solo in più la possibilità di avere più tempo da dedicare al cliente, perché lì non c'era, era un continuo rifrullo di gente.

7) Quanto è importante, per una libreria indipendente come la vostra, il rapporto che avete con le singole case editrici, come questo avviene, se è un rapporto anche banalmente umano.. 

Umano sì, con le piccole case editrici sì, perché loro curano ogni aspetto del testo. Certo anche Mondadori cura ogni aspetto, ma ti rapporti con loro tramite un rappresentante o un distributore, mentre con la piccola casa editrice il rapporto è più diretto e questo permette di curare più aspetti.

La differenza sta soltanto lì e nel problema della distribuzione, come ti avevo detto già prima, che è necessario più tempo per ottenere il prodotto.

In ogni caso è nostro interesse puntare sulle case editrici più piccole, soprattutto su quelle locali che ormai non hanno quasi più spazio.

Piano piano vedremo di stabilire rapporti sempre più consistenti con le singole case editrici.

Avendo aperto da meno di un mese è ancora tutto da costruire. 

8) Una domanda un po' “personale”: volevamo sapere un po' quali erano i vostri rapporti con gli affezionati, abbiamo saputo che il giorno dell'inaugurazione c'è stata davvero tanta gente e dunque ci chiedevamo se aveva qualche aneddoto da raccontarci 

Sul giorno dell'inaugurazione credo che nessuno di noi possa raccontarti niente perché eravamo nel pallone, venendo da due settimane di lavoro dalle otto di mattina fino a mezzanotte. In più siamo stati sopraffatti da tutta quella folla, che veramente non ci aspettavamo: abbiamo rivisto anche clienti abituali dell'Edison e ci hanno addirittura detto che hanno dovuto deviare il percorso dell'autobus da qui davanti perché non ci passava.. . ma noi di tutto questo non ci siamo accorti!

Perché non avevamo il tempo nemmeno per giraci e prendere un libro dallo scaffale, c'era talmente tanta gente che è stato bello da una parte, ma dall'altra ci siamo persi altre cose.

Per fortuna tanta di quella gente è tornata nelle scorse settimane a salutarci, a vedere con più calma i locali, a curiosare un po' trai libri e questo ci ha fatto davvero tanto tanto piacere.

Anche il modo in cui ha reagito la stampa: noi avevamo solo mandato un comunicato di apertura e da lì hanno fatto articoli su la Nazione, Corriere Fiorentino, Nove, su cui è uscito un pezzo molto commovente, in cui ci hanno definito “eroi del nostro tempo”. Noi, nel nostro piccolo, vogliamo solo fare i librai: non vogliamo essere eroi.

Comunque siamo davvero molto contenti, sì.

Ancora aneddoti per quanto riguarda Marabuk non è che ce ne siano.. aspetta! Forse uno sì.

Un nostro cliente, un ragazzino di 12 anni, lui recensisce libri per la sua fascia d'età per tante case editrici, anche europee. Parla un sacco di lingue ed è un ragazzino garzassimo. Stavo pensando insieme ai suoi genitori ad una collaborazione dove, sotto pseudonimo ovviamente, lui recensirà per noi i libri che più gli piacciono. Viene spesso qui, si siede con i suoi librini, li sfoglia, li legge, poi li rimette a posto e così via. È bello che sia il dodicenne e non il lettore rodato, significa che c'è speranza per tutti, perché quello che vorremmo è creare un rapporto con questi bambini, avvicinarli alla lettura e instaurare un rapporto anche con insegnanti e genitori. Creare tutta una serie di laboratori di letture didattiche o di riproduzione di qualche personaggio, in modo che si sentano incuriositi dalla carta stampata e che prendano l'abitudine di venire in libreria (o in biblioteca)... così domani invece di un dodicenne che recensisce libri, ce ne saranno dieci. 

9) Potrebbe farci qualche nome di queste piccole case editrici, ci piacerebbe sapere soprattutto di quelle fiorentine 

Di fiorentine mi viene in mente Polistampa e Clichy, che tutt'ora sta facendo dei lavori bellissimi per i libri per l'infanzia (e poi hanno pubblicato da poco anche un libro molto carino Il comunismo spiegato ai bambini capitalisti). Anche Giunti, che non è una piccola casa editrice, ma comunque fiorentina, con cui abbiamo dei rapporti...o anche Ponte alle Grazie... sì ce ne sono tante, più o meno piccole, e noi le vogliamo abbracciare tutte. 

10) Avete in mente anche qualche forma di tesseramento? 

Sì noi abbiamo una tesserina virtuale, virtuale anche perché siamo nati in questo spirito di riciclo e riuso, dove il cliente mi dà il suo nome e cognome e una volta fatto l'acquisto gli viene riaccreditato il 5% del prezzo. Poi sceglie lui quando vuole usarlo, senza alcun tipo di scadenza.

Stiamo ora studiando se è possibile fare delle convenzioni, ad esempio i sindacati ci hanno chiesto se era possibile fare delle convenzioni con i tesserati eccetera. Comunque tutto questo è ancora da decidere, poiché non abbiamo ancora avuto il tempo materiale di metterci a sedere e discuterne. 
 
11) Questa più che una domanda è un complimento per questi mobili e scaffali riciclati che sono davvero belli e quanto a Materiali Resistenti rendono davvero bene l'idea.

Sì, sì, sì, non sembra ma per montarli li abbiamo dovuti martellare. Sono resistentissimi e prodotti a Treviso. Sono fatti impastando cartone riciclato, fibre di lino e patata. Fanno delle cose stratosferiche. Ci siamo dovuti limitare agli scaffali per i libri e a questi divanetti, ma se andate sul loro sito mobiliincartone.it vedrete un sacco di cose che realizzano, tavoli, scrivanie, culle per neonati, veramente belli... e poi puntuali, precisi, veneti... 

Diamo così un grande in bocca al lupo ai nostri amici della Marabuk, nella speranza che continuino a resistere e di poter raccontare nel nostro futuro altre esperienze di rinascita e di speranza come la loro.

 

Ultima modifica il Martedì, 21 Aprile 2015 15:58
Beccai

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