Il leit motiv è riassumibile nel desiderio di tornare ad avere una città che sia ancora vivibile per fiorentini, che riesca a continuare a fornire loro stimoli, cultura e sapere. In poche parole, tutto ciò che è venuto a mancare negli ultimi anni.
In nome del pubblico decoro, assistiamo all'eliminazione di luoghi di aggregazione, quasi il fatto che dei ragazzi che si ritrovano in piazza Sant'Ambrogio o Santo Spirito per farsi una birra e quattro chiacchiere costituiscano un serio pericolo per la sicurezza cittadina. Ed è così che il vice sindaco Nardella ha pensato bene di vietare la vendita di alcolici da asporto dopo le 21.15.
In nome del santo et puramente matematico risanamento dei conti, abbiamo assistito ad una demonizzazione del Maggio Musicale Fiorentino. Ci si è rifiutati di vedere le enormi potenzialità e ricchezze che risiedono in un patrimonio come questo e si è preferito annunciare la liquidazione. Centinaia di lavoratori a casa, un Teatro che non potrà nemmeno più fregiarsi con orgoglio di questo nome (resterebbe solo l'orchestra) e una città che perderà un pezzo importante della sua cultura e della sua storia.
In nome delle esigenze dei turisti paganti e sempre di corsa, abbiamo visto chiudere la Libreria Edison e vedremo arrivare Reds, un posto che in teoria è definito libreria ma dove in pratica si mangia.
Viviamo tutti sulla nostra pelle gli effetti di questa trasformazione: vivere a Firenze è sempre più difficile e brutto. Per questo è necessario cominciare a riflettere seriamente sulle prossime elezioni amministrative. Per quanto siamo consapevoli del fatto che la gestione che ha promosso sia stata negativa, addirittura dannosa, sappiamo anche che molti fiorentini sarebbero disposti a rivotare Renzi. Un po' perché Firenze significa Toscana, la rossa Toscana, e il PD gioca in casa, a prescindere dal candidato. Un po' perché la battaglia che Renzi sta preparando a livello nazionale per la guida del partito e la candidatura alle prossime elezioni politiche suscita simpatie. Un po' perché, purtroppo, c'è chi è convinto che più che una libreria aperta in più sia importante poter andare a comprare le mutande da Intimissimi la domenica sera alle 22.30, chi crede davvero che la privatizzazione di Ataf sia la panacea di tutti i mali relativi al trasporto pubblico e che la pedonalizzione di Piazza Duomo sia stato un grande atto nella politica cittadina.
Coloro che vorrebbero una Firenze diversa, piena di persone che la vivono, di spazi di condivisione e cultura, una città bella e piacevole da vivere, in poche parole, sono tanti ma non abbastanza. Solo un ragionamento comune, che coinvolga tutte le anime che riflettono su una città diversa, ha una qualche possibilità di portare a casa risultati: quella che ci aspetta è qualcosa in più di una semplice competizione elettorale. E' una battaglia culturale: contro la società delle serate in casa davanti alla televisione, contro “solo lo shopping ad ogni ora è importante”, contro “i turisti portano soldi e quindi comandano”. Dobbiamo convincere i fiorentini che la loro è una città di cultura in senso lato, dove di cultura sarebbe possibile vivere e creare lavoro, dove sarebbe possibile confrontarsi, conoscere nuove cose e nuove storie, dove diventare quindi persone migliori.
E questo, mi ripeto, può essere fatto solo se siamo disposti a discuterne tutti assieme: mai come in questo caso, solo l'unione fa la forza.
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