Roberto Capizzi

Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

Giovedì, 12 Maggio 2016 00:00

Garantismo vo cercando

La vicenda che vede coinvolto, in questi giorni, il popolare giornalista partinicese Pino Maniaci, sta rimbalzando, con toni sempre più sopra le righe, dagli schermi dei nostri computer alle televisioni nazionali fino ai quotidiani di maggiore tiratura. La narrazione prevalente del fatto prescinde dai fatti contestati (un reato specifico, quello di estorsione), per concentrarsi sui toni, sulla vita privata del direttore di Telejato, sugli aspetti di natura deontologica.

Possibile uno slittamento delle elezioni per il rinnovo della Camera dei Consiglieri: il premier Abe starebbe considerando questa possibilità in conseguenza del terremoto che ha colpito la Prefettura di Kumamoto, nell'isola di Kyushu. La nuova data potrebbe essere quella del 10 luglio. Secondo indiscrezioni filtrate alla stampa, potrebbe essere possibile anche uno scioglimento anticipato della Camera dei Rappresentanti, cosa che trasformerebbe le prossime elezioni in una consultazione politica generale.

Non cessano di suscitare polemiche le consuete visite ed omaggi dei massimi esponenti del governo allo Yasukuni Shirne, il tempio nel quale si celebrano i soldati caduti per l'Imperatore. A recarsi al tempio, lo scorso sabato è stato il ministro della Giustizia Mitsuhide Iwaki. “Ho portato i miei omaggi per esprimere gratitudine per le anime di quanti hanno combattuto per la nazione e sacrificato le loro vite” ha dichiarato Iwaki ai giornalisti.
Il premier Abe, pur non essendosi recato in visita, ha voluto comunque mandare degli omaggi rituali al tempio. “Il Giappone dovrebbe affrontare e riflettere a fondo sulla storia dell'invasione, rompere chiaramente con il militarismo e riconquistare la fiducia dei propri vicini asiatici e della comunità internazionale con concrete azioni” ha dichiarato Hua Chunying, Portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino.
“Il Governo della Repubblica di Corea non può fare a meno di deplorare il fatto che alcuni membri in carica del Consiglio dei Ministri e parlamentari del Giappone hanno ancora una volta reso omaggio al tempio Yasukuni, che ricorda i criminali di guerra e glorifica l'invasione coloniale e la guerra di aggressione. I rappresentanti del Governo ed i legislatori del Giappone, i quali dovrebbero comportarsi in conformità con la responsabilità legata alla loro posizione, devono affrontare con esattezza la storia e mostrare attraverso azioni concrete la loro incondizionata auto-riflessione e sincero rimorso per le gli errori del passato” si legge invece in una nota ufficiale del Ministero degli Esteri della Corea del Sud.
Allo Yasukuni shrine sono ricordati circa 2.500.000 soldati nipponici, tra essi oltre mille criminali di guerra.

Prosegue, intanto, il lavoro di ricostruzione delle aree colpite dal terremoto nella Prefettura di Kumamoto. Il 25 aprile il governo ha deciso che l'80%-90% dei costi della ricostruzione saranno a carico del Governo centrale. A tale scopo sarà presentato, il 13 maggio, un bilancio supplementare per coprire tali spese. Collaborazione su tale tema è stata offerta dal Presidente dei democratici Okada.
Secondo stime dell'Esecutivo, i danni alle strutture pubbliche ed alle infrastrutture ammonterebbero ad oltre due miliardi e mezzo di dollari. I danni all'agricoltura sarebbero, invece, nell'ordine di 5 miliardi di yen, mentre quelli alle piccole e medie imprese si attesterebbero a 160 miliardi. Immediate misure per la ripresa economica della Prefettura, sono state chieste dal deputato comunista Shozo Majima, lo scorso 22 aprile.

Dopo essere stato presentato a Roma, presso la Farnesina, lo scorso 6 aprile, anche a Parma, il 27 dello stesso mese, si è tenuta l'illustrazione dell'Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia (www.straginazifasciste.it).
L'iniziativa è stata organizzata dall'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea della città ducale, ed ha visto la partecipazione del prof. Paolo Pezzino, docente all'Università di Pisa e direttore scientifico del progetto; di Massimo Storchi, Responsabile del polo archivistico dell'Istituto Storico della Resistenza di Reggio Emilia, e del ricercatore Tommaso Ferrari, curatore delle schede riguardanti la provincia di Parma.

L'Atlante, nato grazie al contributo di storici, ricercatori ed enti, intende porsi come voce, nel web, del grande lavoro di documentazione portato avanti dagli Istituti Storici dell'Italia centro-settentrionale sulle stragi compiute dalle forze di occupazione tedesche, e dai collaborazionisti italiani, durante la Guerra di Liberazione Nazionale.

Nel proprio intervento il professor Pezzino ha sottolineato come l'Atlante - frutto di due anni di lavoro di 115 ricercatori - sia un work in progress, destinato ad arricchirsi sulla base di segnalazioni di nuovi eventi, di errori, o mediante nuovi dati, forniti da utenti, studiosi, enti e comunità locali.
La ricerca è stata finanziata dalla Repubblica Federale Tedesca, come risposta al rifiuto di corrispondere indennizzi ai familiari delle singole vittime dei fenomeni stragisti compiuti dalle truppe tedesche nel nostro Paese tra il 1943 ed il 1945.
Da un punto di vista metodologico, l'innovazione portata da questo progetto, consiste nell'aver incluso tra le stragi anche le singole uccisioni e non solamente quelle definite, propriamente, come tali. Una innovazione che consente di avere un panorama più ampio e dettagliato della violenza nazifascista perpetrata contro civili e partigiani - e qui sta l'altra novità - disarmati. Oltre ai civili propriamente detti, infatti, sono stati inclusi tutti gli episodi che hanno visto vittime partigiani che si erano arresi e che, contrariamente a quanto prevederebbero le leggi di guerra, non avevano alcun riconoscimento ufficiale di combattenti, e le conseguenti garanzie che da tale status derivano. Esclusi dalla ricerca sono state, invece, le vittime di episodi non afferenti a rappresaglie e rastrellamenti, come i caduti a causa di bombardamenti o mine.
Importante sottolineatura è presente già nel nome del progetto. Il “naziste e fasciste” non è infatti casuale, ma intende evidenziare una autonomia stragista presente nelle truppe e nei singoli combattenti della RSI. Una vocazione stragista spesso prescindente dalle azioni dell'alleato.
Gli episodi censiti sono stati 5.428 per un numero totale di vittime di 23.461. Tra le regioni con più caduti vi sono l'Emilia Romagna (4.213) e la Toscana (4.465), le due regioni più prossime alla Linea Gotica e che per tale ragione più soffrirono della violenza dell'occupazione. Terza regione per numero di vittime il Piemonte, con 2.792 caduti, per oltre il 50% partigiani; seguito da Veneto, 2.383 caduti, e Campania, con 1.409 uccisioni. Dato, quello campano, che dà una misura della violenza a cui si lasciarono andare le truppe germaniche, anche quando non si trovarono ad affrontare un movimento partigiano organizzato (i caduti campani saranno, infatti, quasi tutti civili). Altro dato importante, per numero di caduti, riguarda il Friuli, dato che va completato, per avere una visione d'insieme, con le vittime nelle zone annesse dall'Italia e che oggi sono sotto sovranità slovena e croata.
Proseguendo nell'illustrazione dei dati principali, si hanno 2.725 episodi con singole uccisioni; 2.215 stragi con un numero di morti compreso tra i due ed i nove; 434 stragi con da 10 a 49 vittime; 40 con un numero di vittime tra le 50 e le 99 ed, infine, 14 stragi con oltre cento caduti.
Cronologicamente i picchi stragisti si sono verificati nell'autunno del 1943 (quindi sin dai primi passi compiuti dal movimento partigiano nella Guerra di Liberazione Nazionale) e nell'estate del 1944. Dopo un primo calo nel numero del vittime, di nuovo si ha un aumento del numero dei crimini a danno di persone disarmate nell'ultima parte della guerra, causato dalle truppe in ritirata (sia per motivi di natura strategica sia per il verificarsi di vendette e fenomeni dovuti a frustrazioni per la sconfitta ormai imminente).
Percentualmente la maggior parte degli episodi censiti hanno riguardato rastrellamenti (il 30%), seguiti da rappresaglie (17%), fatti afferenti la ritirata delle truppe (13%) e motivi punitivi (10%). Tra i reparti tedeschi che più hanno contribuito a questo macabro elenco la 16ª Divisione Panzergrenadier delle SS.
Per quanto concerne le modalità, la maggioranza delle uccisioni (il 38%) sono avvenute mediante fucilazione. Continuando tra i dati forniti da Pezzino nel proprio intervento, circa gli autori delle stragi si ha un 61% degli episodi (con il 64% delle vittime) di cui si resero protagoniste le truppe naziste; il 19% compiuti da militi della RSI (che hanno provocato il 12% delle vittime) ed il 14% (ed il 20% delle vittime) delle stragi operate congiuntamente dalle due forze.
Per quanto afferisce alla tipologia delle vittime ai primi posti si hanno 12.581 civili; 6.776 i partigiani arresi o comunque disarmati; 371 persone legate ai partigiani; 212 disertori; 888 appartenenti ad altre categorie (religiosi, carabinieri etc.); 357 antifascisti.
Il 68% delle vittime era nella fascia d'età compresa tra i 17 ed i 55 anni e l'81% erano uomini.

Altri dati, estremamente dettagliati, ed illustrati strage per strage, sono presenti sul portale, e ad essi è garantito il carattere scientifico dall'importante lavoro di controllo effettuato sugli stessi.

Secondo ad intervenire il ricercatore Tommaso Ferrari, curatore delle schede parmensi del portale, che ha illustrato i fatti (117 per un totale di 414 vittime) avvenuti nel territorio parmense dal febbraio del 1944 all'aprile del 1945.
Primo episodio di rappresaglia che colpì la provincia fu quello del primo febbraio 1944, avvenuto per ritorsione rispetto alla morte di un fascista ucciso da un bomba in un bar il giorno prima, e costò la vita a tre persone: tra esse l'antifascista Tommaso Barbieri.
Gli ultimi episodi che insanguinarono la provincia sono avvenuti nella coda degli eventi bellici, nella cosiddetta “sacca di Fornovo”, il 27 aprile 1945, e videro come matrice delle stragi le truppe tedesche in ritirata. Saranno nel complesso 82 le vittime parmensi di rappresaglie tra il 24 ed il 27 aprile 1945. Quasi tutte queste uccisioni si situano tra Fornovo, Salsomaggiore ed il Po, lungo la direttrice seguita dalle truppe tedesche in ritirata.
Altro fenomeno di cui fu vittima la provincia di Parma, insieme a quella di Reggio, fu la cosiddetta Operazione Wallenstein, mirante a rastrellare lavoratori da destinare al lavoro coatto (saranno 1.800 le persone catturate tra Reggio e Parma tra la fine di giugno e quella di luglio del 1944).

Ultimo intervento quello dello storico Storchi, il quale ha sottolineato l'importanza dell'analisi di questi dati. In particolare di grande importanza sono episodi “piccoli” - che nel reggiano hanno lasciato sul terreno più vittime delle stragi maggiormente note: Cervarolo e Bettola - per comprendere la diffusione della violenza stragista perpetrata dagli occupanti, sottolineando l'autonomia stragista delle truppe della RSI, spesso non benvista, per motivi non umanitari ma di natura tattica, dagli stessi comandi tedeschi.
Autonomia fascista che si manifestò anche nella tipologia dei saccheggi, non legati soltanto a necessità alimentari, ma che si caratterizzarono spesso come vere e proprie razzie, con successivo incendio delle case.

In conclusione l'Atlante rappresenta una fonte preziosa ed un'utile sistematizzazione di una grande quantità di informazioni sulla violenza stragista che colpì l'Italia tra il '43 ed il '45, ed è destinato non solamente a ricercatori e storici, ma anche a scuole, enti locali, per iniziative legate alla memoria storica ed in generale all'opinione pubblica del nostro Paese.

Tra giovedì e sabato, una serie di forti scosse (tra 6.5 e 7.3 della scala Richter) hanno colpito l'isola di Kyushu ed in particolare la Prefettura di Kumamoto, provocando, ad oggi, 48 morti e quasi 3.000 feriti. Il numero degli sfollati è, invece, prossimo a 100.000. Oltre 164.000 le abitazioni prive di energia elettrica, mentre sono circa 8.700 quelle, parzialmente o totalmente, distrutte. Fermi gli importanti stabilimenti presenti nell'isola (Honda, Nissan, Toyota, Sony e Mitsubishi).
Il 20 aprile, intanto, il governo ha deciso lo stanziamento di 2.300.000.000 yen per gestire l'emergenza. Non coinvolta negli eventi sismici la centrale nucleare di Satsumasendai, nel Kyushu meridionale, che è rimasta attiva. Per lo spegnimento precauzionale dell'impianto, si era subito attivato, mediante una richiesta al governo, il Partito Comunista.

Il Fondo Monetario Internazionale ha abbassato la prospettiva di crescita economica del Giappone allo 0,5% (contro l'1% della precedente previsione). Molto più rosee erano state le previsioni della Banca del Giappone, la quale aveva stimato una crescita, per l'anno 2016, dell'1,5%.
Il FMI ha anche invitato il Giappone ad andare avanti con il programmato, ed ulteriore, aumento della tassa sui consumi (dall'8% al 10%) al fine di poter disporre di fondi per future iniziative economiche.
Simile richiesta è arrivata anche dal Segretario Generale dell'OCSE, il messicano Angel Gurria, il quale ha affermato che il Sol Levante dovrebbe spingersi oltre il 10%, previsto per aprile del prossimo anno, per raggiungere il 15%.
Il premier nipponico, per parte sua, ha affermato, in questi mesi, che l'aumento potrebbe essere ritardato nel caso avvenga un sostanziale recupero della crescita economica.

Il 28% dei lavoratori ultraquarantenni ha preso in considerazione la possibilità di lasciare il lavoro per poter prendersi cura dei propri cari in età avanzata: questo il risultato di un'indagine condotta da Rengo, la maggiore confederazione nipponica. La ricerca, condotta tra febbraio e giugno dello scorso anno, con la partecipazione di 8.200 lavoratori, ha mostrato come l'1,6% dei rispondenti abbia preso la drastica decisione di dimettersi al fine di poter accudire, in assenza di servizi pubblici adeguati, gli anziani della propria famiglia. La percentuale più alta, tra le tentazioni di abbandono del lavoro, si è riscontrata, com'era purtroppo naturale, tra le lavoratrici (35%).

Domenica, 03 Aprile 2016 00:00

Pillole dal Giappone #128 - Salari al palo

Prosegue, in parlamento, la collaborazione tra le forze dell'opposizione mediante la presentazione di disegni di legge comuni. Lo scorso 17 marzo, presso la Camera dei Rappresentanti, è stato depositato - a firma di democratici, socialdemocratici, comunisti, Partito dell'Innovazione e Partito della Vita del Popolo - un progetto di legge finalizzato all'aumento dell'assegno di sostegno per i minori delle famiglie monogenitoriali.
Tra i Paesi OCSE, il Sol Levante ha la più alta percentuale (54%) di famiglie monogenitoriali sotto la soglia di povertà. Il governo ha presentato, sul medesimo tema, un disegno di legge volto ad innalzare l'assegno, ma unicamente per alcune fasce di reddito. La proposta dell'opposizione, al contrario, prevede un aumento del sussidio di 10.000 yen mensili a partire dal secondo, e per ogni successivo, figlio.

Se i dati macroeconomici mettono, quantomeno, in serio dubbio l'efficacia, ai fini della crescita economica, della cosiddetta abenomics, una boccata di ossigeno per i conti nipponici arriva dal comparto turistico. Gli ultimi dati resi noti dall'Organizzazione Nazionale del Turismo mostrano una crescita, nel 2015, superiore del 6,7% rispetto all'anno precedente, per un totale di oltre 505.000.000 di notti di occupazione negli alberghi e nelle altre strutture ricettive.
A trainare la crescita i visitatori stranieri (quasi 25 milioni nel 2015. Erano meno di 10 fino al 2013) con un +48,1% di pernottamenti (oltre 66.000.000 notti complessive) ed il basso valore dello yen, che ha favorito, per i visitatori nazionali, le mete turistiche interne. Percentualmente, i più alti tassi di occupazione degli hotel si sono registrati nelle Prefetture di Osaka (85,2%) e Tokyo (82,3%).

I testi scolastici in uso nel Sol Levante conterranno maggiori informazioni sulle dispute territoriali che coinvolgono il Paese. I nuovi manuali, recentemente approvati approvati dal Ministero dell'Istruzione e che saranno tra le mani degli studenti nipponici a partire dall'aprile del 2017, avranno uno spazio dedicato all'argomento del 60% in più rispetto ai testi attualmente in uso.
Le maggiori dispute territoriali che vedono protagonista il Giappone sono quella per le Rocce di Liancourt (con la Corea del Sud), quella per le isole Senkaku/Diaoyutai (con la Cina) e quella su due delle quattro isole Curili meridionali (con la Federazione Russa).

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