Mercoledì, 03 Ottobre 2018 00:00

Il lavoro, con le parole dei lavoratori

Parola al lavoro e ai lavoratori

Frida Nacinovich, autrice di Con parole loro. L’amore per il lavoro nella tempesta del postfordismo, ha scritto un libro molto utile per capire e avvicinarsi al mondo del lavoro in Italia che è in continuo mutamento e, spesso, in rivolta. Inoltre, è davvero una bella raccolta di storie che narrano di uomini e donne che vivono i nostri complicati e, a volte, terribili tempi.

Pubblicato in Carta
Venerdì, 03 Marzo 2017 00:00

Liberiamo il lavoro

Lo scorso sabato 25 febbraio, Rifondazione Comunista Firenze ha organizzato presso la Sala Firenze Capitale di Palazzo Vecchio, la tavola rotonda “Liberiamo il lavoro”, per discutere e confrontarsi sui quesiti referendari lanciati dalla CGIL. In un momento in cui il dibattito pubblico è monopolizzato dai dissidi interni al centro sinistra, il più grande sindacato italiano rischia di rimanere isolato in questa importante battaglia che vuole riportare al centro il tema del lavoro contro un processo di sempre più aggressiva precarizzazione dei contratti e di smantellamento delle tutele e dei diritti del lavoratore.

Pubblicato in Toscana
Mercoledì, 01 Febbraio 2017 00:00

Sull'arresto di Aldo Milani

E così dopo i pestaggi, dopo l’uccisione ai cancelli di lavoratori in sciopero travolti dai mezzi in ingresso è arrivato anche l’arresto di un dirigente sindacale nazionale. Roba da ventennio fascista passata totalmente sotto silenzio dai media mainstream.

Pubblicato in Società
Venerdì, 23 Dicembre 2016 00:00

I sindacati dal Forum mondiale al TTIP

Articolo di Andrea Montagni uscito sul numero cartaceo consultabile qui

I sindacati dal Forum mondiale al TTIP

Vorrei approfittare della richiesta dei compagni e amici de il Becco di intervenire sul Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (il famigerato TTIP) per fare alcune riflessioni, spero non banali, su come nel movimento sindacale europeo e internazionale la questione abbia segnato, nell’ambito dei sindacati aderenti alla Confederazione internazionale dei sindacati (ITUC/CSI) e alla Confederazione europea dei sindacati (ETUC/CES), un punto di svolta assai importante che ha portato in àmbito internazionale e in seno alla Unione europea ad una importante e significativa rottura tra il punto di vista dei governi occidentali e della Commissione europea.

Pubblicato in Internazionale
Martedì, 09 Febbraio 2016 09:21

Non c'è più l'Italia fra le strategie Piaggio

Due ruote che corrono. Ma verso Oriente. In un contesto in cui un’azienda leader come il gruppo Piaggio appare capace di aggredire i mercati. E di investire – in Italia – anche in ricerca e innovazione. Quando però i vertici del gruppo che comprende Guzzi e Aprilia devono decidere dove produrre, non guardano più al belpaese. Questo pensano i lavoratori impiegati negli stabilimenti italiani di Pontedera, Mandello del Lario (Guzzi), Noale e Scorzè (Aprilia), interpellati con un questionario distribuito dalla Fiom Cgil.

Dalle risposte degli addetti al questionario, rigorosamente anonimo, si sviluppa la fotografia di una grande azienda con la testa ancora a Pontedera, dove tutto è iniziato e dove il settore impiegatizio rappresenta non per caso il 30% dell’organico. Ma le catene produttive scivolano sempre più verso il Vietnam, l’India e la Cina, dove è impegnata la metà dei dipendenti del gruppo. E lo stato delle cose trova un riscontro nella percezione che del lavoro hanno gli addetti in Italia. Non è stata facile la ricerca promossa dalla Fiom, con la distribuzione di migliaia di questionari ai lavoratori del gruppo. Il sindacato ha potuto consegnarlo solo attraverso le portinerie, e non direttamente agli interessati. Che sono tanti: più di 2.000 a Pontedera, 550 all’Aprilia fra Noale e Scorzé, e 90 alla Guzzi a Mandello del Lario. Dai questionari raccolti, compilati e restituiti alla Fiom (circa il 40%), è emersa la preoccupazione dei lavoratori per il futuro. “La Piaggio è un’azienda che non punta sulla produzione italiana – riassumono Massimo Braccini, coordinatore Fiom del gruppo Piaggio, e il nuovo segretario provinciale Marco Comparini – è sana ma è governata con una filosofia per cui si preferisce distribuire dividendi, piuttosto che dare premi di produzione. Agli investimenti in ricerca non corrispondo investimenti industriali. E manca una discussione sul futuro del mercato delle due ruote, e sullo sviluppo per la riduzione dell’inquinamento”.

Dai questionari emerge che le relazioni fra i lavoratori sono buone (77% in media dei tre siti). Ma gli operai sono insoddisfatti della loro condizione (58%). La maggioranza (63%) ritiene basso il proprio stipendio, considera le norme sulla sicurezza rispettate solo in parte (58%), e che il lavoro non sia distribuito equamente (69%). L’insicurezza diventa generalizzata quando si affronta il tema di mantenere in futuro il lavoro: solo il 4% è sicuro di conservarlo, il 48% non ci crede. “Uno degli elementi che più è emerso è la ‘fame’ di formazione – spiegano Braccini e Comparini – i lavoratori non ritengono valorizzata la professionalità, o chiedono di acquisirne di più. Ma l’azienda li ignora”. A Pontedera il 30% degli intervistati segnala di non aver avuto formazione. Quanto poi alla percezione di come l’azienda risponde alla richiesta di formazione, per il 42% è limitata, per il 41% scarsa. La richiesta di corsi svetta invece con l’89%. In definitiva l’azienda non fa formazione, e questo fa paura: ben il 65% degli intervistati teme la perdita del posto. C’è sfiducia. Anche verso i sindacati, giudicati “insoddisfacenti” per il 79% dei lavoratori.

 

Questo settore sul quale non si investe – tira la somme Braccini – è quello che fra un anno vedrà la fine degli ammortizzatori sociali tradizionali. Cig e mobilità, già strutturali, saranno sostituite dalla disoccupazione. Con tutto quello che comporta”. “Dobbiamo lavorare per recuperare fiducia e aprire una nuova vertenza – osserva a sua volta Comparini – l’obiettivo è saturare gli impianti e i volumi, perché oggi Piaggio è gestita con tre, quattro mesi l’anno in cui non si produce. Dobbiamo recuperare importanza produttiva. Anche per dare risposte alle aziende dell’indotto, dove la situazione è drammatica”.

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I lavoratori della scuola pubblica sono senza contratto da cinque anni.
Suona male, abituati all'imperversante coro di disistima che aleggia nei confronti del pubblico impiego da qualche anno a questa parte insieme a quelle critiche circa la funzione del welfare statale, accusato spesso di tralasciare la sua missione tramite ricorso a tecniche di elusione del lavoro, spiegate da autorevoli commentatori con dinamiche pseudo-antropologiche, a tratti vagamente metafisiche.

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Quattro giorni di sciopero dell'azienda pubblica genovese di trasporto hanno obbligato la giunta comunale a fermarne la privatizzazione, che sarebbe stata accompagnata dal rincaro del servizio e da riduzioni degli organici. Pressoché contemporaneamente oltre 30 RSU di tutta Italia hanno unitariamente deciso di avviare una mobilitazione sul tema delle pensioni, con l'obiettivo dell'abolizione dell'infame legge Fornero e del ritorno delle pensioni a strumenti che consentano un numero civile di anni di vita degna agli anziani. I due fatti sono separati quanto a protagonisti diretti: ma sono uniti da un solido legame. Sarebbe un errore madornale considerarli alla stregua delle tante lotte, spesso disperate, di quei lavoratori che occupano la fabbrica o salgono su un tetto perché il padrone non paga i salari o chiude, o anche di lotte vincenti come quella della FIOM contro Marchionne.

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Lunedì, 25 Novembre 2013 00:00

Il Quinto Stato è la precondizione

Intervista a Roberto Ciccarelli pubblicata all'interno del numero cartaceo 3 de Il Becco (clicca qui per scaricare il pdf).

Ciccarelli è autore del libro Il Quinto Stato (clicca qui) e La furia dei cervelli

1) In un contesto socio economico profondamente mutato rispetto alla cornice novecentesca secondo quali elementi possiamo definire oggi un lavoratore/una lavoratrice?

Noi lo definiamo come il soggetto che compie un'attività operosa. Oggi più che mai il lavoratore non è più identificabile nella persona giuridica che detiene uno status, un contratto. Il lavoratore non è quindi

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Martedì, 16 Luglio 2013 00:20

Lavoro e impresa: innovazione e diritti

In Italia sono quasi 4 milioni le persone che possono essere classificate come lavoratori autonomi senza dipendenti. In media, su 1000 euro che vedono entrare, a loro ne restano 545 mentre il resto se ne va in tasse (ad un lavoratore dipendente, su 1000 euro, ne restano in media 811). Sono stati proprio questi lavoratori i protagonisti dell'iniziativa organizzata oggi in Camera del Lavoro a Firenze, “Lavoro e impresa: innovazione e diritti”. Uno dei grandi problemi di questo Paese risiede proprio nella sua difficoltà di prendere atto dei cambiamenti che hanno stravolto il mercato del lavoro.

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Martedì, 11 Giugno 2013 22:17

Professione macchinista ferroviere #2

Dopo la pausa caffè i macchinisti delle Ferrovie ricominciano la discussione. A partire dal 1 settembre dello scorso anno è stato concordato un nuovo contratto lavorativo: “Adesso col nuovo contratto siamo diventati lavoratori a cottimo, cioè più si lavora e più si guadagna, nel bene e nel male. Se da un lato questo può servire al lavoratore che magari ha bisogno di guadagnare un po’ di più per far quadrare i conti in famiglia, dall’altro gli straordinari sono diventati inutili”. Monetizzare tutto serve all’azienda per far ingoiare il rospo: ma quanto è grande questo rospo?

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