Nato nel 1988 a Firenze, laureato in sociologia. Interessi legati in particolare alla filosofia sociale, alla politica e all'arte in tutte le sue forme.
I migliori 20 album internazionali e le migliori 6 uscite discografiche nel panorama italiano
Cosa resta di questo 2014 musicale? Come da diversi anni a questa parte, non si può non constatare una postmoderna tendenza al patchwork, al mettere insieme generi diversi per cercare di vedere se causalmente ne esca fuori qualcosa di originale. L’innovazione fin dagli anni zero, procede a ritmi estremamente blandi, ma indubbiamente ci sono vari dischi che creano una tendenza, diventano punti di riferimento importanti, indicano –anche se non intraprendono - una strada nuova da seguire.
Ogni classifica è molto soggettiva, ma la convergenza della critica musicale verso certi lavori, mette in evidenza, a parare di chi scrive, due tendenze. La prima è la proliferazione di una forma di cantautorato iper- espressionista sempre più aperto a ogni forma di contaminazione stilistica e deviazione sintetica ma sempre ancorato al pop. Emergono complessi affreschi multi cromatici dal capolavoro (forse l’unico dell’anno) di St. Vincent, ma anche dal “queer-pop” di Perfume Genius, dall’indie-mainstream di Lana de Rey o dal trip hop in salsa r’n’b di FKA Twigs, tanto per citare solo alcune uscite del 2014. La seconda tendenza è un rafforzamento significativo del revival psichedelico degli anni sessanta: gli esordienti Temples recuperano Beatles e Pink Floyd in un disco freschissimo e magnetico, gli Svedesi Goat ne ampliano il campo applicativo mescolando sapientemente la psichedelia con la world Music Orientale e Subsahariana, mentre anche nei lavori ipercitazionisti e multi dimensionali di Horrors e The War on Drugs, la psichedelia trova un posto di primo piano.
In uno scacchiere in cui - nonostante le nuove tecnologie - la capacità di aprire nuove strade musicali è ancora a quasi totale appannaggio di un pugno di zone Geografiche (Usa e Canada, Isole Britanniche, Scandinavia), l’Italia mostra un certo ritardo rispetto alle novità e alle tendenze in atto. Nuovi stili arrivano da noi in grande ritardo precludendo quasi totalmente alle band nostrane la possibilità di contribuire alla rifinitura dei nuovi linguaggi sonori internazionali. Esiste comunque una vivace scena indie e una generazione di “neo cantautorato” piuttosto valido.
“Perché il governo sta portando avanti una campagna di rastrellamento nelle zone in cui siamo più radicati […]? Rastrellamento significa distruggere tutto. Chiunque può essere ucciso, arrestato, abbandonato o violentato e la proprietà, le case, il raccolto e tutto può essere distrutto. Tutto questo non è altro che un regime fascista”
Con queste parole il Segretario Generale del movimento maoista rivoluzionario (CPI), conosciuto con lo pseudonimo di Ganapathi, ha messo in luce ciò che si nasconde dietro la massiccia offensiva condotta a tutto campo dalle forze governative contro le milizie rosse presenti nella zona centrale e orientale dell’India (per un articolo introduttivo sulla lotta armata in India clicca qua). Coniata dai media con l’etichetta di “Green Hunt”, l’operazione riflette in pieno quella che è la preoccupazione delle elité liberali rispetto all’intensificazione della lotta armata condotta dalla guerriglia cosiddetta “naxalita” nel corso di tutto lo scorso decennio. Il governo di Delhi
I Velvet festeggiano il 45° anniversario del loro album del 1969 con un supercofanetto di 6 CD
Sorprendente come l’omonimo terzo album debba essere considerato come un disco minore nella discografia dei Velvet Underground. Intendiamoci, è pur sempre un capolavoro. Ma se Velvet Underground & Nico (1967) e White Light White Heat (1967) sono unanimemente riconosciuti come dei veri e propri capisaldi della musica, questo Velvet Underground (1969) non ha effettivamente quel ruolo dirompente che invece compete a i due lavori precedenti. Eppure le composizioni qua contenute come Candy Says, What goes on o After Hours, sono fra il meglio che Lou Reed abbia scritto, hanno influenzato in modo indelebile il cantautorato rock delle decadi successive (come David Bowie e Nick Cave tanto per iniziare) oltre ad aver avuto un ruolo significativo negli sviluppi del rock da camera (Lisa Geramano, Tindersticks) e nel proliferare di alcuni dei generi chiave degli anni 90 come lo slo/sad core di Red House Painters o American Music Club.
Una rielaborazione ragionata di vari interventi in occasione del convegno a Firenze dell’Altra Europa Per Tsipras
“Un altro mondo è possibile”, era lo slogan che veniva declamato a gran voce a Firenze nel 2002 da migliaia di ragazze e ragazzi che immaginavano una società radicalmente diversa rispetto a quella governata dalle regole di mercato. Quello storico Social Forum ha influenzato la visione politica di tanti futuri esponenti della sinistra europea che vi hanno preso parte, a partire da un giovane Alexis Tsipras.
Fotografia di Leonardo Sgatti
Convegno a Firenze con Tsipras, Ferrero, Vendola, Civati
All’interno del convegno di due giorni promosso Dall’Altra Europa per Tsipras e organizzata da Transform! e dalla Fondazione Rosa Luxemburg, si sono ritrovati molti personaggi della politica e della cultura di sinistra nazionale e internazionale: da Vendola a Ingroia, da Ferrero a Curzio Maltese, da Rangieri a Prosperi, da Baier a Tsipras.
L’esigenza di costruire in Italia una sinistra unitaria, opposta ai diktat di Bruxelles, alle politiche di austerità e ai programmi neoliberisti che stanno progressivamente aumentando le disuguaglianze e cancellando i diritti, appare oggi sempre più impellente, un'urgenza che riflette la totale estraneità dei valori della sinistra rispetto al programma del governo Renzi.
Le enormi divisioni che hanno caratterizzato le forze a sinistra del PD, hanno contribuito a determinare una serie di sconfitte elettorali sconcertanti, proprio in un periodo storico in cui si sente sempre più l’esigenza di una sinistra forte e coesa. L’altra Europa con Tsipras, pur fra le mille difficoltà, era riuscita a eleggere al parlamento Europeo 3 deputati, superando la soglia di sbarramento del 4%, in uno dei periodi di maggiore crisi della sinistra italiana. Il modesto risultato, lungi dall’essere una vittoria, aveva però fatto capire che c’era la possibilità di lavorare a un progetto comune che rimettesse al centro i valori della sinistra senza dover accantonare quello che poteva essere il contributo specifico di ogni movimento o partito che aveva aderito alla lista.
Purtroppo non sono mancate nemmeno in questa occasione le polemiche e le divisioni (fra tutte le vicende, pesa soprattutto il pasticcio che è seguito alle scelte di Barbara Spinelli) che tutt’ora persistono.
Serata a tema al Max Pub di Firenze, con tre gruppi che si muovono all’interno di simili coordinate artistiche. Per quanto in declino, il capoluogo toscano ha sempre avuto un rapporto privilegiato con la new wave che sta vivendo un lungo revival di quei suoni e di quelle suggestioni che hanno caratterizzato gli anni Ottanta. È proprio questo genere a unire tre gruppi provenienti da tre zone geografiche distinte: gli Psychic thoughts sono pistoiesi, i Klam pisani mentre i Leave the Planet vengono da Londra.
L’11 Ottobre di 10 anni fa, veniva annunciata la nascita del Partito Comunista Indiano (maoista), fusione dei due principali movimenti comunisti illegali attivi nel Paese, il CPI (marxista-leninista) e l’MCCI (Centro Comunista Maoista Indiano) dando nuovo vigore alla lotta armata e insurrezionalista, comunque già esistente in India dagli anni ’60.
Il nuovo movimento, coniugando l’ideologia marxista-leninista con quella maoista, rifiuta il sistema parlamentare e democratico indiano, viste come uno specchietto per le allodole dietro al quale si nasconde invece un impianto statale ancora estremamente oligopolistico e semi-feudale. I maoisti denunciano una situazione economica e sociale insostenibile. Nelle campagne, pochi proprietari terrieri dispongono del grosso delle ricchezze e obbligano le popolazioni tribali a vivere in condizioni economiche ed igieniche pessime mentre, nelle città, un esercito di proletari è costretta a turni massacranti di 12-14 ore in cambio di uno stipendio appena in grado di riprodurre le loro condizioni materiali di esistenza.
Ricordo distintamente il mio primo concerto al Tender. All’epoca si chiamava Synthetica, un ottimo posto per esibizioni dal vivo tanto allora quanto adesso. Avevo 16 o 17 anni, era un giovedì sera e suonava un gruppo americano semisconosciuto, ma molto valido. Fortunatamente, da allora il posto non è cambiato molto, riuscendo sempre a coniugare l’alta qualità delle proposte musicali con il prezzo modico dei biglietti.
Ne è ulteriore dimostrazione il concerto di sabato scorso: ad esibirsi sono i Fauns di Bristol, uno dei migliori gruppi shoegaze in circolazione. Il Tender apre alla grande la terza stagione con una band che si è costruita negli anni, e nel giro di soli due album, una certa reputazione internazionale, almeno negli ambienti indie.
Still, uscito il 17 Ottobre scorso per l’etichetta Ghost records, è il sesto disco in studio per la Casa del Mirto, progetto fondato dall’italo-finlandese Marco Ricci. Pressoché unica nel panorama italiano, la proposta musicale del gruppo trentino richiama quella scena cosiddetta glo-fi o chillwave, portata alla ribalta, sul finire degli anni zero, da gruppi quali Memory tapes, Neon Indian e Washed out e che si fonda su sonorità nostalgiche e sognanti, dai ritmi sincopati di beat elettronici rallentati di scuola wave, delicati come ramoscelli esposti al vento e polverosi come vecchi nastri abbandonati troppo a lungo su qualche scaffale della soffitta.
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