Durante il primo concilio di Costantinopoli del 381 d.C. venne però definito il ruolo del vescovo di Costantinopoli, “che avrà il primato d'onore dopo il Vescovo di Roma, perché tale città è la nuova Roma”. Questa disputa teologica sul primato petrino romano, in seguito alla decadenza dell’Impero d’Occidente e alla crescita dell’Impero d’Oriente con la sua chiesa, gettò i semi per una vera e propria spaccatura che interesserà il cristianesimo nei secoli successivi. Vennero coinvolte anche Alessandria e Antiochia, importanti centri della cristianità antica, che parallelamente aprirono una disputa teologica con la stessa Costantinopoli.
Oltre alle dispute religiose, nei secoli successivi alla caduta dell’Impero romano d’Occidente vi fu una confusa ridisegnazione della mappa del continente da parte delle popolazioni comunemente conosciute come barbare in continuo spostamento. L’invasione dei Longobardi, popolazione proveniente dalle rive dell’Elba, in Italia e la creazione di un regno longobardo nel 568 d.C. nella penisola italica interruppero il sogno di una riconquista da parte di Costantinopoli. La conclusione di questo processo di passaggio dall’antichità avvenne con l’affermarsi del regno dei Franchi e la creazione dell’Impero di Carlo Magno. I Franchi erano una tribù germanica la cui origine viene fatta risalire nell'area Baltica, in seguito si stabilirono nei territori del Reno-Weser diventando una vera e propria federazione di tribù germaniche. Autori di numerose incursioni in territorio romano già nel IV secolo d.C. occuparono la Gallia nel 486 d.C. e fu Clodoveo I fondatore della dinastia dei Merovingi a sconfiggere Siagrio nel 486, ultimo baluardo romano nella ex provincia. Più tardi sconfisse anche i Visigoti, espandendo il suo reame verso sudovest fino ai Pirenei. La conversione di Clodoveo al cattolicesimo mise in luce la sua posizione agli occhi del papa romano e facilitò l'accettazione del dominio franco da parte della popolazione e del clero locale.
I Merovingi dividevano le terre tra i propri figli, e le frequenti divisioni del territorio risultavano spesso in congiure e guerre tra le famiglie principali, generando una strutturale debolezza del potere centrale e favorendo l'ascesa, tra V e VI secolo, dell'aristocrazia. Nel 750 il papa romano Zaccaria riconobbe Pipino detto Il Breve come re dei Franchi, avviando un'alleanza con la Chiesa di Roma. L'incoronazione fu fatta poi da papa Stefano II, indicando che il re derivava la sua autorità da Dio. Un’opportunità per la Chiesa di Roma di trovare un alleato importante contro il dominio longobardo in Italia e contro le mire espansionistiche di Costantinopoli. I Franchi si proponevano come protettori ufficiali della Chiesa romana contro i Longobardi (avendo “restituito“ al pontefice ai tempi di Pipino quei territori dell'Esarcato di Ravenna e della Pentapoli che per concezione comune erano creduti appartenenti al Patrimonio di san Pietro) e per la difesa del cristianesimo contro il paganesimo dei popoli confinanti.
Alla morte di Pipino il Breve, il regno dei Franchi si divise tra i suoi figli Carlo e Carlomanno; il primo acquisì l'Austrasia, gran parte della Neustria e la metà nord-occidentale dell'Aquitania (ossia una specie di mezzaluna comprendente il nord e l'occidente della Francia più la bassa valle del Reno), e tutti i territori nel frattempo conquistati nella parte orientale fino alla Turingia, mentre a Carlomanno toccò la Borgogna, la Provenza, la Gotia, l'Alsazia, l'Alamagna e la parte sud-orientale dell'Aquitania (cioè la parte interna del regno comprendente il centro-sud della Francia e l'alta valle del Reno). La morte di Carlomanno nel 771 d.C. portò di fatto il dominio dell’intero regno nelle mani di Carlo, che intensificò i rapporti con la Chiesa romana e il papa Adriano I ripudiando la moglie Desiderata, figlia del re longobardo Desiderio. Nel 773 d.C. Carlo iniziò l’invasione del regno longobardo in Italia e strinse con una solenne visita a Roma una duratura alleanza con il pontefice romano, che gli riconobbe il titolo di Re dei Franchi. Con la capitolazione di Pavia, capitale del regno longobardo e la resa di Desiderio, Carlo portò al termine la conquista. L’alleanza tra Franchi e papato generò molte irritazioni alla corte di Costantinopoli, insieme alle perplessità derivate dalla conquista del regno longobardo da parte di Carlo. Le basi di questa intesa furono la centralità persistente di Roma nell’immaginario religioso e culturale dell’Europa occidentale, grazie anche al fatto che fosse l’unica meta realmente percorribile di pellegrinaggio religioso per le popolazioni europee. Inoltre il riconoscimento del papa dei Franchi come unica autorità forte territoriale sul continente, strumentale a indebolire la posizione di Costantinopoli e le sue pretese come nuovo centro della cristianità. La definitiva consacrazione di questa alleanza fu l’incoronazione della notte di Natale dell’800 d.C. a Roma di Carlo a imperatore da papa Leone III.
Nel 797 il trono dell'Impero bizantino venne usurpato da Irene d'Atene, che si proclamò basilissa dei Romei (imperatrice dei Romani). Il fatto che il trono "romano" fosse occupato da una donna spinse il papa a considerare il trono "romano" vacante. Nel corso della messa di Natale del 25 dicembre 800, nella basilica di San Pietro, Carlo Magno fu da papa Leone III incoronato imperatore, titolo mai più usato in Occidente dopo la destituzione di Romolo Augusto nel 476. Durante la cerimonia, papa Leone III unse il capo a Carlo, richiamando la tradizione dei re biblici. La nascita di un nuovo Impero d'Occidente non fu ben accolta dall'Impero d'Oriente che tuttavia non aveva i mezzi per intervenire.
Benché Carlo utilizzò nei suoi sigilli l’iscrizione renovatio Romani Imperii (restaurazione dell’Impero romano) inizialmente fu titubante sull’utilizzo di questo titolo per non inimicarsi Costantinopoli. Nonostante la romantica visione degli storici dell’epoca e di cronache successive che dipingono Carlo come nuovo imperatore romano, egli era prima di tutto un re franco con una grande ammirazione per Roma e il suo passato, ben consapevole del ruolo importante della Roma cristiana e del suo pontefice. Proprio prima della sua incoronazione egli compì delle incursioni contro Avari e Sassoni, considerati nemici della cristianità per il loro arianesimo. Raccontate dalle cronache dell’epoca come crociate, in realtà furono delle operazioni di assestamento dei confini orientali del nuovo impero. Il papato vedeva in Carlo e nel nuovo stato territoriale un’opportunità per il consolidamento del proprio ruolo egemone non solo spirituale, ma anche temporale sul territorio italico. L’impero carolingio in realtà non era altro che un insieme di regni posti sotto l’autorità di un medesimo sovrano, che non si dotò mai di una legislazione organica o di un diritto ispirato al modello romano. I popoli che ne facevano parte rimanevano sottomessi alle leggi germaniche: solo la Chiesa viveva sotto la legge romana.
La volontà di Carlo chiamato “Magno” per l’iscrizione alla sua tomba di Aquisgrana di ricostruire l’impero romano fu una immagine tramandata dalle cronache contemporanee. Con Carlo e i suoi successori l’impero si prefigge l’obiettivo del rinnovamento della Chiesa romana e di uno Stato unitario forte dove prima vi era il nucleo principale dell’Impero. Con l’impero carolingio si perde l’orizzonte orientale, identificato nei nemici tradizionali arabo e bizantino, e acquisisce importanza l’orizzonte occidentale identificato nei territori principali del Regno dei Franchi. La riunione fondamentale della principale provincia romana, la Gallia, con il territorio più selvaggio ai confini dell’Impero romano, la Germania. Assieme a questa espansione territoriale, vi è anche il rafforzamento del ruolo primario nella cristianità della Chiesa romana alla ricerca di un dominio temporale oltre che spirituale. Un’ascesa del pontificato romano che entrerà definitivamente in collisione con la Chiesa orientale di Costantinopoli nel 1054 come anno dello scisma, ossia quando il Papa Leone IX, attraverso i suoi legati, lanciò la scomunica al patriarca Michele I Cerulario e quest'ultimo, a sua volta, rispose con un proprio anatema scomunicando il Papa, il risultato di un lungo periodo di progressivo distanziamento fra le due Chiese.
Nella storiografia più che di renovatio imperii ci si riferisce a una reformatio, il riferimento a un modello ideale che fu l’Impero romano d’Occidente e il desiderio di riformarlo sotto una forma nuova, forte di un’autorità religiosa e temporale unita. Le basi del potere carolingio però erano fragili: i particolarismi regionali, le rivendicazioni dell’aristocrazia laica ed ecclesiastica, le fratture seguite alla successione indebolirono la grande costruzione immaginata da Carlo. L’impero costruito dai Franchi passò in mano alla dinastia sassone degli Ottoni, ma quando nel 962 d.C. Ottone I ottenne nuovamente dal Papa il titolo di imperatore, il centro di potere temporale si era definitivamente spostato in Germania, che ne diverrà il principale nucleo. Roma acquisì nuova importanza nella sua centralità religiosa, che grazie al culto delle reliquie dei santi e al rafforzamento del pontificato romano superò il periodo di crisi della caduta dell’Impero romano d’Occidente senza cedere terreno a Costantinopoli, oramai definitivamente lontana dall’immaginario europeo occidentale. L’impero carolingio e l’alleanza stretta tra Carlo Magno e i suoi successori con il papato posero le basi fondamentali per la grande costruzione universale dell’Impero medievale, l’aquila a due teste dei poteri temporale e spirituale. Oltre contemporaneamente a seminare i germogli di quella che sarà la grande disputa tra papa e imperatore. In questo Carlo Magno può essere considerato il padre fondatore dell’Europa medievale, più o meno consapevolmente. Nonostante la sua figura sia contesa dagli storici francesi e tedeschi in ottica nazionalistica, oppure collegata a un rinnovamento del mondo romano nell’Alto Medioevo, egli rimane il primo grande sovrano squisitamente europeo della storia del continente.