Ogni settimana - circa - recensiamo per voi una novità cinematografica uscita nelle sale. Ogni tanto ci permettiamo di ricordare qualche pellicola del passato o altri film a cui teniamo particolarmente.
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Mario Martone, l'Italia e l'importanza della storia
Nel 2010 uscì nelle sale italiane nel disinteresse generale il film "Noi Credevamo". Mario Martone parlava in questa pellicola del Risorgimento dell'unità d'Italia, dei suoi compromessi e dei problemi che ancora oggi affliggono il nostro Paese. Nel 2011 mise in scena a teatro "Le operette morali" di Giacomo Leopardi e l'anno successivo a Recanati annunciò un nuovo film sul poeta: "Il giovane favoloso".
MANDELA: LONG WALK TO FREEDOMIN ANTEPRIMA ESCLUSIVA
Il Kibaba Florence Festival (in africano Kibaba vuol dire sedia) è nato nel 2011, promosso e realizzato dall’Associazione Angolana Njinga Mbande. Giunto alla sua quarta edizione,il Festival quest'anno ha avuto sede nello storico "Spazio Alfieri" di via dell'Ulivo a Firenze.
Italia, 1973, di Ansano Giannarelli, drammatico
Ai nostri giorni l’importante tradizione italiana di cinema rivoluzionario vive un momento di crisi, dopo aver dato luogo a una consistente stratificazione di opere cinematografiche capaci di coniugare l’alta qualità artistica, lo sperimentalismo tecnico, l’aspirazione a parlare alle (e dialogare con le) masse popolari, fare del cinema, in quanto elemento di costruzione e di possibile decostruzione ideologica, non più solo uno strumento di dominio della classe borghese subordinato a una logica di profitto, ma uno strumento di elaborazione e di autoemancipazione della classe lavoratrice.
Un eroe dall’identità confusa e senza passato, come insegna la trilogia del dollaro di Leone. Un cattivo stereotipato che ricalca lo stile del Kevin Spacey di House of Cards. La caratterizzazione del vendicatore sullo stile cinematografico della Marvel e alcuni richiami espliciti a recenti film di successo (il più evidente è lo Sherlock Holmes di Robert Downey Jr.). Una parte della critica ha contestato la superficialità della sceneggiatura, quando in realtà in campo c’è una storia semplice e diretta, che esplora senza timore le vie della vendetta. La violenza degli omicidi, il sangue che scorre lungo tutta la pellicola, l’autocompiacimento dei dialoghi e l’uso perfetto della colonna sonora (di discutibile gusto, ma comunque ben utilizzata): aspetti che si possono apprezzare oppure trovare irritanti, a prescindere da come si sviluppano. Il livello qualitativo è ovviamente inferiore ai film in cui si è scolpito il mito di Clint Eastwood, ma sono poche le pellicole derivative in cui i registi riescono a gestire tanti elementi in modo efficace.
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