Ogni settimana - circa - recensiamo per voi una novità cinematografica uscita nelle sale. Ogni tanto ci permettiamo di ricordare qualche pellicola del passato o altri film a cui teniamo particolarmente.
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Mi è capitato molte volte che alcuni spettatori mi chiedano "Come fai a riconoscere se un film è di un autore piuttosto che di un altro?" Per rispondere uso spesso l’esempio di Wes Anderson. Regista texano classe 1969 che ha saputo inventarsi un mondo creativo, stralunato, colorato, grottesco e se vogliamo adolescenziale. Sì perché a questo regista piacciono i giovani e gli adulti non sono poi così cresciuti come sembrano. I fatti che accadono nel mondo gli danno ragione.
La prima volta che ho votato alle elezioni nazionali c’era la Finocchiaro che invitava a votare Berlusconi piuttosto che la Sinistra l’Arcobaleno.
I tempi di Veltroni segretario del Partito Democratico, su cui ironizzava Maurizio Crozza, giocando sul “ma anche” (l’operaio della ThyssenKrupp ma anche Calearo, che purtroppo qualcuno forse ricorda). L’ennesima evoluzione di quel processo avviato con Occhetto, mescolata al “voto utile” e al sogno di un’alternanza che viene citata nel film, quasi il PCI e Moro fossero seriamente utilizzabili dopo la caduta del muro di Berlino.
Molti non sanno che la parola famiglia letteralmente significa un "gruppo di servi e schiavi patrimonio del capo della gens” (gruppo di persone, clan, che condividevano lo stesso nomen gentilizio). Non ditelo alla mafia che hanno preso la cosa alla lettera…
Tempo fa un grande regista toscano in alcuni suoi film ha sintetizzato questo concetto nell’evoluzione dei costumi italiani: è Mario Monicelli.
Nel 1986 uscì “Speriamo sia femmina”. È tutto incentrato sulla contrapposizione fra la donna, in maggioranza per le numerose protagoniste, e l’uomo, dove i pochi rappresentanti del "sesso forte" vengono presentati come "bischeri". Nonostante ciò, però, il capofamiglia era ancora l’uomo.
Largo alle quote rosa dunque pare essere il messaggio netto ed esplicito del regista.
Nel 1992 poi Monicelli affrontò anche i temi del conflitto familiare in “Parenti serpenti”, dove il conflitto genitori-figli è amplificato al servizio della storia caratterizzata da un forte humour nero e da un feroce cinismo finale.
Era tanto che non veniva fatto un film su questi tematiche in maniera seria.
Proprio in questi giorni abbiamo nuovamente constatato che il cinema e la realtà sono molto vicini. Prendete il caso delle baby squillo dei Parioli a Roma. Il dibattito mediatico si è acceso improvvisamente a causa del coinvolgimento di Mauro Floriani,marito della senatrice Alessandra Mussolini. La gente ne parla, emette giudizi ma quando è uscito nelle sale il film di Ozon che parlava di queste tematiche nessuno ci è andato a vederlo. Troppo faticoso. L’Italia, si sa, è primatista in confezionare commedie di medio/basso livello. La gente vuole staccare il cervello quando va in sala. Vorremmo ridere,ma purtroppo nemmeno i film fanno più questo effetto.
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