Sabato, 05 Maggio 2018 00:00

La fantasia torna al potere nel film più politico di Wes Anderson

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La fantasia torna al potere nel film più politico di Wes Anderson

2009. Wes Anderson fece il suo primo film di animazione in stop motion con il direttore della fotografia Tristan Oliver.

Prendendo spunto dal libro di Roald Dahl, ne fece un capolavoro: sto parlando di Fantastic Mr Fox. Quell'esperienza gli servì per i film successivi, fino a questo. Riprendendo la stessa tecnica (un assaggio di come sia difficile fare pellicole di questo tipo lo trovate qui), anche stavolta riesce nell'impresa di aumentare la sfida.

Ecco il suo film più attuale e più politico in assoluto. Prima di tutto, togliete le volpi e sostituitele con i cani. Mettete insieme un bambino nerd (come lo Zero di Grand Budapest Hotel). Si sa l'accoppiata bambino-cane funziona sempre. Sembra di essere in Frankweenie di Tim Burton. Ma qui c'è qualcosa di più: c'è la voglia di abbattere la dittatura del pensiero unico. È questa la differenza tra un film d'animazione di Wes Anderson e un film di casa Disney, dedita a monopolizzare e ad appiattire il più possibile la diversità di opinione.

Prima di entrare in sala, ecco la prima avvisaglia. I miei neurotrasmettitori suonano all'impazzata come in Inside Out: hanno appena sentito un gruppo di ragazzine che scartano a priori L'isola dei cani perché "è un film da bambini e la grafica dà noia agli occhi. È un filmetto con i pupazzi. Andiamo a vedere Arrivano i prof, c'è Rocco Hunt". Roba da chiodi, le mie coronarie erano già a pezzi. Wes hai proprio ragione nel continuare la tua battaglia! Anderson,infatti, nel frattempo ha affinato il suo stile, diventando un Maestro del cinema contemporaneo. Basta una sua inquadratura ed è facilmente riconoscibile che sarà una sua opera. Una delle peculiarità del suo cinema è proprio l'immagine fissa (ricordate la reazione di Owen Wilson quando Bill Murray lo chiama figlio per la prima volta ne Le avventure acquatiche di Steve Zissou?) che, con la stop motion, rende all'ennesima potenza.

Ma veniamo al film. Siamo nel 2037 in Giappone, a Megasaki. I cani sono stati mandati in esilio in una discarica di rifiuti. Il paesaggio rievoca alcuni esempi di cinema recente: dal deserto di Blade Runner 2049 ai capannoni dove vivono gli emarginati in Downsizing, passando per i sotterranei de La forma dell'acqua e i campi di concentramento per suini transgenici del film Netflix Okja (regia di Bong Joon-Ho di Snowpiercer). Il sito è noto come Trash Island che è più una sorta di lager che l'Isola dei Famosi (visto che la gente crede ancora ai reality è meglio specificarlo).

Avvisiamo Virginia Raggi che l'immondizia di Roma ancora non è arrivata e il ministro Lorenzin che i cani non sono vaccinati.

Questa scelta è stata fatta dal sindaco che si è inventato una fantomatica influenza canina a suon di decreti. Il dodicenne Atari Kobayashi (non è l'avvocato di Keyser Soze de I soliti sospetti) va a cercare il suo amato cane Spots a bordo del suo piccolo biplano Junior Turbo Prop. Ha un "atterraggio d'emergenza", finisce nella discarica e, insieme a un "esercito" di indistruttibili cani alpha, si mette a cercare informazioni su Spots. Parte l'avventura. L'obbiettivo è la liberazione, ma ovviamente non mancheranno i problemi. Dall'altra parte dell'isola, infatti, stanno già preparando i bombardamenti per annientarli (Donald Trump voleva la parte a tutti i costi, ma era impegnato con la Corea all'epoca delle riprese). La fiaba diventerà labirintica, stratificata e deformata come il cubo di Rubik. Anche se è un film per tutta la famiglia. Ovviamente non mancheranno riflessioni sul nucleo familiare e sull'attualissimo concetto di branco. I veri umani in fondo sono i cani, anche se Anderson manca di approfondire il perché i gatti sono vicini al potere. Forse non li ama? Forse perchè i gatti sono gli animali domestici per antonomasia (stile Spectre di 007)? Francamente non si capisce. L'importante è però notare che da una parte c'è chi agisce per etica, umanità e amore e dall'altra chi agisce per interessi, schemi politici e quant'altro. La genialità è la descrizione dei cani come dei samurai pronti a tutti pur di difendere i loro ideali. Questo è il paradosso. Basta prendere lo zio di Atari (il sindaco): è stato lui a ordinare un gigantesco complotto per togliere di torno la minaccia degli animali. Il popolo e l'opinione pubblica naturalmente gli vanno dietro, come nel più classico esempio di panico di massa, a forza di violenti slogan televisivi e radiofonici. Alla gente non si deve far vedere la realtà. Sono i "diversi" (gli animali e i bambini) ad essere più umani ... degli umani.

A Wes Anderson non sono mai mancati gli spunti che, uniti a originalità, fantasia, creatività e una salda idea di cinema di intrattenimento, creano uno stile difficilmente eguagliabile. Anche qui tutto è congegnato alla perfezione: i continui salti temporali collegati ai capitoli, le immagini perfettamente simmetriche con geometrie degne di Kubrick (si veda qui), la solita incredibile palette cromatica bilanciata alla perfezione, l'allestimento dei set, i movimenti di macchina, le scenografie, la sceneggiatura con echi brechtiani, l'ironia che permea l'opera, il contesto politico della vicenda, l'assortito cast vocale composto dagli attori/amici di Anderson (su tutti svetta Bill Murray nei panni di Boss).

Non cade mai nella retorica e nell'esaltazione dell'ambientalismo e dell'animalismo fino a se stesso per ragioni propagandistiche. Stavolta a creare qualcosa di unico, è l'influenza della cultura giapponese. Partendo da antiche lezioni di Ozu, Miyazaki e Kurosawa, Anderson ci parla del disagio, della mancanza di umanità che dovrebbe differenziare proprio l'uomo dalla bestia. L'isola dei cani è un film per "cani sciolti", per sognatori fuori dagli schemi che parla di valori da difendere a ogni costo come l'amicizia, la lealtà per entrare in quel posto magico che Edoardo Bennato diversi anni fa definiva l'isola che non c'è.

Un film splendido, magico, che ti intrattiene senza appesantirti, al netto di un doppiaggio italiano non sempre incisivo.

Una pellicola da vedere e rivedere, da dedicare a tutti coloro che, come me e il buon Rex, non credono "di poter tollerare altra immondizia".


L'ISOLA DEI CANI ****1/2 (USA 2018)

Genere: animazione, commedia, avventura.

Regia e sceneggiatura: Wes ANDERSON.

Fotografia: Tristan OLIVER.

Voci di Bryan CRANSTON, Scarlett JOHANSSON, Edward NORTON, Bill MURRAY, Tilda SWINTON, Jeff GOLDBLUM, Frances MC DORMAND, Bob BALABAN, Harvey KEYTEL, Liev SCHEIBER, F. MURRAY ABRAHAM, Ken WATANABE e Yoko ONO.

Musiche: Alexandre DESPLAT.

Durata: 1h e 41 minuti circa.

Distribuzione: 20th Century Fox.

Uscita: 1 Maggio 2018.

Riconoscimenti: Orso d'Argento per la miglior regia alla Berlinare 2018.

Trailer: youtu.be/51jst86Y_L8.

La frase cult: «Non credo di poter tollerare altra immondizia» (Rex - Edward Norton).


TOP

- Un film per sognatori e "cani sciolti" che amano i valori veri della vita.

- La cura per i dettagli, l'uso della stop motion, l'ironia.

- Le musiche di Alexander Desplat danno profondità ed emozioni al racconto.

- L'incredibile gamma di colori che conferiscono vivacità e profondità al film.

- Creatività, follia e fantasia al potere: il film più politico di Wes.

- Ogni inquadratura, perfettamente simmetrica e geometrica, è un'opera d'arte. Wes Anderson è ormai un Maestro del cinema dei nostri tempi.

- La coerenza con le opere precedenti e la presenza degli elementi caratteristici di W. Anderson.

- Il messaggio politico all'Occidente e l'influenza della cultura giapponese che spazia da Ozu a Mihazaki fino a Kurosawa.

- Le scenografie, l'allestimento del set, qualche momento un po' fuori di testa (la mancanza di traduzione di parti in giapponese è una scelta davvero unica e pazza allo stesso tempo).

- Il cast vocale di attori/amici (su tutti Bill Murray, Edward Norton, Jeff Goldblum, Tilda Swinton) che dà notevole spessore ai personaggi. E poi c'è la solita Scarlett Johansson in versione Samantha di Her.

- La critica (velata) alla Disney che sta prendendo tutto per eliminare la libertà di pensiero.

FLOP

- Il doppiaggio italiano è un po' problematico (per il personaggio di Scarlett Johansson vale il solito discorso relativo a Her).

- Non viene approfondito il perchè i gatti siano vicini al potere.


 Immagine di copertina liberamente ripresa da medium.com. Locandine liberamente riprese da fanart.tv, da www.stardust.it e da www.badtaste.it,  le altre due immagini liberamente riprese da www.kansaiscene.com e da www.amica.it.

Ultima modifica il Giovedì, 03 Maggio 2018 19:53
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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