Sabato, 30 Giugno 2018 00:00

Lanthimos si conferma tra i migliori registi europei contemporanei

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Lanthimos si conferma tra i migliori registi europei contemporanei

Dopo la consacrazione dello splendido The Lobster, il regista greco Lanthimos è diventato uno degli autori di punta del nuovo cinema europeo.

Al 70° Festival di Cannes vince il premio per la miglior sceneggiatura, insieme a You Were Never Really Here (uscito in Italia con il titolo A Beautiful Day. Protagonista assoluto Joacquin Phoenix).

Eppure se si scava un po', si può notare che Il sacrificio del cervo sacro non è del tutto originale.

I riferimenti a Bunuel e Kubrick sono più che evidenti, ma di questi tempi nessuno ha osato parlare della società in cui viviamo vista come una tragedia greca. La penisola ellenica ha portato la sua cultura un po' ovunque e ha influenzato numerose civiltà, compresa quella italiana (vedi alla voce Magna Grecia).

È incredibile che in tempi di crisi, Grecia e Italia siano proprio i Paesi materasso dell'Europa. Non è un caso che l'imbarbarimento nasca dalla distruzione delle culture antiche più esemplari in tal senso.

Il film non è altro che una rielaborazione di Ifigenia che si può trovare nell'Aulide di Euripide. Devo ammettere che tale episodio io non lo conoscevo così approfonditamente. Vedere i film però mi costringe a farmi domande, a capire i fenomeni e a studiare le cose in maniera più corposa.

Tenete conto che è molto difficile recensire questo film perchè poggia su basi molte solide, ma allo stesso complicate.

Scritta tra il 407 e il 406 a.C., la storia, incompiuta e divisa in più parti, è una commedia degli equivoci che parla anche delle lusinghe del potere. Ifigenia, figlia di Agamennone e di Clitennestra, viene coinvolta suo malgrado in vicende antecedenti alla futura guerra di Troia. Dopo il rapimento di Elena da parte di Paride, infatti la dea Artemide fece spirare forti venti che impedirono alla flotta greca di salpare. Venne interpellato l'indovino Calcante: per placare la collera divina occorreva sacrificare Ifigenia. Il padre Agamennone accettò per aver i favori degli dei dalla sua parte nella guerra contro i troiani. All'inizio chiaramente lei non acconsentì, ma poi accettò la sorte per il bene della Grecia (immagino ci sia la coda di italiani che lo farebbero per la Patria...). Ma poco prima del sacrificio, la dea Artemide salvò la ragazza sostituendola con una cerva.

Un episodio simile è il sacrificio biblico che ha per protagonisti Abramo e il figlio Isacco. In quel caso Dio sacrificò all'ultimo un ariete invece del bambino per testare la fede del padre.

Tranquilli non ho fatto alcun spoiler, il film è ovviamente un'altra cosa.

Stavolta siamo in un'opera apparentemente meno politica di The Lobster e con temi vicini a Doogtooth (2009), ma c'è un'importante premessa da fare. Si parla soprattutto di fiducia, colpa e responsabilità. Il protagonista infatti è un medico e questa professione secondo Lanthimos è fra le più ambigue di tutti. Immaginate voi cosa sarebbe senza queste tre caratteristiche. Non potrebbe essere credibile nella sua attività professionale.

Premesso questo, Lanthimos ha tolto Agamennone e ha messo al suo posto Steven Murphy (un ottimo Colin Farrell che torna a lavorare con il regista greco dopo The Lobster), noto chirurgo cardiotoracico di estrazione borghese, che ha qualche scheletro chiuso a chiave nel suo armadio. Infatti all'inizio si assiste a un intervento chirurgico a cuore aperto, senza filtri, che avvisa fin da subito lo spettatore. Durante l'operazione il paziente muore. In quel momento Steven era ubriaco.

Dopo quel tragico momento, il chirurgo ha smesso di bere e ha cominciato a incontrare un ragazzino di nome Martin (Barry Keoghan) con cui si finge suo amico, facendogli regali anche costosi .
Nella realtà il ragazzo è il figlio sedicenne del paziente ucciso. Steven in un certo senso cerca di placare i suoi suoi sensi di colpa senza mostrarli (cosa tipica della società odierna). Più volte Lanthimos indugia sul signor Murphy e riecheggia Lo specchio del regista russo Tarkovskij.

Martin sembra un ragazzo quieto, inoffensivo, ma non lo è. Vive con la madre (Alicia Silverstone, la batgirl del dimenticabile Batman e Robin), rimasta vedova. Steven una sera lo invita a cena a casa sua per fargli vedere quanto è perfetta la sua famiglia borghese.
Qui si nota tutta l'avversione bunueliana di Lanthimos per questa classe sociale improduttiva, inattiva e parassitaria.

L'inizio del film è assolutamente perfetto: un minuto di buio con la musica di Schubert in sottofondo. Una scelta che copia Stanley Kubrick e l'inizio della versione originaria di 2001 Odissea nello spazio. Poco dopo ecco la perfetta descrizione dell'ambiente familiare di Steven (stile Nella casa di Ozon): villa tutta a posto, giardino curato, capelli impomatati, tavoli e sedie ordinati, equilibrio familiare solido. Che bello essere borghesi!

Mi dispiace deludervi, ma ormai l'avete capito: non è perfezione, è solo apparenza. La realtà è che lo spettatore ben presto finirà in un incubo senza punti di riferimento. La fotografia di Bakatakis però fornisce indizi inquietanti e macabri in un connubio tra Lynch e Haneke: i colori e le luci sono chiari, freddi, asettici, gli zoom sono lenti, i movimenti di macchina dolci, ma ricchi di tensione e pathos. La recitazione è fredda, regolata al millimetro e (volutamente) controllata per quasi metà film. E poi ci sono delle notevoli distorsioni causate dall'uso delle lenti grandangolari.

La moglie Anna (Nicole Kidman, sempre più inespressiva a causa del botox) è un'oftalmologa. Lei e Steven hanno due figli: un maschio e una femmina. Bob è il cocco di mamma, Kim la cocca di papà.

La simmetria kubrickiana all'interno del nucleo familiare emerge in tutta la sua forza. Ma ben presto le certezze della famiglia verranno spazzate via da Martin.

Il film cresce pian piano così come il legame tra il ragazzo e Steven. Le inquietudini del primo non tarderanno a manifestarsi.

Cerca anche di far accoppiare il chirurgo con la madre in crisi, ma non ci riesce. Ma poco dopo il segreto viene rivelato: a cena da Steven, il sedicenne profetizza che tutti i componenti della famiglia Murphy moriranno se il capofamiglia non agirà. Come diceva Mike Bongiorno, allegria! All'inizio tutto sembra una barzelletta, come in Birth - Io sono Sean (anche in quel film la Kidman si chiamava Anna...), ma poco tempo dopo i figli iniziano effettivamente ad ammalarsi. 


Steven è l'unico che può spezzare la maledizione, sacrificando qualcuno della famiglia. Il problema è che è un completo inetto, non sa cosa significhi prendersi delle responsabilità per sé, figuriamoci se lo fa per gli altri (ricordate il finale di The Lobster?). Sembra Berlusconi quando giurava sulla testa dei figli per giustificare le sue malefatte (trovate il nesso con il film qui).

Lanthimos si diverte a provocare e irritare il pubblico, lo costringe al disagio con gusti cinici e macabri, intrisi di humour nerissimo (come quando la Kidman dice a Farrell «tanto di figli ne possiamo fare altri»), ironici e parecchio furbi. Tutti i personaggi sono perdenti e antieroi, non si deve giustificare nessuno. Già lo fanno da soli. Certo non manca qualche paradosso, qualche forzatura, qualche risata involontaria, il sadismo, l'ego e qualche presunzione dell'autore.

Dopo lo straordinario The Lobster, il regista greco riesce ancora a stupire facendoci capire che la bellezza della nostra vita e del nostro futuro dipende in parte da noi e dalle scelte che facciamo, ma soprattutto dipende dal fato.
Naturalmente il film è stato fischiato dal pubblico e da parte della critica a Cannes, ma i cinefili istruiti lo troveranno sicuramente interessante.

Lascia diverse domande allo spettatore e questo secondo me ha spaventato i più, assolutamente non abituati a quest'esercizio.

Lanthimos non strizza l'occhio al botteghino, ma vuole fare vero cinema d'autore. In tempi come questi, occorre questa pazzia, quest'anticonformismo.

Non è un film per tutti, è intriso di humour nero. La Lucky Red ha piazzato l'uscita in piena estate con un ritardo esagerato perchè non è un film per tutti. La qualità però è indiscutibile. Non è un caso che al Festival europeo più prestigioso, la sceneggiatura sia stata premiata con il massimo riconoscimento.

Dopo The Lobster, ecco servito il degno successore.

Attenzione perchè il 24 gennaio 2019 Yorgos Lanthimos tornerà con The Favourite. Staremo a vedere.


Il sacrificio del cervo sacro ***1/2 (Gran Bretagna, USA, Irlanda - 2017)

Titolo originale: The killing of a sacred deer

Genere: drammatico, thriller, horror

Regia: Yorgos LANTHIMOS

Sceneggiatura: Yorgos LANTHIMOS e Efthymis FILIPPOU


Fotografia: Thimios BAKATAKIS

Cast: Colin FARRELL, Nicole KIDMAN, Alicia SILVERSTONE, Barry KEOGHAN, Raffey CASSIDY

Durata: 2 ore

Distribuzione: Lucky Red

Uscita italiana: 28 Giugno 2018

Premi: miglior sceneggiatura al Festival di Cannes 2017

Trailer: youtu.be/IoNbhWmgJyA

La frase cult: «La cosa più importante della vita è avere buoni amici. Lo diceva sempre mio padre».


  Immagine di copertina liberamente tratta da images.everyeye.it

Ultima modifica il Sabato, 30 Giugno 2018 00:23
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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