Giovedì, 31 Ottobre 2013 00:00

Miss Violence - Un distacco coinvolgente

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Il 31 ottobre esce nelle sale italiane Miss Violence, film diretto, sceneggiato e prodotto dal regista greco Alexandros Avranas. Il film presentato alla 70° mostra del cinema di Venezia ha riscosso molto successo sia da parte del pubblico che della critica, arrivando a vincere il Leone d’argento e la Coppa Volpi al gelido protagonista Themis Panou.

L’opera si apre con una normale scena familiare sconvolta dall’improvviso suicidio della nipote del protagonista. Una morte che apre all’interno del nucleo un climax di dolore e orrore. La famiglia è composta dal nonno patriarca e moglie, padre di due figlie, di cui la maggiore, Eleni, è madre di altri tre bambini senza padre noto.

La scena si svolge per la gran parte del film all’interno delle mura domestiche dove tutto e tutti sono meticolosamente controllati dal nonno, il quale prova a mantenere nonostante la tragicità dell’accaduto una parvenza di ordinarietà quasi perfetta che risulta ai limiti del maniacale. Lo studio della fotografia nel film non è banale: i colori scelti per le scenografie e per i vestiti dei protagonisti fungono da tramite tra lo schermo e lo spettatore al fine di trasmettere fin dall’inizio un senso di angoscia e turbamento.

Anche se la regia volutamente fredda algida e quasi cinica sembra promettere un distacco totale dagli eventi che si susseguono nel film, paradossalmente è proprio questo asettico alternarsi di riprese lunghe e lente e sguardi fissi in camera a provocare nel pubblico un inquietudine sempre più incalzante e disturbante, insinuando l’impressione che dietro la perfezione della vita borghese si nasconda un terribile segreto.

In tal senso anche l’assenza totale di musiche e i continui piano sequenza fanno precipitare lo spettatore all’interno del film quasi come fosse una parete della casa che registra ciò che accade ma non è capace di fermare la progressiva discesa agli inferi che pian piano travolge la famiglia.

Chi si aspetta che la scelta di ambientare il film in Grecia abbia un significato politico o di critica sociale, rimarrà deluso, poiché gli eventi che vengono narrati si possono avverare in qualsiasi luogo. La figura di padre padrone che Avranas traccia, prende spunto da un fatto realmente accaduto in Germania qualche anno fa. L

a violenza del titolo esplode solo alla fine, sebbene per tutto il film se ne avverta la presenza, soprattutto nelle figure femminili così sottomesse al volere del capofamiglia, tanto da divenire puro strumento nelle mani dell’uomo. Avranas da lucido osservatore della realtà che lo circonda mette in scena uno dei tanti fatti di violenza domestica che raramente arrivano nei circuiti mainstream del giornalismo, e che invece oggi sono purtroppo sempre più frequenti. Sicuramente è un film duro che scioccherà il pubblico e dividerà la critica fra chi osannerà come il nuovo Haneke e chi invece lo giudicherà come un tentativo provocatorio che mira semplicemente a sconvolgere l’emotività dello spettatore e la tranquillità delle famiglie borghesi.

Lorenzo Palandri

Sono nato a Firenze il 07-02-1990. Diplomato nel 2009 al Liceo Scientifico Guido Castelnuovo, frequento a tutt’oggi la Facoltà di Ingegneria, e sono iscritto al corso di Laurea in Ingegneria Civile. Sono rappresentante degli studenti del corso di laurea e della facoltà. I miei interessi sono la politica, il cinema, la letteratura e il buon vino.

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