Avvertenza! La durata è sempre indicativa, può variare a seconda del supporto: pellicola, dvd, ecc., della versione in lingua originale o altre lingue e dei tagli effettuati dalla produzione e/o imposti dalla censura italiana.
È un classico film di ambiente giornalistico, un genere spesso frequentato dal cinema americano e talvolta anche da quello italiano. In questo caso sono due vicende parallele che si intrecciano.
Ed Hutcheson (Humphrey Bogart), direttore del The Day, si trova nella difficile posizione di tenere testa alla minacciata vendita del giornale e allo steso tempo a portare avanti una campagna di stampa contro un mafioso e la sua rete di corruzione. La vendita è l’obiettivo delle figlie del vecchio proprietario, nonostante i dubbi della madre, incuranti della funzione civile e sociale del giornale, e del tutto insensibili delle sorti dei giornalisti e dei tipografi che vi lavorano.
La campagna contro il mafioso muove dall’assassinio di una giovane modella, ma in realtà si capisce che è una escort tanto per usare un termine attuale e meno brutale, che per mezzo della sua attività è venuta a conoscenza della corruzione che coinvolge i potenti della città.
La vicenda si ispira in maniera romanzata alle vicende di un vero giornale, fondato a New York da Joseph Pulitzer (quello del premio), un giornale che inaugurò il giornalismo di inchiesta, anche con tratti sensazionalistici, il primo ad essere stampato in quadricromia, il primo a pubblicare strisce di fumetti; alla fine però il New York World (questa era la testata) cadde nelle mani della concorrenza rappresentata dal magnate della stampa gialla William Randolph Hearst, ricordate Citizen Kane?
L’omaggio del film a Pulitzer e al suo giornale si rivela quando la madre della ragazza assassinata, un'immigrata, rivela che è stato attraverso la lettura di quel giornale che ha potuto superare le sue difficoltà di straniera negli Stati Uniti; il giornale di Pulitzer fu infatti il primo che si rivolgesse non solo al pubblico WASP o comunque di lingua inglese, ma anche agli immigrati provenienti dalle più diverse parti del mondo.
Una curiosità. All’epoca (anni cinquanta) la censura italiana imponeva che, nei film di ambiente gangsteristico, i cognomi italiani dei malavitosi fossero cambiati in nomi ispanici, slavi o greci. Così nel film il mafioso assume il nome di Rodzich, mentre in realtà si chiama Rienzi (!?), come appare evidente in un’inquadratura dove Bogart esamina la prima pagina del giornale.
Famosa anche la battuta finale, quando alla telefonata minatoria di Rienzi, il protagonista, prima gira la cornetta del telefono verso le rotative e poi gli risponde: “Questa è la stampa baby e tu non puoi farci nulla!”.
Buona! Tanto che potremmo riciclarla, girando il cellulare intorno a noi partecipando allo sciopero del 5 dicembre e rispondendo a Renzi (senza la i): “Questa è la lotta di classe baby e tu non puoi farci nulla!”.