Donald Trump un anno fa promise di erigere un muro al confine tra le due nazioni. Ancora non abbiamo notizie sull'inaugurazione. Vi terremo informati. Sul suolo americano il vincitore morale è sicuramente il messicano Guillermo Del Toro che con La forma dell'acqua ci dice che i muri vanno abbattuti. La novantesima edizione degli Oscar è stata un'edizione da ricordare per tanti motivi: la qualità delle pellicole premiate, i temi politici, l'internazionalità del cinema, l'abbattimento di cliché secolari.
E naturalmente il caso Weinstein con l'annunciata protesta delle "addette ai lavori". Jimmy Kimmel ha introdotto le premiazioni con un monologo che elogiava la statuetta: "L'Oscar è l'uomo ideale: tiene le mani a posto, non dice mai cose fuori luogo e soprattutto non ha un pene. È esattamente l'uomo di cui c'è bisogno oggi a Hollywood." (a proposito la Weinstein Company è vicina alla bancarotta). Qui si avverte tutta la retorica e un po' di ipocrisia del cinema a stelle e strisce, ma il wind of change sembra iniziare a sventolare. Adesso vi spiego il perché. La cerimonia ha veramente incoronato il meglio di quello che offre il mondo del cinema. Finalmente.
Mentre da noi si contavano le schede (e la sinistra le pecore), in America il mondo artistico ha provato a offrire qualcosa in controtendenza. Ed ecco che, in tempi di presidenza Trump, le cosiddette minoranze hanno avuto le loro rivincite: Roger Deakins ha vinto al 14° tentativo, il "messicano grasso" Del Toro trionfa (nelle categorie più prestigiose) nel Paese che vuole costruire muri, Tre manifesti a Ebbing, Missouri ci racconta i pericoli del razzismo e dei ragionamenti "della pancia" della gente. Il film afromericano Get out ha vinto una statuetta, così come, per la prima volta, ha fatto Netflix con il documentario Icarus.
E l'Italia è rimasta (quasi) nuda come sempre (De Gregori docet). Il quasi è d'obbligo visto che lo sceneggiatore James Ivory ha scritto il film di Guadagnino, Chiamami col tuo nome. Premi tecnici, infine, per tre grandi film: Dunkirk (3 statuette), Blade Runner 2049 (2 statuette) e Il filo nascosto (una). Il finale è stato super con l'esibizione di Eddie Vedder. Ha presentato la cover di Room at the top del compianto Tom Petty ricordando di fatto i personaggi del cinema scomparsi nell'ultimo anno.
Sul nostro giornale abbiamo offerto ai nostri lettori e alle nostre lettrici delle riflessioni articolate su film come L'ora più buia, Morto Stalin se ne fa un altro, Sono Tornato, ma anche su i tumulti di Detroit. Senza dimenticare Tre manifesti e La forma dell'acqua, ovviamente. Cosa hanno in comune? Analizzano la realtà dei fatti partendo da un passato non particolarmente lontano. Purtroppo non è bastato per invertire la rotta della deriva culturale che stiamo vivendo.
Woody Allen sosteneva che "la vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione". Purtroppo in Italia oltre il 70% vota in base alle apparizioni televisive (e non in base alla qualità) dei candidati. Dobbiamo prendere lezione dal cinema e dalle storie che racconta perché sono più attuali delle bugie televisive. Sono d'accordo con Andrea Scanzi: i risultati delle elezioni dimostrano che “le persone si sentono sole. Hanno bisogno che qualcuno dica le stesse cose che pensano loro” . A maggior ragione, nell'arte come nella politica, non bisogna cadere nel solito tranello: non bisogna affidarsi a quello che ci si vuol sentir dire. A forza di far quello che "il pubblico chiede" al cinema non ci va più nessuno e in politica domina la visione "son tutti uguali".
Quest'anno i film più premiati sono quelli che hanno frantumato tabù e che hanno avuto il coraggio di osare. La cartina tornasole però sono gli ascolti tv in America. Rispetto al 2017, c'è stato un calo del 19%. Il peggior risultato di sempre da quando esistono gli Academy Awards. Questo amplifica il concetto appena espresso, soprattutto in relazione all'alta qualità dello spettacolo offerto. Anche la sinistra italiana (se si sei batti un colpo) dovrebbe prendere spunto.
Premesso questo, verrò a parlarvi della notte degli Oscar. A differenza dell'edizione 89, stavolta tutto è filato liscio. Niente errori con le buste, vincitori a sorpresa. Tutto era abbastanza chiaro, la cerimonia è stata abbastanza rapida, fluida e senza grandi colpi di scena. Quest'anno la qualità era di casa.
Infatti ne hanno fatto le spese film splendidi come The post di Steven Spielberg, l'indipendente Lady Bird (che candidava l'unica donna regista), l'esordio alla regia di Aaron Sorkin con Molly's game, The Square e soprattutto Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson (pellicola che ho adorato). Senza dimenticare la completa esclusione di un film importante come Detroit della Bigelow (unica regista donna ad aver vinto l'Oscar, per The Hurt Locker nel 2010). Se avessero partecipato all'edizione scorsa, avrebbero tutti vinto vista la pochezza degli Oscar 2017. Probabilmente Il filo Nascosto e The post avrebbero stracciato la concorrenza. Ma torniamo a noi. Adesso analizzerò categoria per categoria i vari premi dell'edizione n.90:
MIGLIOR FILM
La Forma dell’Acqua
Venezia porta bene. Dopo il Leone d'Oro, arriva l'Oscar. Il lavoro di Muller e poi di Barbera paga. Nella categoria più importante c'era una bella lotta. Francamente 4-5 film meritavano il riconoscimento. Vista l'attualità Tre manifesti a Ebbing sarebbe stato forse la scelta più azzeccata. Tuttavia l'ha spuntata un film straordinario che finalmente ha abbattuto il cliché del principe azzurro. Anche in Italia l'effetto Oscar ha portato il film in vetta al boxoffice. Una storia di diversità che regala importanza e valore agli ultimi e ai discriminati in forma di favola dark in tempi di Guerra Fredda (sulla scia del meraviglioso Il Labirinto del fauno). Non a caso la principessa non è esattamente la classica bellezza, il suo partner è rappresentato come un mostro, ma c'è Strickland (Michael Shannon) che invece lo è più di lui per questioni di gerarchie politiche da mantenere a tutti i costi.
MIGLIOR REGIA
Guillermo Del Toro - La Forma dell’Acqua
Qui la sfida era veramente tosta. Ha vinto il messicano, già vincitore del Leone d'Oro. Nulla da dire. Venezia porta bene. Dopo i connazionali Cuaron e Inarritu, il Messico cinematografico ha il suo tris d'assi.
ATTORE PROTAGONISTA
Gary Oldman (L’ora più buia)
Sfida tutta inglese tra Daniel Day Lewis e Gary Oldman. Il primo aveva già vinto tre volte, Oldman mai. Francamente il premio è meritato. L'interpretazione di Winston Churchill è pazzesca, grazie a un trucco straordinario.
ATTRICE PROTAGONISTA
Frances McDormand (Tre Manifesti a Ebbing, Missouri)
Anche fra le signore la lotta era serrata. Dopo Fargo, la McDormand batte tutti con un personaggio incredibile, attualissimo, scritto in maniera impeccabile. Ha sbaragliato la concorrenza: su tutte il mostro sacro Meryl Streep e la bravissima Sally Hawkins. Il suo discorso al Dolby Theatre è stato encomiabile. Chapeau.
ATTORE NON PROTAGONISTA
Sam Rockwell (Tre Manifesti a Ebbing, Missouri)
Qui non c'era partita. Sam Rockwell era di un altro pianeta rispetto agli altri candidati. Premio sacrosanto speculare a quello dell'attrice protagonista Frances McDormand. I due hanno fatto un lavoro incredibile.
ATTRICE NON PROTAGONISTA
Allison Janney (Io, Tonya)
In Italia il film vincitore ancora non è arrivato. Non posso pronunciarmi. Dico solo che in lizza c'erano Octavia Spencer e Lesley Manville che erano entrambe due ottime concorrenti.
SCENEGGIATURA ORIGINALE
Jordan Peele (Get Out)
Premio politico di compensazione per gli afroamericani. Get Out in America è stato il film rivelazione della stagione. Premio abbastanza meritato, anche se Tre manifesti a Ebbing, Missouri scava nel profondo. Lo avrei dato a Martin McDonagh.
SCENEGGIATURA ADATTATA
James Ivory (Chiamami col tuo nome)
Premio di consolazione per il film di Guadagnino. L'89enne James Ivory vince una sorta di premio alla carriera. Può essere giusto, anche se in lizza c'era Molly's game di Aaron Sorkin che è tanta roba.
FILM STRANIERO
A Fantastic Woman (Cile)
Qui invece non sono d'accordo. Il cinema cileno (grazie sopratutto a Larrain, qui produttore) è in ascesa. Ma tra i candidati c'erano sia Loveless sia The Square che secondo me erano più meritevoli. Avrei premiato il secondo. Ma il film in questione parla di diritti di una trans. Ancora una volta le minoranze vincono. Premio politico.
FILM D’ANIMAZIONE
Coco
Avrei premiato "Loving Vincent", ma era un film di nicchia. Il peso politico della Disney si è fatto sentire. In ogni modo la Pixar merita sempre ampio riconoscimento.
FOTOGRAFIA
Roger Deakins (Blade Runner 2049)
Finalmente il maestro Roger Deakins! Direttore della fotografia di film come Prisoners, Nella valle di Elah, Hurricane, Dead man Walking, Orwell 1984, 007 Skyfall, Sicario, The village, oltre a quasi tutti i film dei Fratelli Coen. Vince al 14° tentativo. Ve l'avevo detto: la fotografia di Blade Runner 2049 è qualcosa che va oltre i confini della settima arte. Vedere per credere! Premio sacrosanto.
MONTAGGIO
Dunkirk
Se il film di Nolan funziona, il merito è anche del montatore. Premio giusto.
SCENOGRAFIA
La forma dell’acqua
Premio giusto. Ci dispiace per la nostra Alessandra Querzola (Blade Runner 2049), ma il film di Del Toro nella categoria non aveva rivali.
COSTUMI
Il Filo Nascosto
Come sopra. Il filo nascosto ha un gusto incredibile per i dettagli. Gli abiti sono dei personaggi. Non ci sono rivali.
TRUCCO E ACCONCIATURE
L’ora più buia
Anche qui il premio è stragiusto. Il lavoro del giapponeseKazuhiro Tsuji alle protesi è incredibile. Gary Oldman è Churchill grazie alla trasformazione fisica (guardate il video qui). Arte pura
EFFETTI SPECIALI
Blade Runner 2049
Premio sacrosanto.
MONTAGGIO SONORO
Dunkirk
Il sonoro di Dunkirk è un personaggio del film. Giusto il premio.
COLONNA SONORA ORIGINALE
La forma dell’acqua, Alexandre Desplat
Il francese Desplat vince ancora dopo Grand Budapest Hotel e si conferma un grande.
CANZONE
Remember me (Coco)
Non c'era concorrenza qui.
DOCUMENTARIO
Icarus
La prima volta di Netflix. Un premio epocale che sancisce l'ingresso della piattaforma nell'Olimpo del cinema.
Sulle ultime tre categorie non posso esprimere giudizi. I vincitori sono
CORTO DOCUMENTARIO
Heaven is a Traffic Jam on the 405
CORTOMETRAGGIO
The silent child
CORTOMETRAGGIO D’ANIMAZIONE
Dear Basketball
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