Dmitrij Palagi

Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

URL del sito web: http://www.orsopalagi.it

Alla base c’è la storia di un vero cecchino statunitense. Non pentito. Chris Kyle ha collezionato 160 vittime riconosciute (dal Pentagono) nella sua carriera. Quattro missioni in Iraq. Tornato definitivamente a casa si dedica ai colleghi reduci dalle zone di guerra. In congedo scrive anche un'autobiografia, diventata best seller. La Warner Bros ne acquista i diritti d’autore verso la metà del 2012. Bradley Cooper ricopre un ruolo fondamentale anche come produttore, oltre ad avere la parte principale del film. Nel febbraio del 2013 Kyle viene assassinato da un commilitone afflitto da disturbo post traumatico da stress, mentre sono insieme in un poligono di tiro. I funerali diventano un evento nazionale, almeno in Texas, come si vede anche dalle immagini che chiudono il film. Informazioni secondarie, se American Sniper non avesse scatenatato una (forse inevitabile) polemica, con infelici livelli di discussione. 

Don Roberto Donadoni, Direttore Editoriale di Marcianum Press, incontra in una sera d'estate del 2014, a Capri, Fausto Bertinotti. Si fa coraggio e gli chiede di pubblicare una conversazione tra i due.

La premessa non è delle migliori per chi si è affacciato alla politica nel nuovo millennio e ha esordito con la Sinistra l'Arcobaleno la sua "prima volta" alle urne (per citare un adesivo di quella campagna elettorale). I pregiudizi verso il Presidente della Fondazione Cercare Ancora, già segretario di Rifondazione Comunista e Presidente della Camera, non impediscono comunque l'acquisto e la lettura del libro.

"Credimi, il sole è dove uno sogna che sia. Se poi è quello dell’avvenire, illumina dappertutto."

Ad un anno di distanza dal primo volume esce il secondo capitolo de Il Sole dell’Avvenire, trilogia di Valerio Evangelisti dedicata alla storia italiana tra la fine del 1800 e il sorgere del “secolo breve”. La prospettiva è sempre quella emiliano-romagnola, seguendo numerosi legami familiari che permettono un affresco di largo respiro sui mutamenti sociali tra il 1900 e il 1920

Se in Vivere lavorando o morire combattendo prevaleva un sentimento di coinvolgimento entusiasta per il profilarsi dell’orizzonte di una nuova società, con l’asino Carl Max e la nascita delle prime forme associative socialiste, in Chi ha del ferro ha del pane tocca alla rabbia affermarsi su qualsiasi altra sensazione.

Alla presentazione di Utopie Letali di Firenze, a febbraio,  Il Becco aveva avuto modo di ascoltare alcune riflessioni di Carlo Formenti sul giro a la izquierda dai paesi latinoamericani. Il socialismo del XXI secolo di cui spesso parla la sinistra europea veniva criticamente analizzato, a partire dal ruolo del Brasile nell'area amazzonica.

Sabato, 08 Novembre 2014 00:00

Chi si ricorda della Libia?

Era il 2011. Berlusconi era preoccupato, ma non telefonò a Gheddafi, perché "non voleva disturbare nessuno". Le opposizioni di allora erano invece scandalizzate per il silenzio del governo sulle vicende libiche. Veltroni riteneva inaccettabile il silenzio sugli ormai "quasi cento morti". In Parlamento c'erano ancora Fini e Di Pietro. Anche i loro partiti, insieme all'UDC, chiedevano una netta presa di posizione contro il dittatore di Tripoli. Camusso e Rossandasostenneroquesta linea di indignazione.

Le Primavere Arabe facevano sognare il pubblico televisivo occidentale, cavalcando l'attivismo militante praticato su Facebook e Twitter. In fondo Gheddafi in Italia era visto da tutti come "amico di Berlusconi", così la realtà della Libia poco contava. Il dittatore doveva morire e la democrazia trionfare.

Martedì, 04 Novembre 2014 00:00

La sinistra assente di Domenico Losurdo

Domenico Losurdo è un filosofo italiano, con un passato da docente presso l'Università di Urbino (oggi è in pensione) e un corposo numero di pubblicazioni facilmente reperibili e rintracciabili attraverso Wikipedia. La precisione e chiarezza delle sue argomentazioni accompagna una militanza mai celata nel campo del comunismo italiano. Non è un caso che la presentazione del suo ultimo libro, La sinistra assente, si colleghi, a Firenze, alla presentazione di un appello per la ricostruzione di un soggetto marxista e di classeAnziché recensire il volume abbiamo tentato di riassumerne alcuni concetti chiave con un'intervista all'autore che qui vi proponiamo.

1) Nel suo libro si affronta il tema della sinistra in chiave globale. Accenna alla situazione specifica italiana solo nel ricordare le infelici posizioni di Camusso e Rossanda a ridosso dell'intervento militare in Libia che ha abbattuto Gheddafi. La pubblicistica contemporanea ci aveva abituati a concentrarci sulle diseguaglianze economiche e sugli errori, o le debolezze, dei gruppi dirigenti della sinistra italiana, o al massimo europea. Può riassumerci le motivazioni di questa scelta argomentativa?

Noi oggi, per quanto riguarda l'occidente capitalistico, assistiamo ad un gigantesco processo di redistribuzione del reddito a favore delle classi più ricche e privilegiate. Ma questo viene ammesso in qualche modo da molti autori, non è un elemento nuovo. Il punto centrale nell'analisi del libro è invece questo: noi siamo in presenza, se diamo uno sguardo a livello mondiale, non di uno, ma di due processi di redistribuzione del reddito, tra loro contrapposti.

Il libro sarà presentato a Firenze il 4 novembre 2014, clicca qui per vedere la locandina

Del sindacato le nuove generazioni sanno purtroppo molto pocoRenzi ha gioco facile nel delegittimare ogni confronto del governo con le rappresentanze dei lavoratori, nel momento in cui queste ultime godono di scarso prestigio proprio tra i lavoratori.

È sempre un errore generalizzare, ma è indubbio che ormai ci sono interi settori sociali che vedono nei centri di assistenza fiscali e nei patronati l'unica funzione delle organizzazioni confederaliLe realtà di base sono poco note anche per l'oscuramento mediatico e le recenti cronache confermano un'incapacità delle varie sigle a superare la frammentazione (basterebbe pensare, a titolo esemplificativo, ai rapporti tra USB e Cobas).

Domenica, 12 Ottobre 2014 00:00

The Equalizer

Un eroe dall’identità confusa e senza passato, come insegna la trilogia del dollaro di Leone. Un cattivo stereotipato che ricalca lo stile del Kevin Spacey di House of Cards. La caratterizzazione del vendicatore sullo stile cinematografico della Marvel e alcuni richiami espliciti a recenti film di successo (il più evidente è lo Sherlock Holmes di Robert Downey Jr.). Una parte della critica ha contestato la superficialità della sceneggiatura, quando in realtà in campo c’è una storia semplice e diretta, che esplora senza timore le vie della vendetta. La violenza degli omicidi, il sangue che scorre lungo tutta la pellicola, l’autocompiacimento dei dialoghi e l’uso perfetto della colonna sonora (di discutibile gusto, ma comunque ben utilizzata): aspetti che si possono apprezzare oppure trovare irritanti, a prescindere da come si sviluppano. Il livello qualitativo è ovviamente inferiore ai film in cui si è scolpito il mito di Clint Eastwood, ma sono poche le pellicole derivative in cui i registi riescono a gestire tanti elementi in modo efficace. 

Giovedì, 09 Ottobre 2014 00:00

Renzi e la sinistra della sconfitta

Quel ragazzo l’è di Rignano

e il babbo l’era democristiano.

Di noi non può fare senza

questa è la nostra sentenza.

Un ragionamento analogo, ma in prosa, girava per le menti dei vecchi dirigenti (un tempo) comunisti del territorio fiorentino, quando il rottamatore si affacciò ai successi politici vincendo le elezioni per la Provincia di Firenze (quando ancora si votava senza il sistema feudale in vigore oggi per le città metropolitane).

Lunedì, 01 Settembre 2014 00:00

Mud - Un film come pochi

Non è un romanzo di formazione, anche se la storia parte da due ragazzi sulle sponde del Mississippi, calati in una realtà periferica in cui si consumano famiglie in difficoltà ed esistenze complesse. Film drammatici statunitensi che si collocano agli estremi delle difficoltà quotidiane e della marginalità sociale non sono rari. Il merito di Mud è sapersi collocare tra diversi generi senza seguire un solo tracciato già percorso ma saltando tra diversi di essi. Si ritrova qualche elemento che richiama Cormac McCarthy, noto al grande pubblico soprattutto grazie a Non è un paese per vecchi. Ci si richiama ad un’ambientazione da thriller, senza che però ci si avvicini più di tanto a quanto già portato avanti recentemente dall’ottimo Prisoners e superando impietosamente l’ultima opera di Ridley Scott (The Counselor).

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